Lavoro, Squinzi: riforma non convince

ROMA – Fermare l’emorragia di chiusura delle imprese provocata dalla crisi e ridare fiducia. E’ questo l’obiettivo dichiarato della Confindustria presieduta da Giorgio Squinzi, subentrato ufficialmente a Emma Marcegaglia.
– Il nostro primo compito è arrestare l’emorragia e restituire fiducia – dice Squinzi, spiegando che “l’emorragia si misura con le decine di migliaia di imprese che non sono sopravvissute alla crisi, con gli oltre 2,5 milioni di persone che non trovano lavoro, con il senso di sgomento che attraversa il Paese”.

Il neopresidente ha criticato la riforma del lavoro disegnata dal governo Monti.

– Appare meno utile alla competitività del Paese e delle imprese di quanto avremmo voluto. E’ una riforma che modifica il sistema in più punti ma a nostro giudizio non sempre in modo convincente.

Dice poi che gli imprenditori sono “contrari a ogni imposizione per legge di forme di cogestione o codecisione” a proposito di una norma che delega al governo la disciplina in materia di partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa, introdotta “a sorpresa” tra gli emendamenti al ddl lavoro approvati al Senato.

A Squinzi ha risposto il ministro del Welfare, Elsa Fornero, dicendo che la riforma – da ieri in aula a Palazzo Madama con l’obiettivo da parte del governo di vararla entro l’estate – “va vista nel suo insieme, punta al dinamismo del mercato togliendo qualche protezione là dove ce n’erano troppe”.

Tra le priorità segnalate nella relazione di Squinzi, l’alleggerimento della pressione fiscale – “zavorra intollerabile” – impegnando i proventi dell’evasione fiscale. Il “no a nuovi balzelli o tasse fantasiose” si accompagna alla richiesta di “privatizzare, oltre che liberalizzare, e valorizzare il patrimonio pubblico”, e di una spending review fatta di “tagli veri”.
Il presidente sottolinea poi che la riforma della Pubblica amministrazione è “la madre di tutte le riforme”, e parla di un “tessuto normativo saturo, caratterizzato da regole irrazionali e contraddittorie”.

E’ poi urgente la riforma del fisco:

– Per essere efficiente un sistema tributario deve essere stabile. In Italia le regole fiscali cambiano ogni mese. E’ il momento di invertire la rotta – dice, applaudito dalla platea.

Un altro applauso scatta quando il presidente invita a distinguere “tra i contribuenti onesti e quelli disonesti i primi devono essere aiutati, anche quando – se in buona fede – hanno sbagliato”.

Per Squinzi i contenziosi tributari vanno affidati a giudici professionisti con una formazione specifica, e serve “almeno dimezzarne” il numero.

Per aiutare le imprese, bisogna che i fondi ottenuti dalle banche a tassi di favore dalla Bce (i Ltro) vadano a “finanziare gli investimenti e dare liquidità alle imprese a fronte dei ritardati pagamenti della Pubblica amministrazione”. Da parte dello Stato e del governo centrale bisogna invece “utilizzare di più le grandi potenzialità della Cassa Depositi e Prestiti”.
Se molto chiede allo Stato, nella sua relazione Squinzi sottolinea come le imprese debbano aggregarsi e cercare “nuove iniziative per stare sul mercato”. E per far fronte alla globalizzazione, dice ancora, bisogna “modernizzare” l’associazione:

– La struttura di Confindustria, il suo meccanismo di funzionamento e le sue articolazioni sul territorio devono essere riviste, rese più efficienti, adeguate ai tempi.

Tra i tanti punti toccati dalla relazione la necessità di “più Europa”, di puntare su ricerca e innovazione tecnologica, la tutela del made in Italy e l’Expo 2015 visto come “straordinaria opportunità”, la necessità di investimenti nel settore dell’energia e delle tecnologie del risparmio, l’agenda digitale, la “questione settentrionale” con il Nord che stenta a stare dietro ad altre regioni d’Europa.

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