Nuove Brigate Rosse a processo: “Momento buono per rivoluzione”

MILANO – ‘’La violenza a questo punto è inevitabile e necessaria. Non amiamo la violenza, non abbiamo il gusto romantico della violenza, ma ora è inevitabile’’. E’ quanto rivendicano dalle gabbie gli imputati accusati di fare parte delle presunte nuove Brigate Rosse, durante la prima udienza del nuovo processo d’appello disposto nei loro confronti.
A parlare sono quelli indicati dagli inquirenti come i capi dell’organizzazione: Vincenzo Sisi, Alfredo Davanzo, Claudio Latino. Gli imputati leggono due documenti che vengono poi acquisiti agli atti del processo. Parlano della ‘’violenza strategicamente necessaria’’ e rivolgono un appello ‘’ai comunisti affinché si organizzino’’. Dalla gabbia, Davanzo è riuscito a parlare anche con i giornalisti. “Viva la rivoluzione, avanti la rivoluzione”. E l’attentato a Roberto Adinolfi fa parte della rivoluzione? “Tutto fa parte della rivoluzione… Questo è il momento buono” ha detto uno dei leader dell’organizzazione sgominata a suon di arresti nel 2007.

Mentre gli imputati parlano, il pubblico, per lo più da simpatizzanti e membri del centro sociale Gramigna di Padova, indossano magliette bianche che formano la scritta ‘solidarietà’. Gli imputati, ripetendo un copione già visto in processi passati alle Br, affermano di non avere ‘’niente da giustificare, niente per cui difendersi. Affermiamo le ragioni del percorso rivoluzionario che riguarda tutto il proletariato’’. E come atto simbolico revocano la nomina al difensore.
Nei documenti, letti dai tre nelle gabbie, si fanno tanti riferimenti alla crisi finanziaria e a realtà europee e internazionali. In particolare si punta il dito contro la crisi finanziaria greca “fatta da criminali che stanno strozzando un popolo intero”.

Latino nel suo intervento, a differenza di Sisi e Davanzo, non revoca il suo difensore ma parla anche a nome di Davide Bortolato e Massimiliano Toschi. Spiega che la “contraddizione tra diverse istanze giudiziarie sul tipo di reati che devono esserci contestati” offre a loro l’occasione di dire che non hanno “alcuna innocenza da rivendicare, anzi rivendichiamo la nostra appartenenza al partito comunista politico militare”. E “gli strumenti giuridici dello Stato borghese che si sono inceppati fra Cassazione e Corte d’appello ci consente di rivendicare la nostra lotta anche in questa sede. Il sistema borghese è agli sgoccioli. E questo lo dicono anche i fatti a livello mondiale”, lo dice “la crisi economica e sociale “, una crisi “di cui non si intravede la fine e che ha aperto la porta alla disperazione e alla miseria per milioni di proletari di tutto il mondo. La borghesia non riesce più a garantire un margine di sopravvivenza ai suoi stessi schiavi”.

Latino fa riferimento ai suicidi in Grecia e Italia.

– La disperazione è determinata dal fatto di aver voluto salvare le banche stampando quintali di moneta – afferma – facendo esplodere i debiti pubblici degli Stati che li fanno pagare ai lavoratori… L’equità è solo ipocrisia… regalano i soldi alle banche e li rapinano ai lavoratori. Tutte le misure sulla crisi sono fallimentari percheé non è solo una crisi finanziaria, ma di regole, strutturale.

Fa riferimento ai movimenti in Spagna, Inghilterra e Stati Uniti, scesi in piazza per protestare contro le istituzioni. Movimenti che, secondo Latino, “non sono in grado di cambiare il sistema”.

– Qui – esorta – devono scendere in campo le forze rivoluzionarie proletarie. Dobbiamo dare ragioni, obiettivi e forme ai comunisti. Va promossa un’iniziativa offensiva comunista che va portata attraverso la propaganda armata.

Non manca la condanna alla magistratura, accusata di aver assolto o archiviato le posizioni degli esecutori delle stragi di Piazza Fontana, Brescia, Bologna, e cita Marx: ‘o comunismo o barbarie’. Il presidente della Corte lo invita a interrompere subito il suo discorso.

Al termine degli interventi è esploso l’applauso e la solidarietà del pubblico in aula subito fatto sgombrare dagli agenti.
Poco prima, i giudici della seconda Corte d’assise di Milano avevano respinto le richieste di scarcerazione avanzate dai difensori di 7 dei 12 imputati. A partire da uno degli imputati detenuti, infatti, i termini della custodia cautelare scadono a partire dal 13 giugno. Ma la Corte, presieduta da Anna Conforti, ha bocciato le richieste così come ha respinto le eccezioni che chiedevano la nullità del decreto di citazione a giudizio di ieri per alcuni difetti formali delle notifiche.

La sentenza è attesa per il 28 maggio. Il procedimento è stato aggiornato al 22 maggio con la requisitoria del procuratore generale, delle parti civili e delle prime difese. Il 28 maggio termineranno le arringhe difensive e i giudici si riuniranno in camera di consiglio.

Davanti al Palazzo di Giustizia di Milano un gruppo di giovani antagonisti, proveniente soprattutto dal centro sociale Gramigna di Padova, ha organizzato un presidio di solidarietà. Lungo Porta Vittoria i manifestanti hanno affisso teli con le scritte: “la rivoluzione e la lotta non si processano, solidarietà ai compagni arrestati”.

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