Attentato Brindisi, orrore senza movente. L’Italia in piazza

BRINDISI – “Non ha senso, non ha senso”. Nelle parole di un investigatore esperto, uno di quelli che da anni dà la caccia ai mafiosi – e spesso li prende – c’è tutto lo sconcerto per un attentato che, a 12 ore di distanza, non ha alcun movente ”credibile”. Non ce l’ha per la criminalità organizzata locale, perché, come dice il procuratore di Lecce Cataldo Motta, i mafiosi ”cercano consenso sociale”. E’ una bomba che scoppia davanti ad una scuola aliena ogni simpatia, se mai ce ne fosse, per certi soggetti.
Ma al consenso puntano anche agli anarco-insurrezionalisti e dunque anche tentare di far ricadere le bombe di Brindisi in quel contesto è, parole di inquirenti e investigatori, ”ipotesi che purtroppo non possiamo ancora escludere al cento per cento ma assai azzardata”.
Insomma, l’esplosione davanti alla scuola ‘Morvillo-Falcone’ è un rompicapo che al momento gli investigatori non solo non hanno risolto ma faticano anche ad inquadrare.Dunque si fa come sempre in questi casi: si analizzano a testa bassa tutte le piste possibili – un’azione terroristica, un messaggio di un’organizzazione criminale che ”alza il tiro” in risposta agli arresti dei giorni scorsi, un movente personale, un attentato sfuggito di mano a cani sciolti – e si va per esclusione. Allo stato, l’ipotesi più accreditata, resta quella della criminalità organizzata. Ma in che forme e con che modalità è tutto da capire. L’unica certezza, al momento, è l’ordigno: tre bombole di gas collegate tra loro con fili elettrici, piazzate vicino al muro della scuola in un cassonetto per la raccolta differenziata della carta. Una bomba sì rudimentale ma ad alto potenziale: chi l’ha messa ha preso in considerazione la possibilità di uccidere. Anzi, forse l’obiettivo era proprio uccidere visto che il cassonetto dove erano posizionate le bombole – dicono sia il preside sia gli abitanti della zona – era sempre stato dall’altra parte della strada, decine di metri lontano da dove è esploso.
Molto più complicato stabilire cosa ha innescato l’esplosione. Ed è su questo che si sta concentrando ora l’attenzione degli investigatori, perché da come è stata azionata la bomba si possono avere molte risposte. E le prime, non sono per nulla incoraggiati: non ci sarebbe traccia, come invece era stato ipotizzato in un primo momento, di un timer. Se così è, ragiona un investigatore, si deve escludere ”l’errore”, e cioè la bomba che scoppia prima – o dopo – l’orario stabilito. Ma c’è di più: sembrerebbe che gli investigatori abbiano trovato ad una decina di metri dai resti dell’ordigno una sorta di scheda sim, però non telefonica, un piccolo sistema elettrico. Gli accertamenti per capire di cosa si tratti sono in corso, ma è evidente che se quella scheda ha a che fare con la bomba, allora non si può escludere che ad azionarla sia stato o un telecomando o comunque un sistema comandato a distanza. Dunque qualcosa che alza, e di molto, il livello dell’attentato.
Le prime verifiche, inoltre, avrebbero escluso una voce che era circolata nel corso della giornata e cioè che sull’autobus c’era la figlia di un pentito. Anche le perquisizioni, scattate a tappeto, non avrebbero al momento dato esito positivo. In particolare le perquisizioni si sarebbero concentrate sui rivenditori di bombole di gas e su soggetti a loro vicini: controlli accurati, che a una prima verifica non avrebbero dato le risposte attese. Resta, invece, da chiarire un’altra circostanza: fino a 3 giorni fa, nel punto in cui è stato piazzato il cassonetto, sostava un camioncino che vendeva frutta. Di quel mezzo si sono perse le tracce: c’è chi dice che se ne sia andato per le troppe multe prese dalla polizia municipale ma, di fatto, gli investigatori l’hanno cercato e non l’hanno ancora trovato. Per cercare di capire chi possa aver agito, magari qualcuno arrivato da fuori, polizia e carabinieri hanno anche acquisito le immagini delle telecamere a circuito chiuso piazzate nel sottopassaggio della stazione, che porta da piazza Crispi a via Torpisana. Analizzeranno i filmati degli ultimi 20 giorni, per non lasciare nulla di intentato. Molto piu’ interessanti, pero’, sembrerebbero le immagini registrate da una telecamera di un’attivita’ commerciale nei pressi della scuola: dai quei frame, infatti, gli investigatori non escludono di poter avere elementi molto utili per capire chi ha posizionato le bombole e come.
– E’ un fatto anomalo e complesso – dice il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, che a Brindisi ha incontrato gli inquirenti e gli investigatori, portando la solidarietà di Napolitano e Monti – certo colpisce che sia stata presa di mira una scuola intestata a Morvillo e Falcone. Ma bisogna essere equilibrati. Non si può pensare di militarizzare il territorio, serve più intelligence.
Il ministro ha già inviato 200 uomini in più a Brindisi, 100 per il controllo del territorio e 100 per contribuire alle indagini, tra cui gli esperti di Sco e Ros. Lavoreranno tutti insieme con un solo obiettivo: prendere chi ha messo la bomba.
– Non daremo loro tregua – sottolinea non a caso il capo della Polizia Antonio Manganelli – Li prenderemo e si pentiranno di questa nefandezza.
Anche il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ribadisce che ” sono aperte tutte le ipotesi” e bisogna ancora capire se “è un crimine di stampo mafioso” o qualcosa che ”mira a destabilizzare o a conservare la situazione esistente”.
– Quel che è chiaro – aggiunge – è che qualunque sia la matrice dell’attentato, si tratta di un atto terroristico nel senso che è diretto a colpire persone innocenti e in maniera indiscriminata.
– Provo orrore e raccapriccio – dice il ministro della Giustizia Paola Severino, che lunedì sarà a Brindisi per un vertice con la Cancellieri – è un’azione ingiustificabile. Tutte le piste sono buone, ma al momento non abbiamo nessuna certezza.

