Massacro Hula. Damasco nega colpe Dagli Usa piano per esiliare Assad

DAMASCO – Il ministero degli Esteri siriano ha negato ogni coinvolgimento delle truppe governative nel massacro avvenuto nel villaggio di Hula, dove due giorni fa sono state uccise 92 persone, tra cui 32 bambini. Il regime siriano, attraverso i media di stato, accusa invece i gruppi legati ad Al Qaeda come responsabili della strage di Hula. “Gruppi terroristici di Al Qaeda hanno commesso due odiosi massacri contro le famiglie nella campagna di Homs”, riporta l’agenzia Sana che cita un funzionario governativo della zona. Intanto, anche ieri diverse esplosioni sono state avvertite a Damasco secondo quanto ha detto l’Osservatorio siriano per i diritti umani di Londra non riferendo altri dettagli se non che in una delle esplosioni sarebbero rimasti feriti numerosi militari delle forze di sicurezza.

Ribelli: “Meglio attaccare
le forze di Assad”
Dopo il massacro di Hula, l’Esercito siriano libero denuncia la “morte” del Piano Annan e annuncia rappresaglie contro le forze di sicurezza del regime. A riferirlo la Cnn che cita un video nel quale il colonnello Qasim Saad Eddine, portavoce dell’Esl, afferma che “non è più possibile rispettare il piano di pace di Kofi Annan” dal quale il regime di Bashar Al Assad sta “traendo vantaggio per commettere ulteriori massacri contro i civili inermi”. Il piano è “morto”, prosegue Eddine, affermando che “Assad e la sua gang di criminali non capiscono altro linguaggio che quello della forza e della violenza”.

Eddine inoltre chiede al Consiglio di sicurezza dell’Onu di agire con “urgenza” e “rapidità” per consentire la “formazione di una coalizione internazionale che su mandato dell’Onu lanci attacchi aerei” contro le forze del regime e le loro postazioni strategiche.

Summit Lega Araba
Della situazione in Siria ne discuteranno i ministri degli Esteri della Lega Araba in una riunione che si terrà il 2 giugno a Doha, in Qatar.

La transizione
secondo Obama
Dal canto suo, secondo quanto anticipa il New York Times, citando funzionari dell’Amministrazione Usa, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sta pensando a un piano che prevede l’esilio di Assad e la permanenza al potere di una parte delle personalità della sua cerchia. Un modello di transizione già in corso di adozione in un altro Paese arabo, lo Yemen. Ma la riuscita del piano è subordinata al consenso della Russia, che finora si è opposta con forza alla rimozione di Assad.

Manca il consenso russo
Obama avrebbe già discusso la sua idea con il primo ministro russo Dmitri Medvedev, in occasione del recente vertice del G8 a Camp David e si appresta a parlarne direttamente con il presidente Vladimir Putin, durante l’incontro che i due capi di Stato avranno il mese prossimo, il primo da quando Putin ha nuovamente assunto l’incarico di presidente. Inoltre, come scrive il Nyt, Thomas Donilon, consigliere per la sicurezza nazionale di Obama, ha già presentato il piano a Putin, durante una visita a Mosca tre settimane fa.

L’obiettivo del piano di Obama è di mettere in atto in Siria una transizione che ricalchi quella in corso nello Yemen dove, dopo mesi di violenze e di rivolte anti regime, il presidente Ali Abdullah Saleh ha accettato di cedere i poteri al vice presidente Abdu Rabbu Mansour Hadi.