Siria: Rischio contaggio per Turchia e Iran

ANKARA – Si complica e crea turbolenze crescenti sullo scacchiere regionale, in particolare fra Turchia e Iran, la crisi siriana, mentre Bashar al Assad, la cui caduta ‘imminente’ è annunciata da settimane, sembra rafforzarsi, vincendo la battaglia di Aleppo. Una soluzione militare nel sanguinoso scontro interno fra il regime alawita e i ribelli sunniti – di cui fanno le spese per prime le minoranze e in particolare i cristiani – non sembra in vista.

Le due potenze regionali più coinvolte nella crisi intanto ridanno spazio alla diplomazia. L’Iran sciita, che appoggia il presidente sciita alawita siriano, ha convocato a Teheran una conferenza ‘consultiva’ con una trentina di paesi – fra cui Russia e Cina – che non aderiscono al fronte ‘sunnita e occidentale’ anti-Assad.

Nella Turchia sunnita, che sostiene i ribelli, è in arrivo Hillary Clinton. Il segretario di stato Usa sarà ad Ankara domenica. Le perturbazioni regionali attorno alla Siria si fanno più inquietanti. Ankara ora accusa Damasco di appoggiare i ribelli separatisti curdi del Pkk, da fine luglio impegnati in una forte offensiva nel Kurdistan turco che ha fatto quasi 150 morti. Ieri il Pkk ha colpito anche dall’altra parte del paese, vicino a Smirne, uccidendo in un agguato un soldato turco e ferendone altri 11.

Il ministro degli esteri Ahmet Davutoglu ha accusato la Siria di armare il Pkk. E Damasco accusa Ankara di aiutare e armare, con Arabia saudita e Qatar, i ribelli siriani ospitandone sul proprio territorio le basi arretrate. Il premier islamico nazionalista turco Recep Tayyip Erdogan ha minacciato di colpire il Pkk anche in territorio siriano se da lì verranno gli attacchi diretti. La situazione fra i due paesi è già incandescente da quando a fine giugno è stato abbattuto lungo le coste siriane un jet turco. Si fa intanto sempre più complicato anche il rapporto fra Turchia e Iran.
Il capo di stato maggiore iraniano Hassan Firouzabadi ha accusato Ankara di incoraggiare il ‘bagno di sangue’ in Siria armando i ribelli e ha avvertito che dopo la Siria potrebbe essere ‘’il turno’’ della Turchia. Parole che hanno suscitato una dura reazione di Ankara. Ieri Teheran ha sospeso l’esenzione dei visti per i cittadini turchi. I rapporti, già complicati, si stanno anche tendendo fra Turchia e Iraq. Il governo di Bagdad ha annunciato una imminente ‘’rivalutazione’’ delle relazioni con Ankara.

Insomma la crisi siriana sta scoprendo nervi in tutto il Medio Oriente seppellendo la strategia ‘’zero problemi con i vicini’’ teorizzata negli scorsi anni da Erdogan e Davutoglu. Preoccupa inoltre il numero in continuo aumento dei combattenti jihadisti stranieri, diversi dei quali legati a Al Qaida, che stanno confluendo verso la Siria attraverso la frontiera turca. Potrebbero complicare gli scenari di un ipotetico dopo-Assad. La stessa Hillary Clinton ha messo in guardia da Pretoria contro l’afflusso di ‘’combattenti terroristi’’.

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