Presentato ricorso contro sospensione da Mercosur

ASUNCIÓN – Sospeso in via temporanea dal Mercosur (Mercato comune sudamericano) per dubbi sulla regolarità del processo di ‘impeachment’ del 22 giugno ai danni del presidente Fernando Lugo, in attesa che l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) valuti gli sviluppi politici, il Paraguay ha chiesto di rientrare a pieno titolo nel blocco, impugnando l’ingresso del Venezuela, avvenuto in concomitanza con la sanzione a suo carico.

In un comunicato, il ministero degli Esteri ha sostenuto che la sospensione – decisa dai presidenti di Argentina, Brasile (che esercita anche la presidenza di turno) e Uruguay incontratisi il 29 giugno a Mendoza – viola il trattato costitutivo del Mercosur e dei relativi protocolli, sostanzialmente perché adottata solo al livello di capi di Stato e in assenza di rappresentanti del Paraguay. I firmatari hanno precisato di aver agito sulla base del Protocollo di Ushuaia, nella parte in cui indica che “la piena vigenza dell istituzioni democratiche è una condizione essenziale per lo sviluppo del processo di integrazione regionale”. In quanto all’ingresso del Venezuela, fino a quel momento bloccato proprio Paraguay, il dicastero ha comunicato di non esserne stato messo formalmente al corrente.

Lugo ha intanto deciso di sospendere un viaggio che lo avrebbe portato dall’argentina Cristina Fernández de Kirchner, la brasiliana Dilma Rousseff e l’uruguayano José Mujica, che lo hanno sostenuto. Parlando dalla sede del Frente Guasú, la coalizione di movimenti politici che lo sostiene, non ha tuttavia offerto spiegazioni in proposito. Sulla sessione straordinaria del Consiglio permanente dell’Osa in programma ieri, Lugo si è detto pessimista su un possibile consenso fra i paesi membri nella valutazione di quanto accaduto in Paraguay, ribadendo allo stesso tempo di essere stato vittima di “un colpo di Stato parlamentare”.

L’ex vescovo di San Pedro ha anche denunciato “persecuzioni, attentati e intimidazioni alla gente che resiste pacificamente” alla sua rimozione, citando, fra gli altri, licenziamenti di massa di lavoratori dell’impianto idroelettrico di Itaipú, funzionari di istituti statali e della tv pubblica, ritenuti suoi sostenitori. Ha inoltre ribadito che gli scontri tra polizia e ‘campesinos’ che il 15 giugno a Curuguaty hanno causato 17 vittime, portando all’apertura del processo di ‘impeachment’ nei suoi confronti, rientrano in una “cospirazione” mirata a destabilizzare il suo governo.