Prandelli: “All’Europeo, non per vincere ma per sorpendere”

FIRENZE – “La nazionale non va all’Europeo per vincere”. Certificata con naturale sincerità una realtà incontrovertibile, Cesare Prandelli vara l’operazione Euro comunque all’insegna dell’ottimismo.

“Perché voglio proporre un’Italia dell’entusiasmo, delle generosità, della qualità. Gli italiani sanno spesso sorprendere”, lo slogan di inizio ritiro. La lunga marcia contro la crisi tecnica post-Mondiale si è compiuta negli ultimi due anni di qualificazione. Quella contro la crisi di immagine del calcio italiano resta indubbiamente da completare. Ora arriva l’esame vero. E il risultato è solo un conseguenza, nella logica del più sacchiano dei ct del dopo Sacchi.

Il commissario tecnico della ricostruzione torna, per sua stessa ammissione, “a fare l’allenatore”. E si ritrova tra i suoi traguardi qualcosa in più del semplice tagliare per primo il nastro finale. All’azzurro spetterà il compito di fare da contraltare alle cronache interne, nei giorni del nuovo processo calcioscommesse: “Non disturberà: abbiamo tutti voglia di pulizia”, l’etica sentenza. Però, è bene fare chiarezza sugli obiettivi tecnici.

“Non siamo strutturati come un club partito con l’idea di vincere lo scudetto, e va da sé che abbiamo la mentalità per essere pronti a cogliere l’occasione”, spiega nei giorni del ritorno alla ribalta di Zeman e dei successi ‘all’italianità’ del Chelsea in Europa.

“Per chi punta solo al risultato, sono giornate trionfali. Io resto dell’idea che l’obiettivo di una squadra è la qualità, mostrare a chi ci segue che abbiamo lavorato per diventare una squadra. Non mi interessa – l’aggiunta – il clima attorno alla nazionale, gli stage non fatti: sono il passato. Abbiamo poco tempo, sfruttiamolo al meglio. Proviamo a dare un messaggio positivo, di entusiasmo e qualità. E la gente ci verrà dietro”.

Il blocco Juve e le speranze negli estri di Cassano e Balotelli: peseranno sulla bilancia quanto i tanti dubbi di una nazionale ancora incompiuta? C’é poi l’obiettivo di tenere lontane le polemiche; ribadendo ai giocatori che il codice etico varrà anche nel ritiro in Polonia (“sanno che ci sbaglia ne paga le conseguenze”), e difendendo Balotelli dal gossip e da se stesso.

“Se ci sarà occasione di parlare a quattr’occhi – la precisazione di Prandelli – sarà lui a dovermi dire qualcosa. Da parte mia, il messaggio per lui è uno: hai un’occasione straordinaria, per te e per la nazionale. E’ la possibilità di far parlare di sé solo per il campo. E pazienza se i tabloid inglesi saranno a Cracovia: saremo bravi a protegerlo”.

Lui e Cassano sono gran parte del destino azzurro a questo Europeo, e dal secondo il ct assicura sorprese: “Si sente sotto esame, non è sicuro di entrare nei 23: mi ha colpito. La sua malattia gli ha dato consapevolezza, e una maggiore cura della forma fisica”.

A conclusione di una stagione intensa, è un’ altra grande incognita. “Stiamo completando in queste ore l’esame dei test atletici – ha raccontato Prandelli – Rispetto all’anno scorso, va un po’ peggio: c’é il tempo per recuperare. Semmai, dobbiamo fare i conti con qualche infortunio: io i miei 23 azzurri, dalla lista di 32 che sono qui, l’ho già in mente. Ma non posso partire con troppi rischi, vediamo in questi giorni chi è al cento per cento e chi no”.

Giovani come Schelotto o Verratti hanno avuto un premio alla stagione e al ‘coraggio’, lo stesso che ha per un attimo tentato il ct su Insigne: “La loro presenza è un riconoscimento alla qualità, in prospettiva. Parlavamo di un calcio incapace di innovare e proporre nuovi talenti, soprattutto della B: e invece gli italiani sanno spesso sorprendere”.

Slogan buono anche per una nazionale il cui ct si dichiara ammiratore di Zeman: “Lo ripeto: dovessi pagare il biglietto, lo farei solo per vedere il suo calcio. Una garanzia”. Per i successi, invece, c’é da bussare alla porta di ‘italianisti’ come Di Matteo. “Che la nostra scuola tecnica sia all’avanguardia, è noto: e poi se vieni dall’Italia, sei testato contro ogni stress…”. Lo diceva Sacchi, lo ribadisce Prandelli. Per il quale valere il costo del biglietto conta quanto vincere. Persino a un Europeo.