Gullit: se il Milan chiama…

MILANO – Quando è atterrato a Linate ha provato “emozione e nostalgia” Ruud Gullit, perché “i tanti viaggi con il Milan sembrano lontani pochi giorni e invece sono passati quasi 20 anni”. Non ha più le treccine ma qualche capello bianco l’olandese classe ‘62, che in rossonero ha vissuto ‘’il periodo più bello della carriera” e non esclude un suggestivo ritorno, ovviamente in veste di allenatore.

– Se Milan chiama è un onore, come fai a dire no? Non si sa mai – ha sorriso – ma credo che ora il Milan sia in buone mani.
Intanto Gullit è insieme a Luis Figo (“Sono curioso di sapere se ho le qualità per allenare, lo farei all’Inter o con il Portogallo, ma fra curiosità e realtà il passo è lungo”) testimonial della prima tappa italiana dello Uefa Champions League Trophy Tour presentato da Unicredit, che dopo Piazza Duomo sbarcherà a Torino, Bologna, Palermo, Napoli e Roma consentendo agli appassionati di farsi fotografare con il trofeo. Quella coppa Gullit l’ha sollevata al cielo due volte (‘89 e ‘90) con il Milan, ma fatica a vedere protagonista quest’anno un’italiana.

– Le squadre inglesi e spagnole hanno qualcosa di più, e il Real Madrid è favorito, con il Barcellona leggermente dietro -, è convinto l’olandese.

Suggerisce pazienza ai tifosi rossoneri:
– Sono un po’ viziati, perché abituati a vincere sempre ma devono sostenere la società che ora ha fatto una scelta per avere il bilancio in ordine e sono certo farà di tutto per tornare a vincere – ha osservato nella conferenza stampa al fianco di Paolo Fiorentino, vice direttore generale di Unicredit – Così i giovani hanno più possibilità di inserirsi, e alla lunga è la strada giusta. In Olanda è normale: senza i soldi per competere e così abbiamo sempre puntato sui giovani.
E la Juventus?

– Gioca un bel calcio e mi piace come sta cambiando. E’ l’esempio di come deve essere costruita una buona squadra italiana – è convinto Gullit -. Uno dei maggiori problemi in Italia è quello degli stadi vecchi, quasi tutti risalenti ai Mondiali del ‘90. Al Delle Alpi c’erano al massimo 20 mila persone, il nuovo stadio della Juve invece è sempre pieno e questo dà alla squadra una carica in più. Con la crisi non è facile, ma altre società dovrebbero seguire l’esempio.
A Milano, il Comune e le due società, lavorano invece sullo stadio di sempre, il Meazza, per ospitare la finale di Champions League nell’anno dell’Expo.

– Entro il 2015 – ha assicurato l’assessore allo Sport Chiara Bisconti – sarà pronto.

Ed entro fine anno potrebbe arrivare la decisione della Uefa.

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