Grecia, tagli per 13,5 mld ma Saramas chiede tempo

ATENE – Il premier greco Antonis Samaras chiede ufficialmente più tempo ai creditori internazionali della Grecia per fare le riforme. Poche ore prima di un incontro con il presidente dell’ Eurogruppo Jean-Claude Juncker, in una intervista al tedesco Bild, Samaras spiega che “chiediamo soltanto un po’ più di respiro per far girare l’economia e aumentare gli introiti statali. Più tempo non significa automaticamente più soldi”.

Samaras ha spiegato che “stiamo facendo progressi, stiamo riducendo il numero complessivo dei dipendenti pubblici”, prospettando “presto un servizio pubblico ridimensionato, in miglior salute e decisamente più efficiente”.

Per il premier greco una ‘Grexit’, cioè l’uscita della Grecia dall’euro sarebbe catastrofica:

– Ci sarebbero almeno cinque anni di recessione e la disoccupazione salirebbe al 40%. Un incubo per la Grecia: crollo economico, dramma sociale e una crisi senza precedenti della democrazia.

Tredici miliardi e mezzo di tagli, ben due in più degli 11,5 inizialmente richiesti dalla troika (Ue, Bce e Fmi). La pesante sforbiciata alla spesa pubblica della Grecia sarà graduale per attenuare l’impatto sociale delle impopolari misure che il governo greco è costretto a varare. Al collega lussemburghese Samaras sottoporrà il piano per cercare di convincerlo – come farà pure a Berlino venerdì prossimo, quando incontrerà la cancelliera Angela Merkel – a concedere alla Grecia una proroga di due anni nella tabella di marcia per abbattere il deficit greco al di sotto del 3% del Pil. Ufficialmente, comunque, il nuovo pacchetto sarà presentato prima del ritorno della troika ad Atene il mese prossimo.

Intanto in giornata a Berlino alcuni parlamentari tedeschi si sono detti ottimisti circa la possibilità di “aggiustamenti” nell’ambito delle misure finanziarie richieste al governo di Atene anche se – hanno ribadito – gli impegni concordati devono essere sostanzialmente mantenuti. Le nuove misure previste dai tecnici greci prevedono tagli per 13,5 miliardi e non per i previsti 11,5 perché il ministero delle Finanze ha calcolato che dopo che saranno entrati in vigore le nuove riduzioni agli stipendi e alle pensioni, le entrate fiscali e i contributi previdenziali diminuiranno provocando un “buco” nel bilancio di altri due miliardi di euro. “E’ chiaro che manterremo i nostri impegni”, ha detto il ministro delle Finanze Yannis Stournaras parlando con i giornalisti al termine di un incontro con Samaras.

Stournaras non ha però accettato di parlare dell’eventuale ricorso alla misura della messa in mobilità degli impiegati statali in eccedenza sempre allo scopo di ridurre la spesa del settore pubblico. Il ministro si è limitato a dire che la misura “sarà diversa da quella attuata in passato”, riferendosi a quanto fatto con scarsi risultati dal precedente governo. La nuova versione della messa in mobilità dovrebbe comunque essere annunciata entro la fine del mese. Di certo, per ora, si sa soltanto che pensioni e altri sussidi previdenziali saranno ridotti di 5,2 miliardi di euro per garantire allo Stato un risparmio netto di 4,6 miliardi. Inoltre, sempre per risparmiare sulle spese, sarà quasi di certo aumentato da 15 a 20 anni il periodo minimo di lavoro necessario per poter godere della pensione minima di 485 euro.

A risentire dei tagli saranno tutti quei pensionati statali che ricevono ogni mese più di 700 euro (previste riduzioni dal 2 al 15%) ma anche le pensioni degli agricoltori saranno decurtate mensilmente di 30 euro. Saranno ridotti, ma in maniera meno pesante, anche gli stipendi degli agenti di polizia e dei militari.

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