Studio Bankitalia: c’è contagio, giusto a 200

ROMA – Un valore ingiustificato che non trova corrispondenza nei fondamentali dell’economia italiana. Dopo la presa di posizione, netta, di Ignazio Visco, solo un paio di mesi fa, Bankitalia torna sull’andamento dello spread, ancora abbondantemente sopra i 400 punti, segnalando, conti alla mano, che il valore più corretto per l’Italia sarebbe di meno della metà dell’attuale, cioè di 200 punti base. Ad approfondire il tema sono quattro studiosi (Antonio Di Cesare, Giuseppe Grande, Michele Manna e Marco Taboga) che hanno dedicato alla questione un Occasional Paper dal titolo ‘Recent estimates of sovereign risk premia for euro-area countries’ (Stime recenti dei premi per il rischio sovrano di alcuni paesi dell’area dell’euro).

Il differenziale di rendimento fra Btp e Bund “dovrebbe collocarsi su valori dell’ordine dei 200 punti”, scrivono, sottolineando che “il recente andamento dello spread è in larga parte riconducibile a fenomeni di contagio non legati alle condizioni di fondo del Paese”. Mettendo a confronto Italia, Spagna, Irlanda, Portogallo e Germania, il lavoro punta a comprendere se l’elevato livello del premio per il rischio attualmente richiesto dagli investitori trovi giustificazione negli andamenti macroeconomici e fiscali dei singoli paesi.

Lo studio mostra che la dinamica delle determinanti macroeconomiche e fiscali fondamentali (crescita economica, condizioni fiscali, rischi finanziari) a partire dall’estate del 2011 non sarebbe sufficiente a giustificare il forte incremento dei premi per il rischio occorso in alcuni paesi, tra cui appunto l’Italia. Sulla base dell’andamento dei fondamentali economici del Paese, puntualizzano i ricercatori, “il premio per il rischio sulla scadenza dei dieci anni, misurato dal differenziale di rendimento fra il BTP e il corrispondente Bund tedesco, dovrebbe collocarsi su valori dell’ordine dei 200 punti base (contro un livello di circa 450 punti base nella media di giugno del 2012). Ampie differenze tra gli spread stimati e quelli correnti si riscontrano anche per scadenze più brevi (180 punti base contro 410 sulla scadenza a due anni e 270 punti base contro 490 su quella a cinque anni)”.

Una parte significativa dello spread, rilevano ancora gli studiosi, è spiegata dal forte calo del rendimento del Bund tedesco, che ha beneficiato di ingenti flussi di acquisti legati alla ricerca di attività ritenute più sicure da parte degli investitori. Ma a pesare sono soprattutto “fenomeni di contagio non legati alle condizioni di fondo del Paese”e che riflettendo invece l’emergere tra gli investitori di timori sulla solidità dell’Unione Monetaria.

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