Appello di Fini e Schifani: oggi pacchetto in Aula

ROMA – Dopo il monito di Giorgio Napolitano, ieri sono stati i i presidenti dei due rami del Parlamento, Renato Schifani e Gianfranco Fini, a lanciare un appello alle forze politiche affinchè approvino il prima possibile le riforme all’esame di Camera e Senato. Gli occhi sono puntati sull’aula di palazzo Madama che da questa mattina riprenderà l’esame della riforma costituzionale. Un provvedimento che anima il dibattito tra i partiti chiamati a misurarsi sul semipresidenzialismo (e di conseguenza con la modifica delle legge elettorale sul modello francese) novità contenuta nei sei emendamenti presentati dal Pdl a firma del capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri e del suo vice Gaetano Quagliariello.

Senza entrare nei particolari (nonostante la settimana scorsa abbia dato indicazione ai senatori di Fli di sottoscrivere gli emendamenti del Pdl) Gianfranco Fini, in visita ufficiale a Madrid, auspica che ‘’l’Italia raggiunga la stabilità attraverso le riforme’’ e si dice convinto che ‘’quando torneremo alle elezioni, ci torneremo con una nuova legge elettorale anche se nessuno sa quale’’.

Al presidente della Camera fa eco quello del Senato, Renato Schifani.

– Credo che la politica sia chiamata a decidere – è la convinzione della seconda carica dello Stato – in particolar modo mi riferisco alle riforme costituzionali, alla legge elettorale e alla riforma del lavoro.

Un invito a non perdere tempo altrimenti, è l’avvertimento, ‘’consegneremo veramente il Paese all’antipolitica’’. Il testo sulle riforme costituzionali che oggi riprenderà il suo iter a palazzo Madama però arriva carico di polemiche. Difficilmente infatti i 6 emendamenti presentati dal Popolo della Libertà che prevedono, tra l’altro, che il ‘nuovo’ presidente della Repubblica non presieda più il Consiglio superiore della magistratura, possano vedere luce.

Ago della bilancia potrebbe essere la Lega Nord, disponibile a discutere solo se la riforma della Costituzione metterà nero su bianco la creazione del Senato federale. Il fronte del no è invece costituito dal Pd e dall’Udc. I democratici respingono al mittente le proposta di modifiche ‘’non c’è tempo’’, chiosa Rosy Bindi convinta che l’intenzione del Pdl sia solo quella di ‘’creare un diversivo per evitare che si modifichi la legge elettorale’’. E’ infatti sulle modifiche al ‘porcellum’ che si testerà il grado di intesa tra Pdl e Pd. Il timing concordato da Bersani e Alfano è tre settimane, periodo entro cui gli sherpa dei due partiti proveranno a trovare un accordo.

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