Morti sul lavoro ai minimi storici, ma resta l’allarme

ROMA – Continuano a diminuire gli incidenti sul lavoro, anche quelli mortali, che segnano un nuovo minimo storico. Ma resta l’allarme. Nel 2011, infatti, le vittime sono state 920, il numero più basso mai registrato, in ulteriore calo del 5,4% rispetto ai 973 dell’anno precedente. In calo anche il totale degli infortuni denunciati all’Inail: 725 mila, in flessione del 6,6% rispetto ai 776 mila del 2010. A dirlo è il rapporto annuale dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, presentato alla Camera. Un andamento di fronte al quale, comunque, non si può abbassare la guardia. Anzi. Il monito è unanime e arriva da più parti, innanzitutto dal capo dello Stato.

‘’Pur in presenza di una flessione negli ultimi anni, si conferma la necessità di superare le carenze e contraddizioni da tempo rilevate nelle azioni volte alla salvaguardia della salute dei lavoratori e nella diffusione degli strumenti di sicurezza sui luoghi di lavoro’’, scrive il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio indirizzato all’Inail.

Insiste sulla necessita’ di ‘’un radicamento diffuso della cultura della prevenzione’’ il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Che sulla normativa dice che in Italia ‘’non siamo in ritardo’’ ma questa ovviamente ‘’necessita di una effettiva applicazione e di un costante monitoraggio’’. E sull’attuazione del Testo unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con i relativi decreti, assicura che c’è ‘’il fermo impegno di completare il lavoro entro la fine dell’anno’’.

Insomma la sicurezza è un ‘’fattore produttivo’’; è ‘’un valore’’, dice poi fermandosi a parlare, al termine della presentazione del rapporto, con un disabile, a cui assicura che, dopo pensioni e lavoro, ‘’adesso ci occupiamo seriamente di politiche sociali e spero non la deluderemo’’.

Anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, sottolinea i ‘’segnali positivi’’ ma avverte che bisogna ‘’rilanciare con determinazione la cultura della sicurezza’’ sul lavoro che vede ‘’nella prevenzione un suo punto qualificante’’. Lo stesso presidente dell’Inail, Massimo De Felice, non lascia spazio a letture ‘’tranquillizzanti’’.

A chiedere più incisività e collaborazione sono tutti unanimemente tutti i sindacati. Tornando ai dati, è per il secondo anno consecutivo che il numero dei casi mortali resta sotto i mille. Rispetto agli infortuni sul lavoro nel complesso, nel 2011, dunque, sono stati 51 mila in meno quelli denunciati all’Inail. In queste cifre non rientrano i lavoratori in nero. Il decremento è più sensibile per gli infortuni ‘in itinere’ (-7,1%), quelli cioè avvenuti durante il percorso casa-lavoro, che per quelli ‘in occasione di lavoro’ (-6,5%), cioè durante l’esercizio effettivo dell’attività, che rappresentano circa il 90% delle denunce totali. Al contrario, il calo del 5,4% dei casi mortali è influenzato esclusivamente dagli incidenti ‘in occasione di lavoro’ (-8,6%), che scendono da 744 a 680 casi; gli infortuni mortali ‘in itinere’ invece contano in termini percentuali un sensibile aumento: +4,8%, 11 morti in più (da 229 a 240) rispetto al 2010. Guardando alle aree del Paese, è al Sud che si registra sia per infortuni che per vittime il calo maggiore: rispettivamente -8,1% rispetto alla media del -6,6% e -14,9% rispetto alla media del -5,4%.

In ogni caso, il calo degli infortuni, a livello generale, riguarda più o meno tutti i settori – dai trasporti (-11,3%) alle costruzioni (-14,7%), su cui però pesa anche la crisi e dunque il calo occupazionale – ma meno di tutti le colf, dove la riduzione si ferma al 3,4%, in coda a tutti. Mentre gli infortuni degli stranieri rappresentano il 15,9% del totale: rumeni, marocchini e albanesi totalizzano il 40% delle denunce.

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