Allarme della Bce: “Italia esposta a nuovi rischi’’

ROMA – Il debito/pil dell’Italia raggiungerà il 125% nel 2013 per poi scendere al 117% nel 2020 nel caso in cui il governo consegua soltanto la metà del risanamento strutturale cui si è impegnato per il periodo 2012-2015. A sostenerlo è la Bce nel bollettino mensile di settembre. Un risanamento incompleto di questa entità, rileva l’Istituto di Francoforte, ‘’consentirebbe al massimo di stabilizzare il rapporto debito/pil ai livelli attuali e non fornirebbe un margine di sicurezza adeguato in caso di andamenti macroeconomici avversi’’.

Nello scenario di crescita sfavorevole, che prevede una crescita effettiva e quella potenziale del pil reale inferiore di un punto percentuale l’anno a quella prevista dallo scenario di base per il 2013, il 2014 e il 2015, il rapporto debito/pil dell’Italia dovrebbe calare al 111% nel 2015. La simulazione di base, ricorda la Bce, indica che, nel caso in cui l’Italia centri pienamente gli obiettivi stabiliti nell’aggiornamento del programma di stabilità, il rapporto debito/pil raggiungerà il 123% nel 2012 per poi scendere al disotto del 100% entro il 2020.

Per l’Istituto di Francoforte sono necessarie riforme strutturali di sostegno alla crescita in Italia.

– Il risanamento dei conti pubblici e il conseguimento di adeguati avanzi primari – sottolinea – risulteranno agevolati da misure atte a favorire la crescita del prodotto potenziale.

I governi di Italia e Spagna, continua la Bce nel bollettino di settembre, ‘’possono infatti influenzare le prospettive di crescita di lungo termine attraverso riforme strutturali di sostegno alla crescita. Tali riforme – rileva – potrebbero produrre sulla crescita del pil reale effetti più positivi di quelli ipotizzati nello scenario di base, migliorando così ulteriormente le prospettive per la sostenibilità del debito’’.

– Il mancato raggiungimento – del pareggio di bilancio strutturale nel medio termine da parte dell’Italia, avverte la Bce – darà immediatamente luogo a rischi considerevoli per la sostenibilità del debito.

L’Istituto di Francoforte sostiene che il debito/pil dell’Italia scenderebbe intorno al 106% nel 2020 nel caso in cui ci si trovasse in uno scenario di tassi di interesse sfavorevoli e nell’ipotesi in cui i tassi di mercato sul debito pubblico superino di 200 punti base quelli dello scenario di base. La simulazione di base prevede un debito/pil sotto il 100% nel 2020.

– Ci si attende che l’espansione economica resti debole nell’area dell’euro – evidenzia -, in un contesto di persistenti tensioni nei mercati finanziari e maggiore incertezza che gravano sul clima di fiducia. Il riacutizzarsi delle tensioni nei mercati finanziari potrebbe accentuare i rischi sia per la crescita che per l’inflazione.

Su un orizzonte temporale più lungo, rileva l’Istituto di Francoforte, ‘’il Consiglio direttivo si attende che l’economia dell’area recuperi solo molto gradualmente. Vi è l’aspettativa che la dinamica della crescita continui ad essere frenata dal necessario processo di aggiustamento dei bilanci nei settori finanziario e non finanziario, dall’elevata disoccupazione e dalla discontinuità della ripresa mondiale’’.

– La dinamica negativa dell’occupazione e le basse aspettative emerse dalle indagini suggeriscono un ulteriore incremento della disoccupazione a breve termine -, avverte poi.

Il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro, sottolinea l’Istituto di Francoforte, ha continuato ad aumentare e si è collocato all’11,3% in luglio, il livello più elevato dall’inizio della serie nel 1995.

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