Stop a ‘portaborse’ in nero, arrivano due ddl bipartisan

ROMA – Stop ai ‘portaborse’ pagati poche lire e in nero dai parlamentari che si tengono la maggior parte della somma che le Camere versano loro per i collaboratori. Questo fenomeno, che è stato uno tra quelli che hanno generato il sentimento di anti-politica, è destinato a finire nella prossima legislatura. La commissione Lavoro della Camera ha infatti iniziato l’esame di due ddl ‘bipartisan’ che adottano il modello europeo, cioè il pagamento diretto dei collaboratori da parte di Senato e Camera. E la Conferenza dei capigruppo ha calendarizzato il provvedimento in aula già a fine settembre.
– E’ un problema aperto da tempo, speriamo che questa sia la volta buona – ha commentato Silvano Moffa, presidente della commissione e relatore dei due ddl.

D’altra parte, sottolinea lo stesso Moffa, la legge è attesa in aula già il 24 settembre.

– C’é la possibilità concreta che sia approvata entro fine legislatura – sottolinea Lucia Codurelli (Pd) presentatrice del primo ddl (nel 2009) al quale si è affiancato quest’anno quello a prima firma Giuliano Cazzola (Pdl). Nelle precedenti legislature ed anche in quella attuale, sono emersi diversi casi di collaboratori pagati in nero da deputati o senatori, che risparmiavano così sulla somma che Camera e Senato dà loro proprio per pagare i ‘portaborse’.

Molti altri parlamentari poi non hanno proprio un collaboratore, e ciò nonostante abbiano ricevuto mensilmente le
somme dalla Camera di appartenenza: per esempio a Montecitorio ci sono circa 220 collaboratori sui 630 deputati. I due disegni di legge, sul modello del Parlamento europeo, prevedono che i collaboratori vengano scelti dal deputato o dal senatore, con cui ci deve essere un rapporto fiduciario, ma vengono pagati direttamente dalla Camera e dal Senato che provvedono anche ai versamenti contributivi. Se il parlamentare non ha il ‘portaborse’ la sua Camera di appartenenza risparmia, ma non dà nulla al parlamentare. La proposta di Codurelli, rispetto a quella di Cazzola, prevede anche che il collaboratore non possa essere un parente stretto del deputato o del senatore; inoltre istituisce un Albo dei collaboratori che devono sottoscrivere un codice etico.

– Adesso avvieremo una rapida fase di audizioni – ha detto Moffa – delle associazioni di collaboratori oggi esistenti,e poi proporrò un testo unificato dei due disegni di legge, su cui poi ragionare. Alcune problematiche esistono, come il tipo di contratto da stabilire, tenendo conto della figura particolare del collaboratore.

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