Intercettazioni Stato-mafia, Napolitano: “Tentativo di ricatto”

ROMA – Il capo dello Stato non è “ricattabile”, non cambia idea sul ricorso alla Consulta e di fronte a “torbide manovre destabilizzanti” che stanno investendo il Quirinale chiama il mondo politico ed istituzionale a difendere “il corretto svolgimento della vita democratica”.

Ecco l’ira fredda di Giorgio Napolitano – descritto “determinato” come non mai a “tenere fermo il punto” – materializzarsi gelida e contundente, dopo un’agitata notte di riflessione, attraverso un comunicato durissimo che mostra come ormai, per il Colle, la misura sia colma. Toni da chiamata alle armi, quelli usati da Napolitano, per difendere un’istituzione, la presidenza della Repubblica, che mai negli ultimi anni era finita come sotto il fuoco incrociato di parti politiche diverse e di ‘media’ paradossalmente collocati su sponde opposte.

– La campagna di insinuazioni e sospetti nei confronti del Presidente della Repubblica – si legge nella nota del Quirinale – ha raggiunto un nuovo apice con il clamoroso tentativo di alcuni periodici e quotidiani di spacciare come veritiere alcune presunte ricostruzioni delle conversazioni intercettate tra il Capo dello Stato e il senatore Mancino. Alle tante manipolazioni si aggiungono, così, autentici falsi. Il Presidente, che non ha nulla da nascondere ma valori di libertà e regole di garanzia da far valere, ha chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi in termini di principio sul tema di possibili intercettazioni dirette o indirette di suoi colloqui telefonici, e ne attende serenamente la pronuncia. Quel che sta avvenendo, del resto – sottolinea il Presidente della Repubblica – conferma l’assoluta obbiettività e correttezza della scelta compiuta dal Presidente della Repubblica di ricorrere alla Corte costituzionale a tutela non della sua persona ma delle prerogative proprie dell’istituzione. Risibile perciò è la pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter ‘ricattare’ il Capo dello Stato. Resta ferma la determinazione del Presidente Napolitano di tener fede ai suoi doveri costituzionali. A chiunque abbia a cuore la difesa del corretto svolgimento della vita democratica spetta respingere ogni torbida manovra destabilizzante.

Immediata la sponda di palazzo Chigi, che mostra di non prendere sottogamba l’accerchiamento del Quirinale: sono “attacchi strumentali ai quali il Paese saprà reagire”, scrive Mario Monti in un messaggio di vicinanza al presidente a nome dell’intero Governo con il quale stigmatizza “le inaccettabili insinuazioni comparse sulla stampa”.

– Il Presidente del Consiglio Mario Monti – si legge in una nota di Palazzo Chigi – ha oggi espresso al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel corso di un colloquio telefonico, la piena e profonda solidarietà sua personale e dell’intero governo, di fronte alle inaccettabili insinuazioni comparse sulla stampa. Si è di fronte con tutta evidenza – si legge ancora – a uno strumentale attacco contro la Personalità che costituisce il riferimento essenziale e più autorevole per tutte le istituzioni e i cittadini. Ci si deve opporre a ogni tentativo di destabilizzazione del Paese, inteso a minare in radice la sua credibilità. Il Paese saprà reagire a difesa dei valori costituzionali incarnati in modo esemplare dal Presidente Napolitano e dal suo impegno instancabile al servizio esclusivo della Nazione e del suo prestigio nella comunità internazionale.

La vicenda intercettazioni sembra dilagare e le indiscrezioni pubblicate da ‘Panorama’, gruppo Mondadori e quindi di proprietà della famiglia Berlusconi, hanno fatto tracimare l’indignazione del Quirinale che era già vicinissima all’esplosione dopo le continue bordate lanciate da un giornale della sponda opposta, cioé il ‘Fatto quotidiano’.
Il settimanale Panorama ha pubblicato infatti una “ricostruzione esclusiva” delle telefonate tra Napolitano e l’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino intercettate nell’inchiesta della Procura di Palermo sulla presunta trattativa Stato-mafia. In quelle telefonate – sostiene Panorama – sarebbero stati espressi “giudizi e commenti taglienti su Silvio Berlusconi, Antonio Di Pietro e parte della magistratura inquirente di Palermo”.