Il Pd gela la grande coalizione L. Elettorale: ultimi ostacoli

ROMA – Il Pd, assicura Pier Luigi Bersani, è ‘’pronto ad ogni evenienza’’, voto nel 2013 o anticipato che sia. L’unica prospettiva, che i democratici sembrano escludere, è quella di un remake di grande coalizione.

– E’ una parentesi non ripetibile – è la convinzione del leader Pd anche se uno dei suoi possibili alleati, l’Udc di Pier Ferdinando Casini, ancora crede in un Monti bis. In realtà, almeno per ora, il vero dilemma dei partiti è la riforma della legge elettorale con un accordo a portata di mano ma un clima di sospetti incrociati che potrebbe ancora far fallire la trattativa.

C’è un minimo comune denominatore che unisce i principali azionisti della ‘strana maggioranza’ del governo tecnico: sia il Pd, per voce di Pier Luigi Bersani, sia il Pdl, per ammissione di Maurizio Lupi, chiedono all’esecutivo un ‘’cambio di passo’’, meno attenzione al rigore dei conti e più all’economia reale e alla crescita.

Ieri, per oltre otto ore, Monti e i ministri hanno passato al vaglio vari dossier, senza però prendere alcuna decisione, rinviata al prossimo consiglio. Sulla capacità di rilanciare la crescita, così come sull’andamento dei mercati, si misurerà a settembre anche la tenuta della maggioranza ed i calcoli dei partiti sull’opportunità di anticipare le urne. Certo l’ipotesi di un voto a novembre sembra allontanarsi anche se si raggiungesse un’intesa sulla legge elettorale. Perchè, come spiega il costituzionalista Augusto Barbera, ‘’se anche ci fosse un accordo di massima entro agosto, occorrerebbero almeno un paio di mesi per perfezionarlo e disegnare i nuovi collegi porta via molto tempo’’.

Ma nessuno esclude che, una volta approvata la legge di stabilità a dicembre, possa partire il count down con urne a febbraio-marzo. Solo la prossima settimana si capirà se gli ottimisti, come Enrico Letta o Rocco Buttiglione, hanno ragione e l’intesa è davvero a portata di mano. Se sul premio, intorno al 15 per cento, al primo partito sembrano tutti d’accordo, resta un rebus come eleggere i parlamentari.

Bersani chiede una quota ‘’significativa’’ di collegi uninominali, da associare ad una quota minima di liste bloccate. Ma il ‘’partito delle preferenze’’ non ha del tutto capitolato: nel Pd il vicesegretario Enrico Letta torna a metterle sul tavolo della trattativa pur di cambiare il Porcellum. E nel Pdl resta forte la pressione degli ex An. Una ‘’buona mediazione’’, la proposta di Ignazio La Russa, è ‘’quella di Casini: alla Camera le preferenze e al Senato i collegi sul tipo del sistema in vigore per le provinciali’’.

Solo dalla riforma del Porcellum si potranno delineare scenari futuri. Il Pd nel frattempo ha dato di fatto il via alla campagna elettorale e a ottobre presenterà ‘’10-15 punti’’ del programma per stringere le alleanze. In questo campo sembra che l’Udc ci sarà senza però entrare nel centrosinistra.

– Dopo l’esperienza berlusconiana – sostengono esponenti dell’Udc – bisogna voltare pagina, quindi un’alleanza col Pd sì ma partecipare alle primarie del centrosinistra come se ne fossimo parte, no.

La prima opzione di Casini resta comunque un Monti bis. Che però non sembra trovare grandi proseliti neanche nel Pdl. Se Franco Frattini considera ‘’da sciagurati dire no’’ alla grande coalizione, anche il moderato Maurizio Lupi si unisce agli ex An che vedono come fumo negli occhi nuove ‘’ammucchiate’’. Chi nel centrodestra, avverte Maurizio Gasparri, non crede al ritorno della politica ‘’o si è già arreso, lasci il campo e non intralci’’.