Anpi e sindacati: “Il 25 aprile e il 1° maggio non si toccano”

ROMA  – Altolà di sindacati e Anpi contro l’ipotesi di accorpare alcune festività per aumentare la produttività. A farne le spese sarebbero anche le festività del 25 aprile, del 1° maggio e del 2 giugno. L’Assaciazione nazionale partigiani però annuncia battaglia e fa notare che quelle festivitá ”rappresentano il nostro passato migliore, i valori su cui si fonda la nostra Repubblica: sono, in una parola, la nostra storia. E non vanno toccate”.

”Dobbiamo essere estremamente chiari: non abbiamo, ovviamente, obiezioni di fronte ai sacrifici che possono essere chiesti ai cittadini in una fase difficile per il Paese; ma che si debba rinunciare alla storia, a quelli che sono i fondamenti comuni del nostro vivere civile, ci sembra davvero troppo. Ci sono festività -rileva l’Anpi in una nota- che nascono da consuetudini o semplici abitudini, che forse possono consentire qualche operazione. Altre, come quelle citate, rappresentano il nostro passato migliore, i valori su cui si fonda la nostra Repubblica: sono, in una parola, la nostra storia. E non vanno toccate. Non ci si dica che non ci sono altri strumenti per incrementare la produttività e far crescere il Pil – sottolinea l’Anpi -. Ci sono provvedimenti in corso di esame, da tempo preannunciati, di cui si può accelerare l’iter; e ce ne sono altri, da molti invocati (la patrimoniale, per fare un esempio) che a torto si finge di ritenere improponibili. Si faccia quello che occorre, per salvare il Paese da una crisi che non ci dà tregua”.

Un no secco arriva anche dai sindacati di categoria del turismo, secondo i quali l’accorpamento delle festività “non aumenterà il Pil, ma sarà la ‘mazzata’ finale per l’economia del turismo, già adesso in crisi”.

– Come sindacato, siamo perplessi e contrari – spiega a Labitalia Cristian Sesena, segretario nazionale della Filcams Cgil e responsabile del turismo del sindacato – per una serie di ragioni. Innanzitutto, per ragioni di natura valoriale. Stiamo parlando di festività laiche e religiose che verrebbero accorpate diluendo così il valore sociale, culturale e storico per il Paese. Poi, se l’obiettivo è quello di aumentare le ore lavorate e così di conseguenza il Pil, anche qui restiamo perplessi, perchè si va a diminuire quello che è l’apporto del turismo al prodotto interno lordo

E a rincarare la dose e’ Pierangelo Raineri, segretario generale della Fisascat Cisl.

– E’ una misura -spiega a Labitalia- che rischia di bloccare i flussi turistici che muovono tante attività, e di rallentare quindi l’industria turistica.