Legge elettorale, Letta: “C’è l’accordo” Ma il Pdl frena

ROMA – Qualche incertezza c’è: secondo Enrico Letta l’accordo sulla legge elettorale è ‘’a portata di mano’’ (in un primo momento addirittura ‘’già fatto’’), mentre per Maurizio Gasparri è tutto in alto mare per via dei collegi (voluti dal Pd ma aborriti dagli ex An e dall’Udc, che chiedono invece il ritorno alle preferenze). Ma al di là degli ‘’annunci intempestivi’’ di Letta il borsino della riforma ha quotazioni in rialzo e in molti scommettono che la riunione del comitato ristretto del 29 agosto al Senato sarà quella decisiva. A complicare le cose c’è la grana del voto anticipato, tema intrecciato all’approvazione della nuova legge elettorale. In caso di intesa e approvazione lampo, si potrebbe andare al voto a fine novembre. Bersani e Casini sarebbero d’accordo e il boccino è in mano a Berlusconi, che deve far sapere se il voto a novembre lo interessa. Fino ad oggi indicato come il più strenuo difensore della scadenza naturale della legislatura, il Cavaliere, secondo alcuni, avrebbe cambiato idea, dando un sostanziale via libera, qualora il Quirinale decidesse in questo senso, al voto in autunno.
Di sicuro resta il fatto che l’addio al ‘Porcellum’ è la precondizione posta da Giorgio Napolitano per valutare questa l’opzione urne anticipate. Ma l’accordo di massima raggiunto tra gli sherpa dei tre partiti della ‘strana maggioranza’, Pd, Udc e Pdl, lascia più di uno insoddisfatto. L’intesa punta a un premio del 15% al primo partito (non alla coalizione come chiedevano i democratici). Per la scelta dei parlamentari, invece, si tornerebbe ai collegi uninominali e non alle preferenze, volute dagli ex An e dall’Udc. In più ci sarebbe con una quota riservata a un listino bloccato.

La scelta di abbandonare le preferenze non piace a Gasparri, ma anche il segretario Lorenzo Cesa è critico. Pur confermando che ‘’le condizioni’’ per arrivare a un accordo la prossima settimana ci sono, ribadisce che la posizione del partito non cambia: ‘’Le preferenze restano lo strumento più affidabile per restituire ai cittadini la scelta di chi mandare in Parlamento’’. Sul fronte del Pd, invece, Dario Ginefra punta il dito contro il listino bloccato, che trasformerebbe la riforma in un ‘’porcellinum’’ e Giorgio Merlo ricorda che la parola finale spetta al Parlamento, il resto è ‘’gossip estivo’’. A tuonare contro la riforma è il leader dell’Idv: per Antonio Di Pietro ‘’i furbetti della maggioranza’’ stanno lavorando a un ‘’superporcellum’’ per ‘’mettere ai margini le forze politiche scomode come l’Idv e creare ad arte una situazione che renda inevitabile continuare con il governo Monti e con la assurda maggioranza che lo sostiene’’.

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