Al Jazeera: “Arafat avvelenato” Anp: salma da riesumare

RAMALLAH – Sarà riesumata la salma di Arafat, il leader palestinese morto otto anni fa e sulla cui morte aleggia il sospetto di un avvelenamento da polonio, dopo l’inchiesta scoop di ‘al-Jazeera’. Martedì la tv araba ha riaperto il caso, rivelando che negli oggetti personali di Arafat, i suoi abiti la kefiah e lo spazzolino da denti, c’era un alto livello di polonio, sostanza radioattiva letale, già salita alle cronache per la morte dell’ex agente servizi segreti russi, Alexander Litvinenko.

A chiedere la riesumazione della salma di Arafat è stata in mattinata la moglie Suha. “Chiedo all’Autorità palestinese di riesumare subito il cadavere di mio marito che è sepolto a Ramallah – ha affermato Suha in un’intervista ad ‘al-Jazeera’ – in modo che si possano effettuare analisi di laboratorio accurate che accertino la presenza di polonio nel suo corpo”.
Una richiesta accolta presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. “Non ci sono ragioni politiche o religiose che vietino la riesumazione del cadavere di Arafat per effettuare delle analisi”, ha detto il presidente dell’Anp in una circolare circolare diramata ai funzionari, chiedendo loro di collaborare con l’inchiesta della tv araba ‘al-Jazeera’.

Verso l’inchiesta internazionale
A ventilare l’ipotesi di una commissione internazionale è stato invece il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat secondo cui un esempio da seguire potrebbe essere la commissione delle Nazioni Unite istituita per indagare sulla morte dell’ex primo ministro libanese Rafiq Al Hariri. “Voglio che tutto il mondo sappia la verità sulla morte di Yasser Arafat” ha detto Suha ai microfoni di Al Jazeera.

La notizia ha avuto grande risonanza anche in Israele, spesso additata in questi anni dai palestinesi come responsabile di un possibile avvelenamento di Arafat. Israele, scriveva ieri Haaretz, ha sempre negato qualunque coinvolgimento e l’allora capo dello Shin Bet (uno dei servizi segreti israeliani), Avi Dichter, ha sostenuto che spetta ai palestinesi stabilire la verità. “Il corpo è nelle loro mani – ha detto Dichter – si trova a Ramallah e tutte le chiavi sono a loro disposizione”.

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