Spending review: da Regioni no ai tagli, via all’esame tecnico

ROMA – Fumata nera sulla querelle spending review che divide Governo e Regioni sui tagli alla sanità e al trasporto pubblico locale: a tarda sera, dopo un confronto durato circa due ore a Palazzo Chigi tra una delegazione dell’esecutivo guidata da Mario Monti e una folta rappresentanza dei governatori, si è deciso di rimandare il tutto a un tavolo tecnico che oggi alle 14 si terrà al Ministero dell’Economia alla presenza tra gli altri del supercommissario Enrico Bondi. A cui dovrebbe poi far seguito, nei prossimi giorni, un nuovo confronto politico. Ma all’ordine del giorno non ci saranno soltanto i capitoli Sanità e Tpl, ma anche le società in house e le riforme istituzionali. Chiaro il messaggio di fine serata del premier Monti, che in una nota ha espresso la volontà di dare “tutti i chiarimenti e gli approfondimenti necessari alle Regioni”. Non senza ribadire però, confermando così già le indiscrezioni trapelate nel corso del braccio di ferro di ieri, che “gli obiettivi del decreto 95 costituiscono un elemento essenziale della politica economica del Governo e che pertanto non potranno essere modificati”.

Un deluso Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, ha sintetizzato bene l’umore dei governatori: “Con l’esecutivo avvieremo un altro approfondimento per cercare un altro possibile accordo, ma – ha spiegato all’uscita da Palazzo Chigi – serve un azzeramento di tutti gli sprechi per un obiettivo che noi giudichiamo sacrosanto, garantendo però i servizi ai cittadini”. Sulla stessa linea Formigoni, che ha ribadito la preoccupazione dei governatori di “garantire nel prossimo futuro i livelli essenziali di assistenza nella sanità”. Laconico il giudizio del presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, secondo il quale “anche questa volta è finita zero a zero”. Poi è la volta dei più arrabbiati, come il presidente del Piemonte Roberto Cota, secondo il quale “o il governo cambia o si perde solo tempo”, aggiungendo poi che in realtà la spending review altro non è che “una manovra che decide tagli selvaggi”.

Per Vendola (Puglia) l’esecutivo “concepisce il tavolo tecnico come una sorta di cattedra, noi governatori invece come un’altra occasione di approfondimento”. Nel decreto legge, ha aggiunto, “c’è un’ipoteca al diritto alla salute e alla mobilità”, ponendo le Regioni “di fronte a una possibile mutilazione del welfare”. Più diplomatico invece l’intento di Renata Polverini (Lazio), per la quale “se si vuole vincere la lotta agli sprechi garantendo i servizi lo dobbiamo fare insieme in un’azione di governo congiunta tra Palazzo Chigi e Regioni”. A quadro ancora immutato la situazione dei tagli previsti dal decreto 95 prevede una sforbiciata alla Sanità di 900 milioni di euro per il 2012, di 1,8 miliardi nel 2013 e di 2 miliardi nel 2014. Nel trasporto pubblico locale la riduzione prevista ammonta a 700 milioni per il 2012 a 1 miliardo per il 2013.

Al di là delle Regioni, il confronto sulla spending review ha registrato ieri un nuovo round sul fronte della Pubblica Amministrazione, con il ministro Patroni Griffi che ha convocato, presumibilmente per la prossima settimana, i sindacati per un esame congiunto. Con la Cgil che ha tuttavia ribadito di aver appreso “molte cose del testo sulla Gazzetta Ufficiale” e con la Cisl che sottolinea invece che “l’obiettivo della trattativa deve essere l’efficienza e non i semplici tagli lineari, che servono solo a far cassa e non a garantire una pubblica amministrazione adeguata alle sfide della crescita”.

Altra novità della giornata riguarda il federalismo demaniale: il decreto sulle dismissioni del patrimonio pubblico potrebbe infatti entrare nel decreto, almeno a stare alle ipotesi circolate nella riunione dei capigruppo di Montecitorio. Intanto parte oggi in Commissione Bilancio al Senato l’esame del decreto: i relatori saranno Fratin (Pdl) e Giaretta (Pd).

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