Senato, taglio degli onorevoli: all’Estero 8 deputati e 4 senatori

ROMA – Dopo il ‘flop’ delle amministrative i partiti cercano di recuperare terreno puntando tutto sulle riforme e su una nuova legge elettorale. A ‘pungolarli’, come sempre, è il Capo dello Stato che ribadisce come le ‘’incisive modifiche’’ dell’architettura istituzionale siano indispensabili per ‘’riguadagnare la fiducia dei cittadini e restituire slancio al sistema politico e istituzionale’’.

La legislatura, insomma, deve andare avanti e non ci si deve ‘’abbandonare a giudizi distruttivi e liquidatori’’. Perche’ c’è ancora una speranza di farcela e lui confida ‘’che ce la si faccia’’. Ma perché si vinca la scommessa serve subito ‘’un’autoriforma dei partiti’’.

E i partiti, a 48 ore dall’esito dei ballottaggi, approvano più norme sul fronte riforme di quante ne abbiano licenziate negli ultimi mesi: dopo il primo ok in commissione al ddl Anticorruzione e al testo sul falso in bilancio, al Senato si dice sì al taglio dei parlamentari, la norma più attesa da quella che nei Palazzi si chiama ‘’l’antipolitica’’. I deputati scendono a 508; i senatori a 254. Gli eletti nelle circoscrizioni Estero sono 8 alla Camera e 4 al Senato.

E’ vero che poi nella maggioranza si discute e ci si accusa reciprocamente di ritardare le cose e di fare ‘’ostruzionismo’’. Come accade al Pdl criticato dai capigruppo Pd e Udc Anna Finocchiaro e Giampiero D’Alia per l’atteggiamento tenuto in una commissione che riesce ad approvare solo l’art.1 del testo. Facendo slittare (‘colpevole’ anche la relazione di Lusi in Giunta) il voto al 29-30 maggio. Ma si tratta pur sempre di un ‘’segnale importante’’, commenta il vicecapogruppo Gaetano Quagliariello, che avrà come effetto anche quello di sbloccare l’impasse sulla legge elettorale.

I ‘tecnici’ delle riforme coordinati da Violante si sono dati appuntamento al 5 giugno anche per vedere se si riusciva a dare prima un ‘ok’ alla norma ‘taglia-eletti’. Perché è anche su questo che poi si dovrà individuare il modello elettorale.
Ma il 29 maggio si riunisce anche la direzione del Pd e il Pdl avrà un ufficio di presidenza. Alfano, la ‘pausa di riflessione’, la sintetizza così:

– Stiamo aspettando che si calmino le polveri delle amministrative per tornare a parlare delle cose che servono al Paese.
Alla fine, però, il nodo dovrà essere sciolto. Anche perché l’obiettivo, come ha detto Violante, dovrebbe essere quello di approvare l’’anti-Porcellum’ entro ottobre.

Così il ‘balletto’ dei ‘modelli’ riprende incessante.

Il Pd, con Bersani, conferma la propria preferenza per il ‘doppio turno’ alla francese magari accompagnato anche, come azzarda D’Alema e come chiede Alfano, dall’elezione diretta del Presidente della Repubblica. L’Udc non chiude la porta al doppio turno. Al contrario di Fli (‘’Gli elettori lo hanno seppellito disertando le urne’’ dice Briguglio). Ma dice ‘no’ al semipresidenzialismo perché parlarne ora, osserva Ferdinando Adornato, “è troppo tardi’’.

E se c’è chi non crede a queste ‘’manfrine’’ perché alla fine la scelta cadrà sul modello spagnolo, è anche vero che il nuovo ‘round’ fa ben sperare: le acque ‘’non stagnano più’’, si osserva nella maggioranza, cominciano a muoversi.

Ma sul tavolo c’è anche la riforma del finanziamento dei partiti che oggi, assicurano i relatori Gianclaudio Bressa e Peppino Calderisi, ‘’verrà approvata’’. E c’è la Convenzione di Strasburgo sull’anticorruzione che passa il primo ‘step’ per il recepimento in commissione Esteri e attende ora i pareri della Giustizia e degli Affari Costituzionali per fare il suo ingresso in Aula a fianco del ddl riscritto dal Guardasigilli.

Entro la prossima settimana, insomma, si potrebbero realizzare le priorità care ad ‘ABC’: ‘taglio’ del finanziamento ai partiti, e dei parlamentari. Il destino della legge elettorale, invece, ironizza un tecnico, ‘’si scoprirà solo vivendo’’.

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