Perù, 2 morti in scontri contro la multinazionale

LIMA – Il governo del Perù ha dichiarato 30 giorni di emergenza dopo che due persone sono state uccise in manifestazioni contro una miniera nella provincia di Espinar. Il ministro dell’Interno peruviano, Wilver Calle, ha fatto sapere che 30 poliziotti sono rimasti feriti ieri e 46 domenica in scontri con i dimostranti vicino a Cuzco. I manifestanti avevano lanciato pietre ad agenti e dato fuoco a pascoli. Nella confusione hanno anche preso in ostaggio un procuratore, ma successivamente lo hanno rilasciato. Calle non ha rivelato in quali circostanze siano morte le due vittime, ma ha spiegato che la polizia è stata costretta ad aprire il fuoco a manifestanti in autodifesa. I dimostranti sostengono che la miniera di rame Tinaya, di proprietà della svizzera Xstrata plc, stia contaminando le fonti di acqua locali e causando la morte di bestiame. Uno studio commissionato dalla Chiesa cattolica locale ed effettuato tra agosto e settembre scorso ha rivelato alti livelli di arsenico, rame e mercurio e altri metalli pesanti nel suolo e nell’acqua di due fiumi. Xstrata respinge le accuse. Il primo ministro peruviano Oscar Valdez ha difeso l’uso della forza da parte degli agenti, definendo i manifestanti “estremisti che attaccano l’autorità della polizia”. Lo stato d’emergenza prevede che l’esercito diventi responsabile dell’ordine pubblico e permette alle autorità di sospendere le libertà civili, tra cui il diritto di radunarsi. Xstrata è il quarto più grande produttore di rame nel mondo. I manifestanti stanno bloccando l’accesso alla miniera di Tinaya da una settimana.

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