Le Camere temono la manovra estiva

ROMA  – L’Italia adotta il Fiscal compact con numeri, a Montecitorio, che rivelano insofferenza verso i vincoli europei. Il timore, che serpeggia tra i partiti, é, usando un’immagine di Pier Luigi Bersani, che dopo la Spagna ”le campane possano suonare anche per noi” se non si ferma la speculazione che fa correre lo spread che rimane sempre alto, sopra i 475 punti. E la convocazione ‘ad horas’ ad agosto della commissione bilancio la dice lunga sui rischi estivi di interventi di emergenza sui conti anche se per il ministro Grilli ”la situazione non é cambiata”.

Alla vigilia dell’Eurogruppo, che oggi dovrebbe concentrarsi sulle banche spagnole rinviando l’attivazione dello ‘scudo’ salva-spread, la Camera ratifica con 368 sí – quasi un centinaio in meno della maggioranza che sostiene il governo – i trattati europei sul fiscal compact e sul nuovo meccanismo europeo di Stabilitá, l’Esm. Meccanismo che, peró, non sará operativo prima della pronuncia, a settembre, della Corte costituzionale tedesca e che, d’altra parte, il governo italiano ritiene di non dover avere la necessitá di attivare. Ma, se come conferma Confindustria, uno spread cosí alto causa perdite dello 0,9 per cento del Pil e di 140 mila posti di lavoro, l’inquietudine che gira tra i partiti é che il governo non escluda una nuova manovra. Ipotesi che Palazzo Chigi esclude: Monti avrebbe rassicurato in tal senso il leader Udc Pier Ferdinando Casini e anche il ministro Corrado Passera spiega che l’esecutivo ”ha fatto tutto quello che doveva fare”.

Ma l’imperativo, arrivato ai parlamentari della commissione bilancio di Montecitorio, di tenersi operativi in ogni momento ad agosto fa temere il peggio. Il problema, é l’allarme di Casini e Bersani, é che sono insufficienti le risposte dell’Europa in direzione di una maggiore unione fiscale e politica e che dunque, se non si attivano difese comune contro gli speculatori, ”come per i piccoli dieci indiani”, avverte il leader Pd, dopo la Spagna puó venir giú l’Italia. Uno scenario che spiega l’insofferenza verso il vincolo del pareggio di bilancio nel 2013 che rischia di tradursi in un cappio.

”Il fiscal compact – sostiene Bersani, assente come Casini e Angelino Alfano al voto finale – da solo non basta: servono meccanismi di difesa dell’euro e politiche europee di investimenti. Se si tira solo la cinghia alla fine non c’é piú niente”.

Sulla necessitá di compensare i sacrifici, necessari, con stimoli allo sviluppo sembra concordare anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano:

”E’ necessario che i sacrifici a cui siamo tutti chiamati per evitare che la crisi economica degeneri e produca ulteriori, insostenibili tensioni e ingiustizie devono tradursi in investimenti nella formazione”. Investimenti che il governo spera di mettere in moto con il decreto sviluppo e senza cedere a spinte anti-euro: ”L’euro e’ un progetto su cui non si puo’ essere incerti. E’ il nostro progetto e lo porteremo fino in fondo”

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