Siria: armi chimiche in caso attacco esterno Terzi: azione esercito rasenta pulizia etnica

DAMASCO – “La posizione del governo siriano è di non utilizzare mai armi chimiche o biologiche per risolvere questa crisi”. E’ quanto ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri siriano, Jihad al-Maqdisi, durante una conferenza stampa a Damasco.

– La nostra posizione – ha aggiunto – è di non usare mai queste armi che sono in nostro possesso se non in caso di aggressione straniera. Il nostro esercito controlla con attenzione le armi chimiche stoccate in magazini ben sorvegliati.
Il portavoce del regime di Bashar al-Assad ha poi denunciato che “ci sono gruppi terroristici che sono entrati in Siria e che invece hanno armi non convenzionali”.

Pronta la risposta del presidente Usa Barack Obama: “la Siria sarà ritenuta responsabile per le armi chimiche”, il cui uso sarebbe un “tragico” errore. “La Siria ricorrerà alle armi chimiche solo in caso di aggressione esterna. Queste armi non saranno usate all’interno del Paese contro civili innocenti”, ha detto il portavoce del ministero degli esteri siriano Jihad Maqdisi rispondendo a chi – come Israele, Stati Uniti e Francia – teme che gli arsenali proibiti possano cadere in mani sbagliate. “I depositi sono sotto il controllo dell’esercito”, ha assicurato, senza però ricordare che la coesione delle forze governative di Damasco viene erosa ogni giorno di più da defezioni e da perdite umane inflitte dai ribelli nei teatri della guerra in corso.

Le cancellerie occidentali che da giorni – sull’onda delle notizie degli scontri nel cuore di Damasco – tracciano scenari di imminente caduta del governo di al Assad sono tornate a sollevare con forza il dossier delle armi proibite in possesso delle autorità siriane, condannando la minaccia di usarle. Una minaccia “inaccettabile”, ha detto il ministro britannico William Hague. “Mostruosa”, ha rincarato il suo collega tedesco Guido Westerwelle. Mentre secondo il Pentagono il governo siriano “non dovrebbe pensare neanche un secondo di fare uso” di quelle armi. L’unica a gettare acqua sul fuoco è stata l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Catherine Ashton, affermando che “non c’è motivo di preoccupazione immediata”.

Intanto da Bruxelles, dove i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno approvato nuove sanzioni contro Damasco ed il rafforzamento dell’embargo sulle armi, il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha accusato l’esercito del regime di compiere azioni che “rasentano la pulizia etnica e i crimini contro l’umanità”.

– E’ una battaglia assolutamente inaudita di massacro della propria popolazione – ha denunciato il titolare della Farnesina, secondo il quale l’esercito “è andato ben al di là di qualsiasi altra repressione che abbiamo visto nei Paesi delle primavere arabe, è qualcosa che nel nostro mondo non deve esistere”. L’azione dell’esercito, ha sottolineato ancora, “rasenta la pulizia etnica e i crimini contro l’umanità”.
Il clima di violenza instaurato dal regime siriano crea “le condizioni più favorevoli” per il terrorismo, ha detto ancora Terzi.

– Siamo non solo preoccupati – ha sottolineato – ma anche convinti che il clima di violenza creato dal regime stia creando le condizioni più favorevoli per le organizzazioni terroristiche, non ci sono dubbi che questa situazione da guerra civile crei le condizioni perché le organizzazioni jihadiste mettano radici nel Paese.

Il ministro degli Esteri torna poi a escludere l’ipotesi di un intervento militare in Siria, dove “non c’è uno scenario libico”. E ha scandito: “Lo escludiamo così come lo esclude la Nato”.

Riferendosi al rafforzamento delle difese turche al confine con la Siria, il ministro ha ricordato che l’Alleanza atlantica si era riunita nelle settimane scorse “sulla base dell’articolo 4 per consultazioni richieste dalla Turchia”, nei confronti della quale “la solidarietà è assoluta”.

– Ma – ha chiarito – al momento non vi sono certamente delle condizioni che facciano prevedere una situazione di conflitto su larga scala come sarebbe quello della posizione nella quale la Nato di dovesse trovare obbligata ad assistere.
Il titolare della Farnesina ha quindi ricordato che “ci sono 48mila rifugiati siriani in Turchia”, che è dunque “un Paese sotto forte pressione anche sul piano economico per assisterli”.

La Commissione europea ha annunciato di avere raddoppiato i suoi aiuti urgenti ai rifugiati siriani nel paese e nelle nazioni vicine alla Siria, portandoli a 63 milioni di euro. Secondo la Commissione, infatti, gli stati membri dell’Ue hanno sbloccato oggi 27,5 milioni di euro in aiuti umanitari.

Il governo iracheno ha deciso l’apertura del valico di Qaim ai profughi siriani in fuga dopo che nei giorni scorsi Baghdad aveva respinto ogni richiesta di accoglienza.

L’esodo dei profughi prosegue anche da Aleppo verso la Turchia, da Daraa verso la Giordania e dalla regione di Damasco verso il Libano. In tutto, secondo le Nazioni Unite, si registrano 115mila profughi siriani fuggiti nei quattro Paesi confinanti, mentre non si hanno cifre delle decine di migliaia di sfollati che rimangono intrappolati nelle zone di conflitto all’interno della Siria.

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