Rossella Urru è stata liberata

ROMA – Rossella Urru è libera. La conferma arriva dal ministro degli Esteri Giulio Terzi. Finisce così per la cooperante italiana un sequestro durato nove mesi: era stata fatta prigioniera lo scorso ottobre in Algeria.

“Si tratta di una bellissima notizia”, afferma Terzi, nell’annunciare che Rossella “sta per entrare in contatto con l’unità di Crisi: speriamo di parlarle quanto prima”.

– I familiari di Rossella Urru sono qui con me e gli ho portato i saluti del Capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha seguito personalmente, insieme al presidente del Consiglio, a me e a tutto il governo questo caso così difficile per l’opinione pubblica italiana – racconta il ministro degli Esteri.

La conferma ufficiale della Farnesina rompe un’incertezza durata diverse ore. Nel primo pomeriggio un portavoce di Ansar Dine, gruppo islamico presente in Mali, dà infatti la notizia della liberazione nel nord del Paese di un ostaggio italiano e due spagnoli prigionieri del gruppo islamico Mujwa legato ad al Qaida. La stessa fonte non fa tuttavia il nome della cooperante italiana, né dei due ostaggi spagnoli liberati.

– Ci è stato riferito che tre ostaggi sono stati liberati nella regione di Gao – dice alla Reuters il portavoce Sanda Ould Boumama.

Interpellata sulle voci di liberazione della cooperante italiana Rossella Urru, la Farnesina fa inizialmente sapere che sta verificando la notizia attraverso tutti i canali disponibili. Il ministro degli esteri Giulio Terzi segue la questione personalmente e attraverso l’Unità di crisi.

La notizia della possibile liberazione della Urru viene diffusa già in mattinata dal sito de “Il Foglio”. Secondo le fonti del quotidiano, la cooperante, sequestrata in ottobre, sarebbe stata liberata dai miliziani del Mujao (il Movimento per l’unità e il jihad in Africa occidentale) nei pressi di Timbuctù e si troverebbe ora nelle mani dei mediatori.

A casa di Rossella Urru nel pomeriggio non risponde nessuno. I genitori sono partiti, alla volta di Roma. Lo zio della cooperante rapita il 23 ottobre scorso, Mario Sulis, ammette: “Stavolta sembra proprio la volta buona”, senza però alimentare l’entusiasmo per non restare deluso come ai primi di marzo, quando poi la notizia della liberazione si rivelò falsa. A Samugheo, paese di origine di Rossella, il comune è diventato una sortadi unità di crisi: tutti davanti a tv e internet. Il paese è in festa: la gente è scesa in piazza e ci sono caroselli di auto per le strade.

I genitori di Rossella ‘’sono già a Roma con il ministro Terzi’’ e ‘’sono felicissimo, ha detto all’Adnkronos don Alessandro Floris parroco di Samugheo, paese di Rossella Urru. ‘’Sono felicissimi, ma non so dire altro perché stanno aspettando notizie più dettagliate’’, ha aggiunto.

Il rientro degli ostaggi potrebbe essere posticipato a causa di una tempesta di sabbia che avrebbe investito l’area del Burkina Faso dove dovrebbero arrivare i tre, dopo essere stati liberati nel nord del Mali. Secondo il sito del quotidiano El Mundo, un aereo militare spagnolo recupererà Fernandez e Gonyalons, mentre la Urru partirà direttamente per l’Italia.
Il ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi, commentando la liberazione, sottolinea:
– Rossella è una cooperante, una donna coraggiosa, che crede nel valore della solidarietà e della promozione del dialogo tra i popoli. E’ figlia dell’Italia migliore, quella che guarda al futuro, quella di cui possiamo tutti essere fieri. Dalle prime informazioni, sembra sia stato molto importante il contributo dato dal Burkina Faso.

Il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, ha espresso a nome del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ‘’soddisfazione per l’operazione positivamente conclusa e gratitudine per l’impegno profuso dai diversi organi dello Stato’’.

Rossella Urru è stata rapita il 23 ottobre in un campo Saharawi a Tinduf, nel sud dell’Algeria, in un’azione rivendicata dal gruppo dissidente dell’Aqmi. Originaria della provincia di Oristano la cooperante, 30 anni, è rappresentante dell’ong Comitato Italiano Sviluppo dei Popoli (Cisp) e lavora da due anni nel campo profughi saharawi di Rabuni, nel sud ovest dell’Algeria. Con lei sono stati sequestrati Ainhoa Fernandez de Rincon, dell’Associazione amici del popolo saharawi, e Enric Gonyalons, dell’organizzazione spagnola Mundobat.

Al momento del rapimento, Urru era l’unica italiana che lavora nel campo profughi saharawi, è stata la seconda connazionale nelle mani dell’Aqmi. Il 2 febbraio scorso era stata prelevata Maria Sandra Mariani, 53 anni, turista fiorentina già rilascita nei mesi scorsi. Il campo dove è avvenuto il sequestro accoglie 150 mila rifugiati. Il Cisp si occupa di questo tipo di interventi dal 1984.

La battaglia dell’indipendenza del popolo saharawi o del Sahara occidentale dura ormai da oltre 35 anni anni. Ex possedimento spagnolo abbandonato in tutta fretta alla morte di Francisco Franco, il Sahara occidentale fu annesso dal Marocco nel 1975. Da allora, i miliziani del Fronte Polisario (Fronte popolare per la liberazione del Seguya el Hamra e del Rio de Oro) rivendicano l’indipendenza del territorio, in cui hanno unilateralmente proclamato una Repubblica autonoma, e – forti del sostegno della vicina Algeria – si battono per ottenere il ritiro dei militari marocchini. Tra Rabat e Algeri vi è tuttora, a causa di ciò, un gelo diplomatico.

Secondo l’attivista mauritano Najib Tawal Ould nella notte è stato scarcerato il saharawi Maminna Ould Faqir, arrestato lo scorso 4 dicembre in Mauritania con l’accusa di aver fatto parte del commando che ha rapito i tre cooperanti. L’uomo ha lasciato il carcere di Nouakchott ed è stato accompagnato dalle autorità mauritane fuori dalla capitale “in una località ignota – ha detto l’attivista -. Non sappiamo se sia stato portato in Mali o altrove. Quello che è certo è che il suo nome faceva parte della lista dei detenuti salafiti da liberare in cambio della Urru, avanzata dal Mujao”.

I rapitori della nostra connazionale avevano subito chiesto la liberazione di Maminna Ould Faqir alle autorità mauritane. “Non è certo però che sia stato usato per lo scambio con l’ostaggio italiano”, ha precisato l’attivista.

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