Un romanzo che trasmette i profumi dell’America Latina

ROMA- La nota scrittrice italiana, giornalista e autrice di programmi televisivi e radiofonici Cinzia Tani, ha scelto il nostro giornale per presentarsi al Venezuela in occasione della pubblicazione del suo ultimo romanzo (Mondadori editore): “IL BACIO DELLA DIONEA”.

Un libro tinto di giallo, passione, avventura ma anche un romanzo storico, infatti la stessa scrittrice lo definisce “un romanzo storico-noir”.

Ultimo libro di una fortunata serie di successi della brillante carriera di Cinzia Tani, quali “Sognando California” (Premio Scanno), “I mesi blu” (Premio Orient Express), “Assassine”,“Nero di Londra”,“Sole Ombra”(Premio Campiello), “Lo stupore del mondo”,”Charleston”, “Io sono un’assassina”. Autrice, conduttrice radio televisiva dal 1987 di programmi culturali (RAI Uno, RAI Due, RAI Tre, Rai Educational, Rai International, Arturo, canale 138 Sky, Radio Uno, Radio Due, Radio Tre) quali “Sabato Italiano”, “Il caffè”, “Lezioni di scrittura”,“Uno Mattina”, “Visioni private”,”Il viaggiatore”.

Cinzia Tani è una scrittrice affascinata dal sottile confine che esiste tra il bene e il male, mai assoluto ma ricco di sfumature, come ne “Il bacio della Dionea”. Romanzo di ampio respiro che parte dall’emblematica data del 1° gennaio del 1900, inizio del nuovo Secolo, come noi iniziamo a seguire la storia della protagonista Giada dalla sua infanzia.

E’ una bambina anticonformista che gioca con i maschi ed ama stare con loro. Affascinante e vorace si identifica nella Dionea, la pianta carnivora detta Venere acchiappamosche per il suo potere di irretire grazie ai suoi colori, alla sua bellezza.

Giada diventerà una donna spregiudicata che si nutrirà delle persone che incontra e non darà nulla in cambio.

La sua storia parte dall’Italia, da una Padova sotto la neve, il giorno in cui scompare misteriosamente Simone, suo compagno di giochi, per vederla poi viaggiare per gli Stati Uniti e il Sudamerica, in Messico dove vivrà la storia della rivoluzione messicana accanto a personaggi come Pancho Villa, Emiliano Zapata e spedizioni nel Chiapas tra misteriose piante di orchidee.

Cinzia Tani come giornalista sembra avere una preferenza per la cronaca nera ed è spesso invitata come opinionista in trasmissioni RAI quali “Porta a porta” o “La vita in diretta, e Mediaset come “Matrix”.

Come è arrivata ad essere una esperta del mondo criminale?
Non ho mai avuto una vera passione per la cronaca nera fino a quando non ho avuto l’idea di scrivere Assassine. Il mio desiderio era quello di trattare un tema quasi mai affrontato in Italia: il racconto degli omicidi commessi dalle donne. La maggior parte degli studiosi del fenomeno e dei criminologi erano uomini ed è sempre stato difficile per loro ammettere l’esistenza del crimine femminile. L’omicidio femminile veniva considerato un’aberrazione, qualcosa di cui non parlare, da trascurare. La donna era colei che dava la vita non l’essere che la toglieva. O almeno così doveva essere considerata. Per questo ho cominciato a interessarmi all’omicidio femminile, come fenomeno marginale ma importantissimo nell’ambito del delitto. Ho fatto ricerche, acquistato libri, trovato atti di processi, scelto le storie. Ho iniziato un percorso. Da allora sono diventata un’esperta, una storica del delitto. Ho continuato a raccogliere materiale e a scrivere libri su altri fenomeni legati al delitto, le coppie, i serial killer, gli omicidi passionali. Oggi la cronaca nera mi interessa davvero, perché la capisco, perché ho gli strumenti per leggerla e perché insegno all’Università La Sapienza di Roma “Storia sociale del delitto”.

Il suo esordio quale è stato ed ha raggiunto la meta che si era prefissa?
Il primo romanzo si intitolava “Sognando California” la storia della ricerca della propria identità da parte di una ragazza che per gran parte della sua vita non era stata che l’ombra della madre. Lo stesso anno è uscito “Premiopoli”, un’inchiesta-saggio sul fenomeno dei premi letterari. Oggi sono arrivata al venticinquesimo libro e posso ritenermi soddisfatta. Continuerò a scrivere e continuerò anche a passare da un genere all’altro: il saggio, la biografia di criminali, il romanzo storico. Ma è soprattutto quest’ultimo che mi appassiona.

Giurato ad importanti manifestazioni quali gli “Oscar del Teatro” e “David di Donatello” valuta sia scrittori emergenti e non, cosa è cambiato per lei con l’avvento dell’editoria informatica?
Amo l’evoluzione della tecnologia, mi sorprende, mi eccita e penso che per uno scrittore l’arrivo del computer sia stato un evento meraviglioso! Quanto tempo passato a “tagliare e incollare” risparmiato! Un clic e posso cambiare il nome del mio protagonista… E quante ricerche si possono cominciare su Internet per poi concluderle sui libri. Quanti spunti e quante porte si aprono in rete! Ma spero che questo “accidente” di non poter più toccare i miei libri e quelli degli altri arrivi più tardi possibile.

