Germania: Bene Draghi, aiuti condizionati

BERLINO – Con il presidente della Bce Mario Draghi e, se non proprio contro, a una certa distanza dalla Bundesbank di Jens Weidmann. All’indomani del meeting del board dell’Eurotower e delle parole del banchiere italiano – che hanno spedito le borse sulle montagne russe -, i commenti in Germania omaggiano i piani di Francoforte: acquisto di bond nel prossimo futuro, ma condizionati da riforme e dalla richiesta formale di aiuti ai fondi salva-Stati.

Un piano ‘’intelligente’’ per la Sueddeutsche Zeitung, ‘’saggio e urgentemente necessario’’ per il Financial Times Deutschland (Ftd), che descrive la mossa del banchiere come un ‘’compromesso ineccepibile’’ tra le richieste dall’Europa del sud e le preoccupazioni del nord, Germania in testa.

Per il Frankfurter Rundschau ora i politici rigoristi devono decidersi: se rifiutano l’acquisto di Bond rischiano un’escalation della crisi. Ma se sono gli ‘’aiuti senza condizioni’’ a contrastare, allora le parole di Draghi offrono l’occasione di ‘’una cooperazione’’, che é cosa diversa dalla dipendenza. Quella di Draghi per l’Ftd è infatti ‘’una strategia su cui ci si può accordare, perchè pone condizioni a tutte le parti. Ai Paesi in crisi, per cui la prospettiva dell’acquisto di Bond da parte della Bce potrebbe essere un argomento decisivo per chiedere l’aiuto europeo. E agli Stati come la Germania, che dovranno concedere l’attivazione dei fondi salva-Stati prima che la Bce possa anche solo pensare di agire’’.

‘’Tutto in armonia?’’, si chiede Ftd. ‘’Sarebbe stato bello, per non intralciare l’effetto psicologico degli annunci di Draghi. Ma dalla Germania sono arrivate resistenze’’ con l’astensione di Weidmann. Che del resto, ricorda Handelsblatt, aveva espresso contrarietà a tutte le misure anti-crisi ventilate da Draghi: acquisto di bond, allentamento dei criteri per le garanzie sui prestiti, nuovi Ltro, unione bancaria sotto la Bce. Quella di ‘’rompere l’unità della Bce in questa situazione’’, scrive Ftd, è stata però una scelta ‘’poco intelligente’’ da parte di Weidmann: ‘’il presidente della Bundesbank fomenta sfiducia in una situazione in cui serve creare fiducia’’ e ‘’in più si isola’’.

Non solo, infatti, i banchieri rigoristi di Austria, Lussemburgo, Finlandia e Paesi Bassi hanno votato con Draghi, ma lo ha fatto ‘’anche Joerg Asmussen, il secondo tedesco nel consiglio Bce’’ e uno dei sei membri nominati del board. In assenza di protagonisti politici decisi a risolvere la crisi del debito, per Handelsblatt è proprio Draghi l’unico ‘’a sporcarsi le mani’’. E in fondo è molto più semplice così:

‘’Se dovesse arrivare l’inflazione tanto temuta in Germania’’ – come ventilato ieri, certamente non a caso, dal ministro dell’Economia tedesco Philipp Roesler -, ‘’si puo’ sempre dare la colpa a Draghi, ai Paesi del sud, agli italiani’’

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