Ocse: ok riforma lavoro ma 50% giovani è precario

PARIGI – L’Ocse promuove la riforma del lavoro del governo di Mario Monti ma lancia l’allarme sul tasso di disoccupazione del nostro Paese che – nonostante un lieve calo a maggio – continuerà ad aumentare, colpendo soprattutto i giovani, una categoria che già conta il triste record di un precario su due. Mentre in Europa é record di senza lavoro: é la fotografia scattata dall’Employment Outlook 2012 presentato a Parigi, del segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria.

– E’ assolutamente imperativo fare uscire l’eurozona dalla crisi – ha avvertito Gurria, riferendosi – in primo luogo – ai dati allarmanti sulla disoccupazione nell’eurozona, che con l’11,1% di senza lavoro raggiunge il livello più elevato di sempre.

Quanto all’Italia, il dato sulla disoccupazione è stato del 10,1%, in leggerissimo calo rispetto al mese precedente (10,2%). Ma l’Ocse non si fa illusioni e mette in guardia il nostro Paese: ”L’Italia è stata colpita duramente dalla crisi ed è probabile che la disoccupazione continui ad aumentare”.

”La recente recessione – prosegue l’organismo – ha colpito duramente l’economia italiana”. Di conseguenza, ”dopo un temporaneo miglioramento all’inizio del 2011, il tasso di disoccupazione ha ripreso a crescere negli ultimi tre trimestri fino a superare il 10% in maggio e si prevede che continuerà a aumentare nel 2013”. Mentre i giovani sono i primi ”a pagarne il prezzo”, scrive ancora l’Ocse.

Ed è allarme anche sulla precarietà. In particolare, secondo il rapporto, in Italia nel 2011 era precario un giovane su due, il 49,9% della popolazione tra i 15 e i 24 anni. Nel 2010, lo era il 46,7% e nel 2009 il 44,4%. Preoccupazione anche per quel 19,4% di giovani disoccupati e inattivi che hanno abbandonato la ricerca di un posto, il dato più elevato dopo Turchia e Messico.

Nonostante i dati allarmanti, l’Ocse plaude alla riforma del mercato del lavoro approvata lo scorso giugno dal Parlamento e invita il nostro Paese ad attuarla in tempi rapidi. Anche perchè ”è probabile che riduca i costi sociali e occupazionali delle prossime recessioni”. In particolare, ”una minor incidenza del lavoro a termine e di altre forme contrattuali atipiche e precarie dovrebbe favorire la capacità del mercato del lavoro italiano di affrontare future recessioni, riducendone anche i costi sociali”.

Da parte sua, anche il vicedirettore dell’Ocse per l’Occupazione, Stefano Scarpetta, ha detto che il pacchetto di riforme intraprese da Monti ”è epocale”, ma ora bisogna attuarlo rapidamente perchè la sua messa in opera è ”fondamentale”.

– L’Italia – ha proseguito – deve far ripartire la crescita. Non si risolvono i problemi sociali senza crescita.

Quanto ai dati sulla disoccupazione, all’inizio ”prevedevamo un aumento quest’anno e una stabilizzazione nel 2013. Ma ora c’è un’incertezza enorme”. L’esperto ha anche insistito su quelli che a suo avviso sono i tre pilastri fondamentali per il nostro Paese: flessibilità all’ingresso, sussidi per la disoccupazione e apprendistato. Intanto, secondo la Cgia di Mestre, i precari italiani sono 3.315.580: lo stipendio è mediamente di 836 euro netti al mese (927 euro per i maschi e 759 per le donne), solo il 15% è laureato, la Pubblica amministrazione è il principale datore di lavoro e nella maggioranza dei casi lavora nel Mezzogiorno (35,18% del totale). Una fotografia con cui viene sfatato il luogo comune che identifica il precario con un giovane con un titolo di studio molto elevato.

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