Estorsione Berlusconi, manette per presidente F. Siciliane Sudamerica

NAPOLI – L’italo-argentino Carmelo Pintabona, esponente dell’Mpa e presidente della Federazione associazioni siciliane in Sud America (Fesisur), chiese cinque milioni di euro a Berlusconi per conto di Valter Lavitola, con la minaccia di rivelare ai pm, in caso contrario, “circostanze di fatto penalmente rilevanti e pregiudizievoli per la sua posizione giuridica e per la sua immagine pubblica”. E’ l’accusa che ha portato in carcere lo stesso Pintabona e che ha visto emettere una nuova ordinanza di custodia nei confronti di Lavitola, l’ex direttore del quotidiano “L’Avanti!” già detenuto per corruzione internazionale nell’inchiesta sui finanziamenti all’editoria. Francesco Altomare, indagato, è a piede libero.

L’inchiesta è condotta dai pm di Napoli Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco. L’ex presidente del Consiglio potrebbe essere convocato dai pm della Procura di Napoli che indagano sul tentativo di estorsione ai suoi danni.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Lavitola, all’epoca latitante in America Latina, avrebbe chiesto a Pintabona di rivolgersi all’allora premier Berlusconi perché gli elargisse una somma di danaro. La circostanza fu rivelata dallo stesso Lavitola durante un interrogatorio nel carcere di Poggioreale il 25 aprile scorso. Pintabona e Altomare, secondo l’accusa, avrebbero fatto ‘’da trait d’union tra Lavitola e Berlusconi’’, chiedendo a quest’ultimo 5 milioni.

Lavitola e Pintabona sono accusati anche di trasferimento fraudolento di beni, in particolare in alcuni passaggi di proprietà di immobili di Lavitola in Brasile che sono stati poi intestati all’italo-argentino. Le indagini si sono concentrate anche sui supporti logistici, operativi e finanziari su cui il giornalista ha potuto contare in Italia durante la latitanza sudamericana cominciata il 14 ottobre 2011.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Pintabona è stato la figura centrale per l’ex direttore de “L’Avanti!” nel corso della latitanza. “È la persona che Lavitola ha inviato al presidente Berlusconi dandogli mandato di avanzare una richiesta estorsiva pari a cinque milioni di euro”: si evince dall’ordinanza di custodia cautelare notificata ai due dalla Guardia di Finanza. Uno dei testi sentiti dai pm, l’avvocato Fredella, “ha dichiarato che, quando si recò in Argentina per incontrare Lavitola, Pintabona non solo lo andò a prendere in aeroporto per portarlo da Lavitola, ma addirittura gli fece da autista”. Pintabona, inoltre, con la complicità di Francesco Altomare, “è il protagonista dell’operazione economico – finanziaria di reimpiego” del denaro di Lavitola, operazione – nitidamente descritta per telefono dallo stesso Pintabona – anch’essa finalizzata a favorire la latitanza del medesimo più volte menzionato Lavitola”. Per il gip, “sempre in tale ottica devono essere letti i continui riferimenti fatti da Lavitola e dalla di lui moglie Maria Stella Buccioli nel corso delle numerose conversazioni intercettate all’interno della sala colloqui del carcere di Poggioreale, conversazioni nel corso delle quali il riferimento a Carmelo Pintabona come personaggio chiave appare costante”.

L’ex direttore de “L’Avanti!” è già indagato a Napoli assieme al senatore Pdl Sergio De Gregorio, – la cui richiesta di arresto è stata invece respinta dal Senato – con l’accusa di aver indebitamente percepito contributi per circa 23 milioni di euro attraverso la International press, società editrice del quotidiano. Per questa vicenda il 9 ottobre Lavitola andrà a giudizio immediato. Lavitola è indagato anche a Bari assieme a Berlusconi per avere istigato l’imprenditore Giampaolo Tarantini a rilasciare false dichiarazioni ai magistrati che indagano sul giro di escort e sulle feste nelle residenze dell’ex premier.

Già in passato i magistrati napoletani avevano inviato una convocazione all’ex premier per ascoltarlo in relazione ai fatti al centro delle indagini su Lavitola. In questo nuovo filone investigativo, l’ipotesi accusatoria è che all’ex presidente del Consiglio siano state avanzate richieste di denaro dietro la più o meno velata minaccia di rivelare all’autorità giudiziaria fatti ritenuti pregiudizievoli per la sua posizione giudiziaria o la sua immagine pubblica.

Anche gli avvocati Alessandro Sammarco, uno dei difensori di Berlusconi, e Eleonora Moiraghi sono indagati per l’ipotesi di induzione a non rendere dichiarazioni o rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria. L’ipotesi di reato si riferisce al viaggio che i due legali organizzarono in Argentina per contattare Lavitola, all’epoca latitante.

Chi è Pintabona?
CARACAS – Pintabona, messinese classe 1950 emigrato a soli 6 anni in Argentina, è ingegnere agronomo ed è sempre stato molto attivo all’interno della collettività italiana, specialmente siciliana, mirando a sviluppare i rapporti economici e culturali tra la Sicilia e la nazione sudamericana. Proprio per i suoi ‘meriti’ il 16 febbraio 2011 è stato insignito dell’onorificenza dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana in occasione del ricevimento offerto dal Console Generale D’Italia Giancarlo Curcio per la sua partenza da Buenos Aires.

Nel 2008 Pintabona si è candidato alla Camera per il Movimento per l’autonomia (Mpa), fondato da Raffaele Lombardo, allora alleato di Forza Italia, raccogliendo 3746 voti, 3024 in Argentina. Nel 2010, come vicepresidente della Camera di Commercio siciliana in Argentina, ha accompagnato a Palazzo Grazioli dal cavaliere il tuttora governatore della provincia di Salta, Juan Manuel Urtubey.

Pintabona era anche a contatto con Esteban ‘Cacho’ Caselli, responsabile per gli italiani all’estero del Pdl, indagato per frode elettorale e falsificazione delle schede durante le politiche del 2008. Pintabona era la persona che Caselli avrebbe voluto nominare come vicecoordinatore PdL per l’America del Sud, ma Pintabona rifiutò.

In occasione della campagna elettorale, in una nota-stampa l’Istituto Italiano Fernando Santi definì Pintabona come una persona “inaffidabile sul piano politico” evidenziando “alla comunità siciliana in Argentina la spregiudicata condotta sul piano personale, morale e politico”. Conclusione dell’Istituto: le comunità siciliane sono invitate “ad indicare la loro libera espressione di voto nei riguardi di altri candidati più credibili, siciliani o di altre regioni, per la loro correttezza, coerenza ideale e continuità politica”.

Si sottolineava inoltre la necessità che venissero svolte “da parte degli organismi amministrativi e giudiziari, controlli in ordine alla ritualità e legittimità dei finanziamenti di cui alla legge 55/80 e 38/84 ottenuti da organismi operanti in Argentina, rappresentati dall’Ing. Carmelo Pintabona”.

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