Monti a Bruxelles: “Non fermiamoci adesso”

ROMA – Prima di incontrare Angela Merkel a Berlino, dove chiederà di non interrompere il cammino intrapreso per ridare stabilità all’Eurozona, Mario Monti vola a sorpresa a Bruxelles per bersi un “caffé informale” con il presidente della Commissione Ue, José Manuel Durao Barroso. Un incontro “nato e organizzato all’ultimo momento”, assicurano a palazzo Chigi. Una trasferta ‘last minute’ che tuttavia va inquadrato nella complessa partita che si sta giocando sullo scacchiere europeo. Il primo viaggio ufficiale di Monti da presidente del Consiglio fu proprio a Bruxelles: un modo per sottolineare che il metodo intergovernativo non doveva prevalere su quello comunitario. Destinatario di quel messaggio era, allora, l’asse Merkel-Sarkozy. Ora all’Eliseo c’è Francois Hollande, alleato di Monti nel braccio di ferro con Berlino all’ultimo Vertice Ue. Ma da qualche tempo le cose sembrano cambiate.

La crisi del debito sovrano morde meno in Francia e ciò fa perdere slancio al pressing di Hollande sulla Germania. Il risultato è che oggi Parigi e Berlino appaiono più vicine, come dimostra il gruppo di lavoro avviato da Schaeuble e Moscovici. Ecco perché la visita di Monti a Bruxelles può leggersi come un implicito messaggio: ben venga la spinta del tandem Parigi-Berlino, purché sia complementare e non alternativa al metodo comunitario. Insomma l’Italia non intende essere lasciata indietro. A palazzo Chigi negano che la tappa di Bruxelles abbia questa finalità. Dietro anonimato, però, fonti di governo ammettono che una simile lettura “può far comodo in questo contesto”. Tra l’altro Monti, dopo l’incontro con la Merkel e prima di accogliere Hollande a Roma, vedrà il presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, sabato a Cernobbio. I riflettori europei, però, sono puntati sulla bilaterale di oggi a Berlino. Oltre alla cancelliera tedesca, il premier italiano incontrerà al Bundestag il presidente del Parlamento Federale, Norbert Lammert.

L’occasione per chiarire il senso dell’intervista a Der Spiegel che tante polemiche ha suscitato in Germania. Ma è dal faccia a faccia con Frau Merkel che Monti spera di avere qualche risposta ai tanti interrogativi che gravano sull’Eurozona: a cominciare dalla Grecia, visto che Roma teme l’effetto domino di un’eventuale uscita di Atene dall’euro. Il messaggio che il professore intende recapitare è semplice: abbiamo compiuto passi avanti contro la crisi del debito, ma ora dobbiamo completare il lavoro intrapreso per dare stabilità ai mercati. L’agosto relativamente tranquillo non deve far riposare sugli allori perché, come dimostra lo spread che ritorna a salire, i rischi di una ripresa delle tensioni sui mercati sono dietro l’angolo.

Per evitare danni irreparabili, che a quel punto riguarderebbero tutti, serve dunque una visione di lungo periodo; ma servono anche risposte immediate alle questioni ancora aperte, a cominciare da quelle relative allo ‘scudo’ anti-spread. In attesa che i giudici costituzionali tedeschi si pronuncino sull’Esm (il Fondo di stabilità che dovrà sostituire l’attuale Efsf) Monti vuole che siano chiarite una volta per tutte le condizioni imposte ai Paesi che decidano di chiedere l’aiuto Ue. “Per il momento non abbiamo intenzione di chiedere lo scudo”, ripetono a palazzo Chigi. Ma nessuno si sente di escluderlo in futuro.

Per questo il professore ribadirà che si deve dare rapida attuazione alle conclusioni del vertice Ue di fine giugno in cui si stabilì che i governi virtuosi che dovessero chiedere aiuto non saranno gravati da ulteriori ‘compiti a casa’. Principio che Monti vorrebbe fosse messo nero su bianco quanto prima. Ma per farlo occorre superare le resistenze dei falchi, non solo in Germania. L’incontro servirà anche a capire quanto alte siano le barricate erette dalla Bundesbank per impedire a Mario Draghi di intervenire a fianco dello scudo Ue.

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