Asse Monti – Hollande: “La fine del tunnel è vicina”

PARIGI – Monti e Hollande uniti a difesa dell’euro. Mentre diventa ufficiale il nuovo record di disoccupazione europea (11,2%) e i mercati cominciano ad anticipare il contraccolpo da delusione per eccesso di aspettative sulle prossime mosse della Bce, Francia e Italia rafforzano l’asse anti-crisi dichiarando che le prospettive di stabilitá della zona dell’euro ‘’si stanno schiarendo’’ ma richiedono l’applicazione immediata delle misure prese al vertice Ue di fine giugno.

– La posta in palio é talmente vitale che non é possibile neanche un minuto di disattenzione – ha avvertito Monti all’Eliseo dopo un incontro con il presidente Francois Hollande, il primo di un tour europeo che lo porterá oggi ad Helsinki, ‘covo’ del rigorismo europeo, e domani – proprio mentre a Francoforte si riunirá il consiglio dei governatori della Bce – a Madrid.

Ieri, in mattinata, parlando a Radio anch’io, il premier si era mostrato piú che ottimista.

– La fine del tunnel sta cominciando a illuminarsi – ha assicurato -. Noi e l’Europa siamo vicini alla fine del tunnel.
Ed aveva aggiunto:

– E’ molto importante che tutti in Europa ci impegniamo a far sí che l’euro non sia fattore di disintegrazione. La chiave di volta deve essere l’attuazione senza ritardi delle decisioni prese a Bruxelles.

Al termine della colazione di lavoro all’Eliseo, Hollande ha usato piú o meno le stesse parole:
– Oggi abbiamo riaffermato la nostra volontá di impegnarci e di fare tutto il possibile affinché le decisioni del Consiglio europeo siano applicate e la zona euro sia difesa, preservata, consolidata.

E annunciando un vertice bilaterale Italia-Francia ad ‘’inizio dicembre a Lione’’, Hollande ha sottolineato che la ‘’qualitá’’ delle relazioni tra Roma e Parigi ‘’è un elemento molto importante per regolare le questioni che sono di nostra responsabilità, nei giorni a venire, per rafforzare e consolidare la zona euro’’. Negli stessi momenti però, da Berlino, il ministero tedesco delle Finanze gelava le aspettative di chi si era illuso che le aperture della cancelliera Merkel sull’acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce potesse preludere ad un cambiamento di linea ancora più radicale. Oltre a ribadire il no agli Eurobond, Berlino ha confermato l’opposizione all’ipotesi di concedere una licenza bancaria al fondo di salvataggio europeo Esm, che consentendogli di rifinanziarsi presso la Bce ne moltiplicherebbe praticamente all’infinito la potenza di fuoco (ora limitata a 500 miliardi).

– Il trattato costitutivo dell’Esm non prevede per il fondo una licenza bancaria – ha dichiarato all’Ansa il portavoce tedesco – e noi non ne vediamo del resto alcuna necessità.

Il portavoce ha inoltre smentito che ‘’sul tema ci siano attualmente discussioni’’ o ‘’riunioni segrete’’. Secondo il quotidiano Sueddeutsche Zeitung, nonostante l’opposizione di Berlino e Bundesbank, trattative per concedere la licenza bancaria all’Esm sarebbero invece in corso con il sostegno di Francia, Italia e di membri dell’Eurotower. Un super Esm consentirebbe alla zona dell’euro di tenere sotto controllo la ‘febbre’ da spread e di ridurre le enormi disparità dei costi di finanziamento dei debiti pubblici tra i 17 stati che condividono la moneta unica.

In una dichiarazione scritta, diffusa al termine dell’incontro, Monti e Hollande si sono ‘’felicitati’’ per le recenti dichiarazioni del presidente della Bce Mario Draghi (che ha annunciato un intervento senza condizioni e tabù) ed hanno ricordato che ‘’diversi Paesi della zona euro devono oggi rifinanziarsi a tassi di interesse troppo elevati, malgrado stiano portando avanti le difficili ma necessarie riforme economiche’’. Un riferimento diretto a Italia e Spagna.

L’eurosummit ha individuato un meccanismo di stabilità per gli spread legato ai fondi salva Stati (all’Efsm e poi all’Esm, la cui entrata in vigore è condizionata ad una sentenza della Corte costituzionale tedesca prevista per il 12 settembre).
– I meccanismi di stabilità sono stati precisati e ora devono essere applicati – ha insistito Hollande.

Ma lo ‘scudo’ può essere avviato solo se un Paese ne fa richiesta. La scorsa settimana il governo spagnolo ha ammesso di non potere continuare a finanziare il proprio debito ai tassi attuali (sopra il 7%) ma ha anche giurato e spergiurato che non farà alcuna richiesta di assistenza all’Efsf, che gli toglierebbe altra sovranità in politica economica.

Rajoy continua a rifiutare il pressing discreto dei partner. Punta piuttosto in un intervento calmieratore della Bce in agosto in attesa che dopo settembre possa muovere i primi passi l’Esm, rafforzato dalla licenza bancaria. Una scommessa ancora tutta da vincere.