Ok dal Senato, Monti: “Bene, è per i giovani”

ROMA – La riforma del mercato del lavoro incassa il via libera del Senato con 231 sì e 33 no e passa all’esame della Camera che dovrebbe dare l’ok al testo entro fine giugno. Soddisfatto il governo, che rivendica la propria determinazione a lavorare “per il bene dei giovani” senza preoccuparsi del “plauso” delle categorie. Anche perché, dice il premier Mario Monti, gli esiti sono incoraggianti e i grandi organismi internazionali, dall’Ue al Fmi, fanno mostra della propria approvazione.

La riforma del lavoro “è un tassello di un disegno ampio” che punta a rilanciare la crescita, mette in evidenza il ministro del Welfare Elsa Fornero, convinta che con le nuove regole anche sul fronte dei licenziamenti l’Italia si sia avvicinata agli “standard europei”. Certo resta da affrontare il passaggio a Montecitorio, che per molti sarebbe opportuno blindare per evitare di rimettere in discussione l’intesa politica raggiunta.

D’altro canto però, sostengono altri, non sarà facile far accettare a un ramo del Parlamento di fare da semplice ‘notaio’ e dunque qualche piccolo spazio per alcune modifiche potrebbe essere lasciato aperto. L’Esecutivo dei Professori mostra cautela ma fa trapelare l’auspicio che la riforma vada in porto nel più breve tempo possibile (senza ulteriori modifiche):
– Vedremo che fare. Viste le esortazioni sul piano internazionale – dice il ministro – auspico che anche alla Camera sia approvato in tempi brevi, in modo da metterci subito al lavoro per applicarlo.

I senatori della maggioranza intanto, dopo aver votato quattro fiducie in neanche 24 ore e aver dato l’ok al ddl nel suo complesso, mettono agli atti complimenti reciproci per l’andamento dei lavori:

– Abbiamo raggiunto – osserva il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro – una sintesi razionale e laica, costituzionale e riformista, e questo sarà utile all’Italia.

Idem il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, che però invita il governo a non rimanere sordo alle critiche che pure sono state avanzate alla riforma. Critiche come quelle dell’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che accusa l’Esecutivo di essersi piegato ai “veti della Cgil”, e che si saldano a quelle, fatte con opposte motivazioni, dall’Italia dei Valori.

– Ancora una volta – dice il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro – il governo fa pagare i costi ai più deboli. Per questo ci siamo opposti al Senato alla riforma del lavoro e ci opporremo anche alla Camera e nel Paese.

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