L’Italia è scesa in piazza

Ha avuto una reazione dura e forte la città di Brindisi all’attentato che – come ha detto il ministro Francesco Profumo – ha colpito al cuore l’Italia, uccidendo una ragazza di 16 anni, Melissa Bassi, e ferendo gravemente altre cinque (una è in fin di vita). Può essere fiero della reazione della propria comunità il neosindaco, Mimmo Consales: anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una telefonata ha considerato significativa la forte e spontanea mobilitazione della città. Accanto a Brindisi stasera in piazza erano in tanti: da don Ciotti al ministro Francesco Profumo all’arcivescovo Rocco Talucci, da Susanna Camusso a Luigi Angeletti, e poi Piero Grasso, Nichi Vendola, Rocco Buttiglione, Nicola Latorre.
Il neosindaco è sembrato ben in grado di governare la propria comunità, pur essendo nel suo ruolo da soli sei giorni: è’ stato l’unico, infatti, a tacitare le contestazioni che hanno investito non solo ”i politici”, ma anche il ministro Profumo e l’arcivescovo. In piazza stasera a Brindisi c’era rabbia, disperazione, senso di impotenza, ma anche determinazione a non abbassare la testa. Ragazzi in lacrime, confusi, ma decisi a reagire e a farsi sentire, con uno striscione con la scritta ormai simbolica ‘Ammazzateci tutti’, ma anche uno col monito: ”Siamo cittadini di un Paese che ricorda di stare uniti solo quando si muore”.
Sul palco di piazza della Vittoria, dove si è svolta la manifestazione contro l’attentato, le compagne di scuola di Melissa Bassi e delle altre cinque ragazze ferite, hanno guadagnato la scena e, a margine della manifestazione, cominciata con un minuto di silenzio, hanno chiesto aiuto allo Stato. Ma prima dei giovani si è fatta sentire una folla indignata per la morte di una sedicenne.
– Fuori i politici dal palco – si è gridato a Brindisi – non vogliamo ascoltarli. Non vogliamo collusi. Le scuole non si toccano. Giù le mani dagli innocenti.
E poi e’ scattata la richiesta allo Stato di fermare le mafie chiedendo di ”mettere fuori dal Parlamento i mafiosi”. Quindi è stato accolto con i fischi l’arrivo sul palco anche dell’arcivescovo di Brindisi, mons. Rocco Talucci, che ha invitato gli autori dell’atto terroristico a pentirsi.
– Recuperate un pizzico di dignità – ha detto.
La rabbia della folla è allora cresciuta ed è intervenuto il sindaco di Brindisi che ha chiesto ai suoi concittadini di stare uniti.
– Dobbiamo – ha detto – stare uniti. Abbiamo perso tutti qui dentro. Non abbiamo bisogno della vostra contestazione anche di fronte ai morti.
Il prelato ha poi concluso il suo intervento al quale è seguito quello di alcuni giovani. La manifestazione è durata poco più di un’ora. E’ intervenuto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
– Ho visto alcune delle persone ferite – ha detto – ho parlato con i familiari. Le ragazze lottano, ci sono ferite pesanti e penso che ci sono ferite dell’anima inguaribili. Penso che dobbiamo chiedere tempestività nella definizione dell’identikit del colpevole o dei colpevoli.
Poi le parole di rabbia: ”Hanno commesso un atto due volte grave, è grave trasgredire al comandamento biblico del non uccidere, con i figli è proprio un atto di sacrilegio bestiale”. ”Bestiale”, ha detto Vendola più volte. Poi, ovazioni per don Luigi Ciotti, presidente di Libera l’associazione che da anni combatte la mafia. E l’incitamento a tutti a non farsi intimorire, e quello del sindaco Consales a rispondere con un fiore alle finestre agli attacchi di mafia. Il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, placati i dissidenti, ricorda i tanti progetti per la legalita’ che si realizzano nelle scuole incitando a tornare dietro ai banchi sin da lunedi’.
– Lo Stato deve vincere. Lo Stato non può perdere – ha detto il ministro.
Domani un’altra forte risposta agli attentatori è prevista a Mesagne, la città natale di Melissa e della mafia pugliese: la Chiesa diocesana ha convocato tutti infatti, per domani sera alle 21, in piazza per dare solidarietà ai genitori della vittima innocente e gridare forte ‘no’ ”ad ogni forma di violenza, celebrando insieme ”un momento di preghiera”.
Manifestazione spontanee di solidarietà verso la famiglia della giovane vittima e contro l’orribile atto terroristico si sono svolte in tutta Italia con la partecipazione soprattutto di giovani

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