Berlusconi rilancia il presidenzialismo. Bersani: «Non c’è più tempo»

ROMA – Non c’è più tempo. Non c’è tempo per rimettersi a un tavolo che ha impegnato bicamerali e occupato intere legislature.
-Il presidenzialismo per noi non è un tabú – assicura Pier Luigi Bersani. Ma per aprire alla proposta di Silvio Berlusconi e mettere mano alla forma di Stato non ci sono i margini in questo ultimo scorcio di legislatura. Anche perchè i democrat sospettano che la manovra del Pdl serva in realtà a far saltare riforme possibili e urgenti come la legge elettorale e il taglio del numero dei parlamentari. Su quelle bisogna andare avanti, invoca il segretario del Pd, che martedì rivolgerà un appello a progressisti e riformisti a lavorare insieme, in alternativa alla ‘destra populista’, perchè la prossima sia una legislatura costituente.
Ma intanto, la mossa del Cavaliere crea più di un ‘tormento’ tra i democrat. Ed emergono in queste ore le perplessità di una minoranza trasversale sulla strategia del segretario: non andare neanche a vedere le carte di Berlusconi, temono alcuni, potrebbe finire per fare il gioco del Pdl. E dare l’impressione controproducente che sia il Pd a far saltare le riforme.
– Non ci sono le condizioni politiche nè i tempi – dice subito Bersani, per affrontare il tema della riforma presidenzialista proposta da Berlusconi e Alfano. E sia chiaro: il Pd non ha pregiudizi ideologici, ma se ne potrà parlare nella prossima legislatura, rendendola davvero ‘costituente’. Adesso, nel tempo che resta, il leader del Pd sfida il Pdl a portare a termine le riforme già avviate: legge elettorale, taglio dei parlamentari, bicameralismo perfetto. Sulla riduzione di deputati e senatori già ieri, alle prime avvisaglie di una ‘controffensiva’ pidiellina in chiave semipresidenziale, la capogruppo Anna Finocchiaro aveva chiesto lo stralcio, per ”mettere in sicurezza” almeno un provvedimento tanto atteso dai cittadini. Quanto alla legge elettorale, le dichiarazioni di Berlusconi e anche una recente lettera al Corriere di Casini, dimostrano, osservano dalla segreteria democrat, che il doppio turno proposto a suo tempo dall’Assemblea del Pd è realizzabile. Ma il sospetto è che ”il Pdl propone una riforma presidenziale perchè non vuole cambiare il Porcellum”.
La linea del segretario, però, non trova tutti concordi nel partito. Anzi, una componente ‘trasversale’ ritiene sia un errore non andare a vedere le carte del Cavaliere.
– Il gruppo dirigente sfidi Berlusconi per svelare il suo bluff – dice Arturo Parisi. E con lui concordano molti veltroniani, ma anche esponenti dell’area di Franceschini e alcuni dalemiani. Se non altro perchè D’Alema ha dichiarato proprio in questi giorni di non avere ”nulla in contrario” a ”semipresidenzialismo” ed ”elezione diretta del presidente della Repubblica”. Come si fa, se davvero il Pdl presenterà in Aula la sua proposta di riforma, a votare contro? Sarebbe serio il rischio, ragiona più d’uno, di passare per gli ‘affossatori’ delle riforme.
– I nostri elettori non capirebbero. In termini di costi/benefici – si osserva – è meno costoso andare a vedere’.
Intanto, Bersani si prepara nella direzione del Pd di martedì a fare un appello ”politico a progressisti e riformisti”. Con Berlusconi che mostra di essere ancora in campo, scricchiola infatti la prospettiva per i moderati alla Casini di poter costruire una ‘destra riformista’ con il Pdl. Dunque il segretario rilancerà la proposta di un’alleanza alternativa alla destra ‘populista’ che, unendo le forze civiche, si faccia promotrice di una legislatura costituente per la rinascita del Paese. Ben venga, dunque, l’appello annunciato da Antonio Di Pietro e Nichi Vendola a ”uscire dall’attendismo”. Ma il campo dei ‘progressisti’ da solo non basta. Bisogna coinvolgere anche i ‘riformisti’.