“Grexit”?

Il Primo Ministro greco Antonis Samaras ha spiegato, in occasione di un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, le ragioni del suo Governo. «I tedeschi riavranno i loro soldi, lo garantisco personalmente. Chiediamo soltanto un po’ più di respiro per far girare l’economia ed aumentare gli introiti statali».
«Una “Grexit” sarebbe devastante per la Grecia e pericolosa per l’Europa» ha aggiunto. «Gli sconvolgimenti sociali potrebbero divenire molto contagiosi. Combinati all’instabilità del Medio Oriente, diventerebbe un incubo geopolitico che oltrepasserebbe le nostre frontiere».
Samaras ha infine posto in evidenza le difficoltà riscontrate nel realizzare le riforme a fronte dell’attuale quadro di grande incertezza. «Come potrei privatizzare le imprese pubbliche, quale imprenditore accetterebbe di investire da noi in euro per riavere indietro dracme?». «Una folta schiera di dirigenti europei – ha concluso – continua a speculare pubblicamente su una potenziale uscita dal sistema della moneta unica. Questo deve finire».
Un messaggio estremamente chiaro per la Germania che il Premier lancia proprio alla vigilia del suo viaggio a Berlino, dove incontrerà la Cancelliera Angela Merkel per discutere del momento tanto delicato.
Ai progressi ostentati da Atene, in merito ad un parziale ridimensionamento della macchina pubblica e ad una sua maggiore efficienza generale, ha fatto eco la voce del Presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker facendo riemergere non poche preoccupazioni. «La verità è che la Grecia soffre una crisi di credibilità e, per quanto riguarda l’immediato futuro, la palla è nel campo della stessa Grecia: è la loro ultima possibilità». Un’affermazione decisa, in parte smorzata da una chiosa. «Il consolidamento delle finanze di Atene rappresenta la priorità numero uno. Sono totalmente contrario alla loro eventuale uscita dall’eurozona. Ad ogni modo nessuna decisione definitiva verrà presa prima di ottobre. Aspettiamo il rapporto della Troika».
Saranno proprio gli inviati di Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale a fare chiarezza sui progressi compiuti dal Paese. Il programma di riforme concordato con i creditori internazionali è comunque la condizione per la continuazione del piano di aiuti.
Ad agitare ulteriormente le acque ci ha pensato poi il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, affermando che «dare più tempo alla Grecia per fare i tagli alla spesa non risolverà i suoi problemi». Queste le sue parole in una intervista alla radio tedesca SWR, cui ha contestualmente aggiunto che «va riconosciuta» la difficile situazione del governo di Atene. Ad ogni modo, «più tempo non è una soluzione del problema» ha proseguito spiegando che dare tempo «significa più soldi» e che, purtroppo, «l’Europa ha raggiunto il limite sostenibile».
In questo scenario prende forma l’incontro tra Parigi e Berlino che evidentemente non sarà incentrato soltanto su contenuti economici, ma toccherà anche temi «profondamente politici» e con «uno sguardo rivolto al futuro del Continente nel suo insieme», ha fatto sapere la Merkel. Si renderanno necessari tuttavia degli sforzi supplementari per armonizzare le diverse posizioni di Francia e Germania, apparentemente sempre più lontane, sulle possibili soluzioni da approntare per risolvere la crisi dei debiti sovrani. Berlino ha appena emesso titoli a due anni a tasso zero. Una prova tangibile del suo potere e degli squilibri oggi esistenti. I dissidi sono evidenti ed una traccia del malessere potrebbe essere rintracciata nella mancata conferenza stampa congiunta dei due Leader dopo l’incontro: il presidente Hollande parlerà infatti ai soli giornalisti transalpini presso l’Ambasciata di Francia.
Un calendario diplomatico sempre più fitto in seno ad una settimana imperniata sul dossier greco e sulla crisi in Siria.

Luca Marfé
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