Big: riflettere su primarie Ma Bersani non cede

ROMA – Le regole sono allo studio, certamente ci sarà un filtro per chi vorrà candidarsi, ma il punto è che ancora parecchi maggiorenti Pd continuano a suggerire al segretario di ripensare alle primarie, soprattutto se verrà cambiata la legge elettorale in senso proporzionale. Ancora in queste ore, raccontano, sono molti i big, da Dario Franceschini a Massimo D’Alema e Walter Veltroni, che avrebbero suggerito di non svincolare il ragionamento sulle primarie dalla legge cui si andrà a votare. Ragionamenti, spiegano, non hanno fatto cambiare idea a Pier Luigi Bersani: le primarie si faranno a prescindere dal modello di legge elettorale, avrebbe ripetuto il segretario, perché sono uno strumento per recuperare un rapporto con gli elettori.

Il leader Pd, assicurano, è determinato e i suoi uomini, a cominciare da Maurizio Migliavacca, stanno scrivendo la bozza di regolamento delle primarie avendo cura di tenersi in contatto con Matteo Renzi, per evitare polemiche con il sindaco di Firenze. Non è un caso che l’ipotesi dell’albo degli elettori non abbia provocato alcuna reazione di Renzi, nonostante qualche indiscrezione avesse ipotizzato una registrazione da effettuare una settimana prima delle primarie. La richiesta arriva da grossa parte del gruppo dirigente Pd, ma lo stesso Bersani è stato chiaro con tutti: le primarie devono essere aperte, l’albo si può fare, ma contestualmente al voto. Il segretario, inoltre, vuole il doppio turno. Tutte le regole, peraltro, dovranno comunque essere approvate dalla direzione Pd, per quello che riguarda le norme relative agli iscritti democratici, e poi dagli alleati che parteciperanno alle primarie.

Il fatto è che, regole a parte, aumentano i dubbi su quello che accadrà. Giuseppe Fioroni ieri ha ironizzato:
– Se arriviamo ad undici candidati, facciamo la nazionale…

Ma se ci sarà davvero una legge elettorale proporzionale le cose potrebbero complicarsi.
– E’ evidente – ammette Cesare Damiano – che il tema delle primarie sarà influenzato dal modello di legge elettorale che verrà adottato e in ogni caso non possono trasformarsi nel congresso del Pd, a quel punto sarebbe meglio farlo davvero il congresso.

Stesso ragionamento che avrebbe fatto Franceschini, che su twitter commenta:

– Se tutte queste persone si candidano alle primarie per prendere il posto di Monti, in quanti si candideranno a quelle per i parlamentari?.

Per ora la linea di Bersani sulla legge elettorale è fare le barricate. Ma sono molti a dubitare. Ieri pomeriggio, in

Transatlantico, Livia Turco ragionava così parlando con una ex parlamentare:
– Il punto debole della strategia di Bersani è che lui dice ‘la sera del voto si deve sapere qual è la coalizione vincente. Ad avercela una coalizione…

Gli scontri tra Sel e Udc fanno capire che i due ‘pilastri’ su cui Bersani pensa di appoggiarsi sono meno scontati di quello che il leader Pd assicura. E, concludeva la Turco, “alla fine, o ci mangiamo questa minestra (ovvero la riforma a base proporzionale sulla quale potrebbero convergere Pdl e Udc, ndr) o ci teniamo il ‘Porcellum’. E a quel punto la gente ci prende a randellate”.

Questo ragionamento è lo stesso di molti, da Letta a Veltroni e allo stesso D’Alema, secondo quanto riferiscono, è del parere che sulla legge elettorale si debba assumere un atteggiamento più ‘pragmatico’. La macchina delle primarie è ormai difficile da fermare, ma il fermento nel Pd è ai massimi.

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