Grillo a Napolitano: “Abolire il reato di vilipendio”

ROMA – “Io credo che il presidente della Repubblica giunto alla fine del suo settennato potrebbe chiedere l’abolizione dell’articolo 278, o almeno la sua depenalizzazione. Sarebbe un bel gesto con cui farsi ricordare”. Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog, definendo il vilipendio al presidente della Repubblica “un reato che richiama l’assolutismo monarchico e la figura di Luigi XIV” e che “deriva dal codice Rocco del periodo fascista”.

Grillo spiega che “il reato di vilipendio è stato invocato innumerevoli volte, spesso dai partiti a scopi politici, e anche applicato. Giovannino Guareschi fu condannato a otto mesi per una vignetta”, “io dovrei aver già accumulato una decina di ergastoli”.

– Il confine tra satira, critica e vilipendio (‘considerare vile’) è materia più indefinibile del sesso degli angeli – spiega il fondatore del Movimento 5 stelle -. Inoltre un cittadino, perché il presidente della Repubblica sarà il primo dei cittadini, ma sempre cittadino rimane, non può essere più uguale degli altri di fronte alla legge.
Grillo conclude:

– Dai tempi del duce e di Einaudi qualcosa è cambiato. E’ arrivato Internet. Per analizzare eventuali vilipendi non sarebbero sufficienti tutti i poliziotti incaricati di scandagliare il web al lavoro per 100 anni. La rete è troppo grande per essere conosciuta, ‘Too big to know’, come sostiene David Weinberger nel suo libro dallo stesso titolo. Che si fa? Si spara nel mucchio alla dove prendo prendo?”.

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