Berlusconi: “Non ho deciso, ma se il Paese chiama…”

PARIGI – Dalla politica italiana a quella europea, passando per le dinamiche interne del Pdl e le sue vicende giudiziarie. E’ un Berlusconi a tutto campo quello che si racconta al quotidiano francese Liberation, in una lunga intervista che pubblicata oggi in versione cartacea e online.

Primo argomento, come prevedibile, il suo possibile ritorno alla guida del Pdl per le prossime elezioni:
– ‘Tutto il partito, a cominciare dai deputati, mi chiedono di tornare per beneficiare della mia popolarità in campagna elettorale – spiega l’ex Premier – Non ho ancora deciso ma una cosa è sicura: sono sempre stato al servizio del mio Paese.
Se il ritorno dovesse avvenire, ribadisce poi, sarebbe sotto la spinta del ‘’senso di responsabilità verso il mio Paese e forse l’amarezza di non aver fatto tutto ciò che volevo’’. Berlusconi torna poi sulle circostanze del suo addio, respingendo l’ipotesi, evocata dall’intervistatore, di una ‘’azione concertata’’ di Francia e Germania per spingerlo all’abbandono.

– Non ne so niente e non ci credo – dichiara, precisando di essersi dimesso per ‘’far nascere un governo di tecnici che beneficiasse dell’appoggio di maggioranza e opposizione, al fine di poter finalmente cambiare la struttura dello Stato e fare dell’Italia un Paese governabile come la Francia”.

– Sfortunatamente, per il momento, così non è stato – comenta -. Sono stato il solo presidente del Consiglio della storia della Repubblica a dimettersi quando aveva ancora la maggioranza alle due Camere del Parlamento e senza un voto di sfiducia.

E ricorda:
– L’opposizione e la stampa attribuivano al mio governo gli spread elevati tra i tassi tedeschi e italiani, e l’evoluzione negativa dei mercati. Pur non essendo convinto da questa analisi, ho accettato di ritirarmi per senso di responsabilità. Tutto ciò che è stato fatto dal governo Monti, l’avevamo già messo in un decreto legge.

A proposito di Mario Monti, Berlusconi ribadisce il sostegno del Pdl al suo esecutivo, ma con un piccolo distinguo:
– Abbiamo sostenuto lealmente il governo Monti, e questo si è manifestato in parlamento con 34 voti di fiducia. Ma è vero che si tratta di un sostegno critico, un pungolo per l’adozione di riforme costituzionali e di misure per la crescita.
L’intervista passa poi dall’Italia all’Ue, e in particolare all’ipotesi di un’uscita del nostro Paese dall’euro, che l’ex Premier avrebbe definito ‘non una blasfemia’.

– Non ho mai usato quell’espressione – precisa Berlusconi -. Al contrario, ho sempre affermato che l’uscita dall’euro di uno o più Paesi provocherebbe la disintegrazione dell’eurozona. Sarebbe il fallimento di un progetto storico di un’Europa unita, e nessuno può auspicarlo. Se l’ipotesi di un’uscita dalla moneta unica è stata evocata – aggiunge – è solo per far cambiare direzione alla posizione tedesca. Ma nel Pdl riteniamo tutti che l’uscita dall’euro sarebbe un disastro. Da parte mia, ho solo detto che di fronte all’intransigenza sulla disciplina di bilancio e al rigore, che sono obiettivi importanti ma insufficienti se non si prendono come controparte misure sulla crescita, il problema di un’uscita dall’euro finirà per porsi inevitabilmente, almeno per salvare la forza produttiva del nostro Paese.

In chiusura, una parentesi sulle vicende giudiziarie in cui Berlusconi è coinvolto, sui presunti giri di escort nella sua villa di Arcore.

– Sono sempre stato assolto, e sarà così anche per il processo Ruby – afferma l’ex Premier -. Una parte estremista e politicizzata della magistratura ha cominciato a perseguitarmi da quando sono entrato in politica nel 1994, e non ha più smesso. Gli italiano lo hanno capito, ed è per questo che sono con me.

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