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Destituzione Lugo, in Paraguay si muove la società civile – Numericamente significativa, pacifica e contraria alla destituzione del presidente Fernando Lugo, considerata né più né meno che un golpe. La società civile del Paraguay si sta mobilitando a favore di Lugo messo in stato di accusa e destituito da un voto del parlamento. Il neo-costituito Fronte nazionale per la difesa della democrazia – creato lo scorso sabato – ha annunciato marce e proteste che si stanno effettivamente tenendo in diverse zone del paese. Un rappresentante del Fronte, Ricardo Canese, è stato contemporaneamente incaricato di recarsi in Argentina per riferire alle organizzazioni sociali, politiche e ai governi del Mercosur e dell’Unasur – entrambe istituzioni regionali – “della resistenza civile che si sta tenendo in Paraguay” e chiedere collaborazione al fine di “riportare la democrazia e garantire il ritorno del presidente Lugo al potere”. Martedì, l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) ha a sua volta stabilito di inviare una delegazione in Paraguay per verificare la situazione. A capo della delegazione ci sarà José Miguel Insulza, segretario generale dell’Osa. Capace di porre fine a oltre 60 anni di egemonia conservatrice grazie a un’alleanza di orientamento progressista e sociale, Lugo ha dovuto far fronte a una crescente opposizione in parlamento. Venerdì è stato destituito con l’accusa di non aver saputo gestire un conflitto terriero sfociato in scontri armati nella provincia orientale di Curuguaty, un episodio drammatico ma almeno in apparenza minore. Il suo posto è stato preso dal vice-presidente Federico Franco con l’avallo della classe imprenditoriale e degli industriali. Secondo diversi osservatori e la stessa società civile paraguayana, dietro le ultime vicende potrebbero celarsi grossi interessi economici messi in discussione da Lugo e riconducibili sia a potentati locali che a società e multinazionali attive in Paraguay.

Italia-Argentina, la guerra del prosciutto – Una spada di Damocle pende sulla testa degli allevatori di suini italiani. La politica di protezionismo commerciale decisa dall’Argentina si abbatte sull’importazione di prodotti suinicoli italiani, in particolare il Prosciutto San Daniele e il Prosciutto di Parma. La guerra del prosciutto tra Argentina e Italia è scoppiata con possibili conseguenze pesanti. Una misura che punta a proteggere il prodotto interno argentino e a frenare l’uscita di valuta dal Paese. L’Argentina rappresenta meno dell’1% dell’export dei prosciutti made in Italy, ma avendo l’Argentina forti legami con l’Italia il mercato locale resta una importante realtà di immagine. Sul tema è intervenuta anche l’associazione Coldiretti, da cui affermano: «Il blocco delle importazioni di prosciutto dall’Italia deciso dall’Argentina è una misura protezionistica del tutto ingiustificata che è stata opportunamente impugnata dalla Commissione europea in sede di Wto». La Coldiretti sottolinea in particolare che sono a rischio circa 264 tonnellate di salumi Made in Italy esportati lo scorso anno nel Paese sudamericano.

Bolivia, accordo con la polizia sugli aumenti di stipendio – I rappresentanti del governo e dei sindacati dei poliziotti hanno firmato ieri a La Paz un accordo che prevede aumenti salariali per gli agenti, protagonisti nell’ultima settimana di uno sciopero sfociato in scontri di piazza nella capitale. Secondo l’Agencia Boliviana de Información (Abi), l’intesa in dieci punti prevede aumenti di stipendio di 100 boliviani, circa 11 euro e mezzo. L’accordo è stato raggiunto all’indomani di scontri tra poliziotti e sostenitori del capo dello Stato Evo Morales nella centrale Plaza Murillo, a pochi metri dalla sede della presidenza e del governo.

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