Anversa degli Abruzzi il fiordaliso del Sagittario

Il nome
Deriva dai toponimi ad versus (di fronte a, nelle vicinanze) o amnis versus (verso il fiume), come suggerisce la radice etimologica e fonetica a(di)nversa(m) (aquam), dove le acque sono quelle del Sagittario.
Con riferimento al periodo normanno, il nome potrebbe anche essere legato a quello di Aversa, la cittadina campana fondata dai Normanni.
Nel 1927 è stata aggiunta la specificazione “degli Abruzzi”.

La Storia
• 1150, nel “Catalogo dei Baroni” del re normanno Ruggero II, la terra di Anversa, insieme al feudo di Castrovalva, figura come appartenente al conte Simone di Sangro. Nel 1187 è già corte di cause civili e penali. I feudi di Simone sono poi ereditati da Raynaldo di Sangro che li perde per essersi schierato contro l’imperatore Federico II. Le terre di Anversa con il castello normanno (edificato nella prima metà del XII sec. da Antonio di Sangro) ritornano nella disponibilità di questa famiglia solo nel 1250.

• 1431, la contea passa sotto la signoria dei Caldora di Pacentro e, nel 1479, sotto quella di Niccolò da Procida, che arricchisce la chiesa di S. Marcello dello splendido portale. Nel 1493 è venduta alla famiglia dei Belprato, che la tiene fino al 1631, facendole raggiungere sotto la sua guida il massimo splendore. Nel 1500 l’Accademia letteraria degli Addormentati, fondata da Gianvincenzo Belprato, richiama nel palazzo di Anversa umanisti, scienziati e artisti da molte parti d’Italia.

• 1656, il borgo è decimato dalla peste propagatasi da Napoli. Il violento terremoto del 1706 completa l’opera di devastazione, tanto che in un documento del 1754 il castello normanno è descritto come “distrutto e di nessuna rendita”. Nel XVIII sec. Anversa appartiene ai Recupito, fino all’estinzione del feudo nel 1806. Qualche anno prima, nel 1799, sotto il vento della rivoluzione francese gli anversani si erano rifiutati, armi in pugno, di pagare le tasse, sollevando enorme scalpore.

• 1817, il borgo di Castrovalva è unito ad Anversa. Dopo l’Unità d’Italia, il territorio è interessato dal fenomeno del brigantaggio.

• 1905, Gabriele D’Annunzio vi ambienta La fiaccola sotto il moggio, che definisce “la perfetta tra le mie tragedie”.
Le serpi attorcigliate alle asticelle del compasso.
“Le montagne scendono a picco, scheggiate, arse, paurose; il fiume gorgoglia fra i massi, precipita in cascatelle, fugge a rivoli, si raccoglie a laghetti”: questo è lo scenario – descritto da un osservatore nel 1912 – in cui è inserita Anversa.
Il paese sorge a circa 600 metri su di un ampio sperone che domina lo sbocco delle gole scavate dal fiume Sagittario.
La visita del centro storico può iniziare dalla Chiesa di S. Maria delle Grazie (sec. XVI) con il portale rinascimentale in pietra calcarea datato 1540, unico nel suo genere in Abruzzo per il raro motivo iconografico, e un magnifico rosone del 1585, recante nella lo stemma dei Sangro e lo stemma di Anversa, con le serpi attorcigliate alle asticelle del compasso. La pianta a tre navate ed abside rettangolare custodisce la statua policroma di S. Rocco, opera di ceramisti locali del 1530, un tabernacolo ligneo a forma di tempietto, intagliato nel XVI sec. e dorato nel 1664, e sull’altare maggiore la copia dello splendido Trittico di Anversa del XVI secolo, purtroppo trafugato nel 1981.
Risalendo le strette vie che portano al castello normanno (sec. XII), ridotto, dal terremoto del 1706, a una scenografica quinta di rovine, si incontra una fila di case costruite in solida pietra lavorata, ingentilita da stipiti e archivolti decorati, armoniosi portali e finestre squadrate. I caratteri architettonici sono tipici dei secoli che vanno dal XVI al XVIII, quando Anversa era un fiorente centro dell’economia armentizia e le ricche famiglie locali, pur nel rigore di un’austera e atavica parsimonia, non lesinavano il denaro destinato ad accrescere il decoro delle abitazioni e il prestigio familiare. Fu così che il paese divenne un centro di valenti artigiani e lapicidi.

Affascinante è l’atmosfera che si respira tra i vicoli interni e i sottopassaggi ad arco del borgo medievale, individuato nella cinta esterna di case, costruite per la maggior parte sopra dirupi, che circoscrivono il vecchio abitato sormontato dai ruderi del castello.

Da lì si giunge in breve al Belvedere sulle Gole del Sagittario e, percorrendo via Duca degli Abruzzi, alla chiesa di S. Marcello, di impianto romanico (sec. XI) con elegante portale tardo gotico, rigoglioso di fantasiose sculture con motivi ornamentali, vegetali e antropomorfi, impreziosito da una lunetta contenente un affresco della Madonna con Bambino e due Santi, uno dei quali porta come segno del martirio una macina da mulino legata al collo. Si prosegue poi per Porta Pazziana, una delle porte superstiti della cinta muraria medievale, e per il terrazzo con bella vista sull’oasi del Sagittario e sul borgo di Castrovalva.

Ben visibili dalle Gole del Sagittario, anche se purtroppo celati nei prospetti dalle superfetazioni degli ultimi secoli, sono alcuni edifici a schiera detti le Case dei Lombardi, opera di maestranze settentrionali negli anni tra il 1480 e il 1520. Nei pressi si nota un portale del 1666 su cui sono scolpite figure simboliche riferite al culto di S. Domenico: il serpe, il pesce, la spada e i ferri da mulo. E molti sono i segni talismanici disseminati nel borgo.

A valle dell’abitato si trovano i resti della chiesa di S. Maria ad Nives con l’annesso monastero, che già nel sec. IX risultava in possesso dei monaci Benedettini.

Da visitare, infine, la frazione di Castrovalva che si affaccia, quasi dimenticata nel sonno, sulle incantevoli Gole del Sagittario. Si entra nel borgo attraverso una porta ogivale per ammirare la parrocchiale di S. Maria della Neve (XVI sec.) e la chiesetta di S. Michele Arcangelo, risalente al XII sec.

Il prodotto del borgo
La “pignata”, il recipiente in terracotta (pignatta) usato per la cottura dei legumi, è simbolo di Anversa (gli abitanti erano chiamati “pignatari”) insieme al “cucù”, il fischietto d’argilla dal caratteristico suono.

La ricotta affumicata di Anversa è uno dei celebri profumi e sapori della terra d’Abruzzo, certificato dalla medaglia d’oro alle Olimpiadi del formaggio di montagna del 2002.

 Il piatto del borgo
Tra i piatti locali meritano una menzione speciale i quagliatelli e fagioli, una minestra a base di pasta con acqua e farina ma senza uova, il capretto “cacio e uovo”, le pizzelle cotte con il “ferro” artigianale e i dolci natalizi come le pizze fritte e i ceci ripieni.

La scheda del borgo
Provincia di L’Aquila

Come si raggiunge
In auto:
da Roma e Pescara Autostrada A 25, uscita Cocullo (4 km);
da Sulmona e Scanno SS 479 Sannite.
In treno:
da Roma e Pescara, stazione di Anversa-Villalago-Scanno (5 km) o stazione di Sulmona (18 km).
In Autobus:
da Roma, Scanno, Sulmona con Autolinee Regionali Pubbliche Abruzzesi (ARPA).

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