“Scudo-antispread”, pressing di Monti

BRUXELLES – In una giornata di grande febbre sui mercati, con gli spread che hanno chiuso a 475 punti, il premier Mario Monti ha esercitato ieri a Bruxelles una forte pressione all’Eurogruppo per concretizzare le decisioni del Vertice di fine giugno perchè il fondo salva stati Efsf-Esm possa essere usato sia per ricapitalizzare direttamente le banche che per acquistare bond dei paesi sotto speculazione e fare calare il differenziale sui rendimenti.

Nonostante le aspettative per l’esito della riunione, il confronto tra i ministri delle finanze èstato solo interlocutorio: la decisione sul salvataggio delle banche spagnole èstata rinviata ad un Eurogruppo straordinario il 20 luglio, quella su nuovi aiuti alla Grecia e l’assistenza a Cipro a dopo l’estate, mentre per chiarire i dettagli dell’intesa di fine giugno servirà probabilmente un nuovo summit entro fine mese. I leader hanno legato l’utilizzo più flessibile del fondo Efsf-Esm alla creazione di un’unica supervisione bancaria europea, sotto guida Bce, ma restano opinioni molto diverse sulla tabella di marcia.

A Bruxelles, Monti ha avuto incontri con il commissario Ue agli affari monetari Olli Rehn (da cui ha ricevuto ‘’forte apprezzamento’’ per le misure di spending review) e con il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, potendo contare nella sua azione di pressing sull’appoggio della Francia.

– La creazione di un meccanismo di stabilità finanziaria è la questione del giorno e bisogna che ne discutiamo – ha detto il ministro francese Pierre Moscovici.

Ma per ora, la proposta resta allo stato embrionale. Secondo Rehn, ‘’i caveat’’, ovvero i limiti e i confini del nuovo meccanismo anti-spread, ‘’sono ancora tutti da definire’’. La Francia spinge per un’accelerazione e chiede che entro ‘’fine dicembre’’ le decisioni sui nuovi strumenti siano implementate. Uno scenario irrealistico per il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble, secondo il quale ‘’creare il meccanismo di supervisione europea bancaria non è una cosa semplice e ci vorrà tempo’’.

Il presidente della Bce Mario Draghi ha dichiarato che ‘’non ci sono scorciatoie per creare una Unione monetaria solida e stabile’’. Da Draghi è poi arrivato un monito: ‘’la Bce non ha mai chiesto più poteri”.

Quindi ha messo in chiaro:
– Oci saranno delle precise condizioni che permettano di non intaccare la reputazione della banca centrale o scordatevi nuovi poteri. E’ peggio fare qualcosa male che non fare.

Il salvataggio delle banche spagnole resta ostaggio di questa discussione. Madrid punta a concludere oggi un accordo di massima sul Memorandum d’intesa e su un anno in più (il 2014 anzichè il 2013) per riportare il suo rapporto deficit/Pil sotto il 3%. Il ministro spagnolo Luis de Guindos ha riferito che il protocollo ‘’esigerà il rafforzamento degli indici di capitale delle banche’’. De Guindos ha anche ammesso che la Spagna dovrà creare una ‘bad-bank’ dove convogliare gli asset immobiliari tossici. Ma resta irrisolto il nodo di come evitare che Madrid ceda garanzie sovrane, per spezzare il circolo vizioso tra le banche e il suo debito pubblico. Su questo, ci sono opinioni diverse anche tra le istituzioni europee: fonti Eurogruppo ritengono che senza unione bancaria, anche il passaggio dall’Efsf all’Esm richiederà garanzie statali, mentre fonti della Commissione hanno indicato il contrario.

Lo scontro tra il blocco dei paesi nordici e i paesi del sud Europa ha tenuto banco nelle dichiarazioni dei ministri delle finanze.

– E’ necessario risolvere radicalmente i problemi di Italia e Spagna – ha detto l’olandese Jan Kees De Jager, secondo il quale Roma e Madrid non possono pensare di risolvere la loro situazione ‘’con prestiti’’.

Dopo avere dichiarato di preferire l’uscita dall’euro piuttosto che pagare il debito degli altri paesi, la finlandese Jutta Urpilainen ha chiarito che la Finlandia ‘’resta molto impegnata per l’euro e per la sua salvezza, anche se ha il dovere di prepararsi a tutti gli scenari’’. E a Monti, che ha accusato le autorità finlandesi di avere contribuito all’aumento degli spread, Urpilainen ha replicato che il calo dei differenziali italiani e spagnoli è anche nell’interesse della Finlandia.

Cos’è e come funziona lo scudo anti-spread
BRUXELLES – E’ il convitato di pietra alla riunione dell’Eurogruppo, dall’agenda già carica con la situazione di Spagna, Grecia e Cipro. Lo scudo anti-spread, su cui il premier Mario Monti ha strappato un’intesa all’ultimo vertice Ue, doveva essere definito nei suoi meccanismi ‘’entro il 9 luglio’’, avevano convenuto nella dichiarazione finale i paesi dell’eurozona. Ma ad oggi il tema pare restare tabì.

– COS’E’: lo scudo anti-spread è un meccanismo il cui obiettivo è quello di contenere la variazione del differenziale dei titoli di stato dei paesi dell’eurozona virtuosi, ma in difficoltà sui mercati.

– COME FUNZIONA: si tratta di acquistare bond sovrani dei paesi sotto il tiro della speculazione, come per esempio Italia e Spagna che hanno visto schizzare verso l’alto i rendimenti sui loro titoli a 5 e 10 anni, con un impatto negativo sulla sostenibilità del debito.

– RUOLO DEI FONDI SALVASTATO: l’acquisto dei titoli dei paesi in difficoltà dovrebbe essere effettuato sia sul mercato primario che secondario da parte dei fondi salvastato dell’eurozona, l’Efsf e l’Esm, che devono essere usati ‘’in modo flessibile ed efficace’’. La Bce agirà come agente delle operazioni.

– RISORSE: la potenza di fuoco congiunta a disposizione di Efsf e Esm è di circa 800 miliardi di euro, da cui vanno però sottratti i nuovi aiuti alla Grecia e quelli alla Spagna, non ancora quantificati. Molti ritengono l’ammontare realmente a disposizione insufficiente, ma i paesi del Nord guidati dalla Germania sono contrari all’aumento delle risorse.

– CONDIZIONALITA’: è il vero nodo da sciogliere. Nel testo adottato dai leader dell’eurozona si sottolinea che l’uso dei fondi salvastato in funzione anti-spread è condizionato al rispetto da parte dei paesi che ne richiedono l’intervento delle ‘’raccomandazioni specifiche per paese’’ della Commissione Ue, nell’ambito del Patto di stabilità e della procedura per gli squilibri macroeconomici. E alla firma di un Memorandum d’intesa. Se, anche in base al trattato dell’Esm, la troika vera e propria non interviene direttamente, resta però un ruolo chiave di monitoraggio da parte di Bce, Commissione e, dove possibile, Fmi ma in un ruolo tecnico più limitato. Ma gli stati membri rigoristi del fronte del Nord hanno già ribadito che tutti questi dettagli potranno essere definiti solo quando uno stato membro chiederà effettivamente l’intervento del fondo salvastati per stabilizzare i mercati.

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