Addio al Card. Martini, il biblista ‘progressista’

ROMA – E’ morto il cardinale Carlo Maria Martini. Lo comunica l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola. Ieri, dal cancello del collegio Aloisianum è uscito un anziano sacerdote, che non ha voluto rendere noto il proprio nome, e che però ha detto ai giornalisti che lo hanno avvicinato per chiedergli se sapesse qualcosa del Cardinale, “Martini è morto”.
– Era un grande uomo – ha aggiunto l’anziano sacerdote – un grande studioso, ci ha lasciato tanti insegnamenti, era un uomo di Dio -. Poi si è allontanato in auto.

La camera ardente per Carlo Maria Martini, l’ex arcivescovo di Milano morto a Gallarate, sarà allestita in Duomo dalle 12 di oggi. I funerali saranno celebrati sempre in cattedrale lunedì alle 16. Lunedì a Milano sarà lutto cittadino.
Le condizioni del cardinale, 85 anni, da tempo malato di Parkinson, si erano aggravate ed era entrato in fase terminale.
– Dopo un’ultima crisi, cominciata a metà agosto, non è più stato in grado di deglutire né cibi solidi né liquidi. Ma è rimasto lucido fino all’ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico -spiega il neurologo Gianni Pezzoli, responsabile del Centro per la malattia di Parkinson e i disturbi del movimento degli Istituti clinici di perfezionamento (Icp) di Milano, che da anni ha avuto in cura l’arcivescovo emerito di Milano -. Fino al rientro in Italia le sue condizioni sono rimaste discrete, ma il cardinale ha cercato di vivere una vita normale fino all’ultimo, praticamente fino all’ultima crisi. Dopo un episodio di disfagia acuta – continua il neurologo – il cardinal Martini non è più stato in grado di deglutire nulla ed è stato sottoposto a terapia parenterale idratante. Ma non ha voluto alcun altro ausilio: né la Peg, il tubicino per l’alimentazione artificiale che viene inserito nell’addome, né il sondino naso-gastrico. E’ rimasto lucido fino alle ultime ore e ha rifiutato tutto ciò che ritiene accanimento terapeutico.

Con il cardinale Carlo Maria Martini scompare un protagonista degli ultimi decenni nella vita della Chiesa cattolica, che ha interpretato spesso posizioni ‘avanzate’, non solo sui temi etici, e non di rado in contrasto con le linee ufficiali della gerarchia vaticana. Di lui si può parlare anche come di un “mancato Papa”, essendo arrivato al Conclave del 2005, quello che elesse Benedetto XVI, come uno dei “papabili”, sostenuto – si disse allora – dall’ala più progressista del Collegio cardinalizio. Già dal 2002 arcivescovo emerito di Milano, trasferitosi a Gerusalemme per riprendere i suoi prediletti studi biblici, in realtà – secondo le successive ricostruzioni – in quel Conclave Martini ottenne meno consensi del previsto e il duello nelle quattro votazioni si restrinse ai soli Ratzinger e Bergoglio.

Eccelso biblista, grande propulsore dell’ecumenismo tra le varie Chiese e confessioni cristiane, promotore del dialogo tra cristianesimo ed ebraismo, il gesuita Martini ha avuto più volte anche posizioni critiche su decisioni dell’attuale Papa, spesso ‘scomode’, o comunque non in linea con l’ufficialità. Ad esempio, nel luglio 2007, con un’intervista al Sole 24 Ore, Martini criticò il ‘motu proprio’ “Summorum Pontificum” con cui Benedetto XVI aveva liberalizzato la messa in latino col rito tridentino.

– Amo la messa preconciliare e il latino ma non celebrerò la messa con l’antico rito – disse in sostanza il porporato, apprezzando comunque “la volontà ecumenica a venire incontro a tutti” mostrata dal Pontefice tedesco.

Nel marzo 2010, poi, nel pieno dello scandalo pedofilia nella Chiesa cattolica, venne riportato un suo pronunciamento favorevole al ripensamento dell’obbligo di celibato dei preti. In un comunicato diffuso però dall’arcidiocesi di Milano, Martini smentì tali dichiarazioni, sostenendo anzi di ritenere “una forzatura coniugare l’obbligo del celibato per i preti con gli scandali di violenza e abusi a sfondo sessuale”.

Ma è in particolare sui temi etici che le sue prese di posizione ha fatto più volte scalpore.

Nell’aprile del 2006 avevano fatto molto discutere le aperture di Martini sull’uso del profilattico, indicato come “male minore” nel caso di prevenzione dal contagio Hiv.

– Lo sposo affetto dall’Aids – spiegava in un dialogo per L’Espresso con il chirurgo Ignazio Marino, poi diventato parlamentare Pd – è obbligato a proteggere l’altro partner e questi pure deve potersi proteggere.

In quel dialogo, Martini manifestava anche prudenza nell’esprimere giudizi sulla fecondazione eterologa ed invitava ad approfondire la strada per l’adozione di embrioni, anche da parte delle donne single, pur di impedirne la distruzione. Disco verde veniva dato anche all’adozione per i single:
– In mancanza di una famiglia composta da uomo e donna che abbiano saggezza e maturità, anche altre persone, al limite anche i single, potrebbero dar di fatto alcune garanzie essenziali. Non mi chiuderei perciò a una sola possibilità.

E sull’eutanasia:
– Neppure io vorrei condannare le persone che compiono un simile gesto su richiesta di una persona ridotta agli estremi e per puro sentimento di altruismo. Tuttavia è importante distinguere bene gli atti che arrecano vita da quelli che arrecano morte. E questi ultimi non possono mai essere approvati.
Tutti temi finiti anche nel recente libro “Credere e conoscere”, di Martini e Marino (Einaudi), in cui non mancano ‘aperture’ esplicite su questioni come, oltre che il profilattico, le coppie di fatto, sia etero che omosessuali. A proposito di chi ha partner dello stesso sesso, ad esempio, Martini diceva che “tale comportamento non può venire né demonizzato né ostracizzato”.

Mentre, anche se la famiglia va difesa, “non è male, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido – affermava l’arcivescovo emerito – le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili”.

Anche se in contrasto con alcune delle posizioni di Benedetto XVI, comunque, Martini non ha mai fatto mancare il rapporto di vicinanza e fedeltà con l’attuale Papa, suo coetaneo, al quale, nell’ultimo incontro avuto a Milano il 3 giugno scorso, in occasione del Meeting mondiale delle Famiglie, ha espresso anche solidarietà per la vicenda dei documenti trafugati.

– Ho voluto dire al Papa che accettare queste cose dolorose come dono è purificatorio. Lui soffre e noi soffriamo con lui. Ma la verità si compirà – aveva commentato Martini all’indomani dell’incontro in Curia.

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