Prandelli ed il cantiere Italia: “Oserò per dare più spettacolo”

MODENA – Cercasi identità azzurra. Ma, per cominciare, anche dei semplici terzini. Due partite, quattro punti e poco gioco, eccolo il bilancio della prima Italia di Cesare Prandelli dopo l’Europeo.

“Non mi piace sentir dire che siamo un cantiere aperto, perché non amo giocare con le parole: però è innegabile che stiamo lavorando ancora, dobbiamo trovare la nostra nuova idendita”, dice il commissario tecnico azzurro all’indomani della vittoria su Malta che proietta la Nazionale in testa al girone di qualificazione ai Mondiali, insieme con la Bulgaria. Il credito di simpatia e consensi accumulato con l’Europeo è appena intaccato. Alle due partite contro Bulgaria e Malta c’é da far la tara di qualche assenza, di un nuovo ciclo, delle tradizionali pigrizie settembrine.

Prandelli però non nasconde che l’obiettivo ideale erano i sei punti, e che di qui al doppio impegno di ottobre (il 12 a Erevan con l’Armenia, il 16 a Milano con la Danimarca: e saranno partite chiave) spera di aver fatto tesoro delle indicazioni negative e di ritrovare giocatori più avanti di condizione. Un’idea di che Italia dovrà essere, quella del suo secondo biennio, a dire il vero ce l’ha. Il problema è come realizzarla: “Tempo non ne ho molto, per costruire. Allora la via è una sola: osare. Voglio una squadra che sia ancora più, come dire, intensa. Che punti allo spettacolo. Ecco, questa è la parola d’ordine per il bienio”. Fosse facile, se per necessità e scelta si deve definitivamente rinunciare all’idea di un trequartista.

“La scomparsa del 10 tradizionale – ricorda Prandelli – non è solo questione italiana. E’ un po’ di tempo che nel calcio moderno quel ruolo non c’é più. Se non in modo diverso. Noi tutti quando parliamo del trequartista dovremmo abituarci a intendere un’interpretazione diversa. Esistono i cicli, forse tra qualche anno torneranno a spuntare giocatori con abilità particolari”. “Ma ora non sono più dei 10 come li abbiamo sempre intesi: con le densità di centrocampo nel calcio moderno – spiega – diventano dei veri e propri centrocampisti. E dire che qualche volta all’ultimo Europeo mi si contestava di non impiegarlo”.

Bocciato Diamanti nel ruolo – ma non in assoluto -, resta la consapevolezza che la formula giusta va ancora trovata. “Pensiamo a Pirlo – aggiunge Prandelli – Era un 10, per necessità è stato arretrato. Martedì era marcato a uomo, e se in quella zona sei bloccato devi trovare alternative sulle fase”.

Prandelli non lo dice, ma è sotto gli occhi che a latitare nei ruoli, più che i 10, sono i terzini. “Criscito per ottobre? Lo seguo con attenzione”, dice il ct, pronto a richiamare il difensore esterno dello Zenit, ora che la sua posizione giudiziaria si è alleggerita (prosciolto a Genova, resta in piedi l’inchiesta di Cremona). Ma l’emergenza è tale che il ct pensa a osare anche in altro modo: Giaccherini terzino, sulle orme della trasformazione di Zambrotta anni fa, é una possibilità anche per la difesa a quattro. Che è la base per un ritorno al centrocampo dei piedi buoni, con quattro elementi che puntano alla rotazione del pallone.

Diverso il discorso per Insigne. “E’ presto per dire se la prestazione di martedì mi apre prospettive per il 4-3-3 con Balotelli: loro due non hanno neanche un minuto di allenamento insieme, in azzurro. Però – sottolinea Prandelli – dopo tre partite di A, l’esordio di questo ragazzo del Napoli è stato molto buono: è una situazione interesante”.

E’ aperto, dunque, il casting azzurro. Perché per arrivare a definire la formula, Prandelli vuole prima capire i giocatori a disposizione. “Di tempo non ne ho molto”, ribadisce il tecnico per il quale i pochi spazi a disposizione stanno diventando un vero e proprio cruccio.

“Ma devo selezionare, capire chi dei tanti giovani interessanti può continuare a far parte di questo gruppo. Per costruire qualcosa di nuovo, per osare e dare spettacolo”. Ambizioso. Ma ancora oggi solo un obiettivo.

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