Lei è anche insegnante al Master in Editoria della Università LUISS di Roma, tiene corsi di scrittura creativa da anni, ma allora è un dono di natura o scrivere si può imparare?
Non si insegna a scrivere ma si può insegnare “come” scrivere. L’esperienza alla Luiss Writing School è stata preziosa. Molti corsisti hanno realizzato ottimi lavori durante e dopo il corso e alcuni hanno buone probabilità di essere pubblicati. Chi decide di frequentarla non chiede di imparare a scrivere ma un metodo di scrittura, stimoli e consigli, confronti e correzioni. Spesso il potenziale scrittore manca di disciplina letteraria, inizia e non sa come andare avanti, procede e si blocca al primo ostacolo, vuole conoscere le tecniche e le strategie della narrazione, il procedimento per svolgere ricerche a supporto della sua storia, e imparare a fare l’editing della sua opera. Una scuola intensiva e di alto livello professionale come la Luiss Writing School fornisce tutti gli strumenti perché ci si senta sicuri del valore del proprio scritto prima di proporlo a un editore.

Quale sensazione vorrebbe che restasse nei suoi lettori alla fine di un suo libro?
Vorrei che restasse un’impressione forte, il desiderio di riflettere su certi temi, la suggestione procurata da alcuni personaggi. Mi piacerebbe che il lettore pensasse quello che mi ha scritto recentemente un uomo che non conosco: Cinzia volevo farti i complimenti… un libro strepitoso… l’ ho fatto leggere anche a mio padre di 84 primavere, il quale dopo averlo terminato ha esordito con “ e’ talmente bello che ora non so con che libro colmerò’ i miei momenti vuoti…”
La base storica dei suoi ultimi libri rappresenta una complicazione per lo scrittore per la documentazione che deve preparare.

Quanto tempo le dedica prima della stesura del libro?
Quello che ho voluto fare con i miei romanzi è indagare nella Storia, cercare aspetti poco conosciuti di eventi conosciutissimi. Per scrivere i miei libri faccio lunghi sopralluoghi. Ed è esattamente un legwork: lunghissime camminate nei luoghi che descrivo. Ogni dettaglio di Sole e Ombra, come lo era per l’Insonne, o per Charleston o per Il bacio della Dionea è reale, a parte ovviamente i personaggi creati da me. Leggo centinaia di libri, vedo film, documentari, fotografie d’epoca. Cerco le case in cui abiteranno i personaggi, scandaglio le strade, i parchi, i luoghi di ritrovo. Tutto è estremamente preciso per dare credibilità alla storia. Questo studio, questa ricerca, queste indagini, sono forse la parte, nella creazione di un romanzo, che mi appassiona di più.

Perché ha scelto proprio il periodo della Rivoluzione Messicana?
La storia parla dei cacciatori di piante esotiche, quegli avventurieri, botanici, naturalisti che andavano in paesi lontani a cercare piante rare da portare in Europa. Erano viaggi avventurosi in cui rischiavano la vita e spesso venivano derubati e perfino uccisi. E il Messico è tra i paesi con la più vasta varietà di piante per questo l’ho scelto. Poi ho deciso per il periodo della Rivoluzione perché è stata la prima rivoluzione del secolo, importantissima e poco conosciuta. Spesso i miei romanzi sono ambientati in periodi di guerra (la seconda guerra mondiale per L’insonne, la guerra civile spagnola per Sole e Ombra, la rivolta della Siria contro il protettorato francese in Charleston) perché è un momento in cui l’uomo dà il meglio o il peggio di sé. Uno dei protagonisti, Lucas, è un messicano che si schiera con Pancho Villa ed Emiliano Zapata contro lo sfruttamento dei peones. Un uomo buono, generoso che come Giada nasconde un segreto terribile. Sarà proprio la condivisione della parte oscura della loro vita ad avvicinarli.

In questo ultimo romanzo “Il bacio della Dionea” l’eroina spazia tra i due Mondi ed impara a fare le sue scelte, nonostante il segreto che custodisce dalla sua infanzia con grande senso di colpa. Gli elementi che ricorrono in tutti i libri di Cinzia Tani sono il mistero e la colpa. Perché?
Sì, è il confine fra il bene e il male che mi affascina. Raccontare personaggi apparentemente malvagi, come la Giada di questo romanzo, che poi trovano il modo di riscattarsi. In questo libro il tema principale forse è proprio il senso di colpa. Nel libro c’è chi lo prova fino a condizionare e distruggere la propria vita. Chi compie qualcosa di malvagio e poi trova una giustificazione per quello che ha fatto ed elimina così il senso di colpa. C’è chi ha solo bisogno di essere perdonato per perdonarsi.

Anche in questo libro ha fatto un grande lavoro di preparazione rendendo alla perfezione l’ambientazione del Messico dei rivoluzionari con i suoi colori e profumi. Lei ottiene questi risultati per la consuetudine di fare minuziosi sopralluoghi nei paesi di cui scrive e così ne assorbe anche l’atmosfera. Cosa le ha lasciato allora il nostro Sud America?
Mi sono innamorata del Sud America. Trovo eccezionale la natura, in molti posti ancora incontaminata e splendida la gente, così vitale, passionale, piena di orgoglio e dignità. E poi i colori splendenti, gli odori pungenti che ti accolgono nei meravigliosi mercati, la lingua spagnola che amo più di ogni altra per la sua musicalità, per la sua dolcezza, per la sua bellezza.

Mariella Tallari

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