Laziogate, capogruppo Pdl si dimette Alfano: “Gesto di grande responsabilità”

ROMA – Renata Polverini resiste, almeno fino a oggi. La governatrice del Lazio, sull’orlo delle dimissioni ormai da giorni, da quando cioé è scoppiato il caso Fiorito, attende il voto sui tagli in Consiglio. E incassa l’appoggio incondizionato del Pdl, allo stremo ma compatto, dopo che via dell’Umiltà costringe il capogruppo Francesco Battistoni, dalla cui denuncia è originata l’ inchiesta fondi Pdl, a dimettersi. Addirittura in serata quella che in una giornata di schiarita politica era l’unica tegola, l’accusa dell’indagato Franco Fiorito (“La Polverini sapeva”), viene ritrattata dall’interessato via tv (“non l’ho mai detto”).
– Domani (oggi, ndr) si riunisce il Consiglio, poi si vedrà – dice la Polverini a chi le chiede delle dimissioni.
L’ipotesi che circola è che potrebbe attendere che la Pisana approvi i sospirati e ormai improrogabili tagli e poi rassegni le dimissioni.
– Io sono una persona onesta, non ho mai rubato nulla e non sono disposta a pagare le colpe degli altri. Il Pdl ci ha messo nei guai con persone poco perbene – tuona di mattina uscendo di casa e cercando di cancellare l’immagine da “basso impero” delle foto del toga party del consigliere De Romanis, chiosa “ne ero sconcertata”.
Intanto nel Pdl cadono le prime teste. Quella di Battistoni, che ad Alfano presenta dimissioni “irrevocabili”.
– Il consigliere Battistoni si è dimesso da capogruppo non già perché fosse indagato o sfiduciato politicamente – ha detto il segretario nazionale del Pdl, Angelino Alfano – ma per un suo gesto di grande responsabilità nei confronti delle istituzioni e del Pdl che non possiamo che apprezzare.
– Credo di essere una persona responsabile, l’ho sempre dimostrato – ha dichiarato Battistoni – Non voglio si sfrutti il nome mio e del mio gruppo per strumentalizzazioni e per questo ho presentato le dimissioni nelle mani del mio segretario.
Quanto al controllo sulla gestione dei fondi del gruppo, Battistoni ha spiegato:
– Per prima cosa, ho fatto quello che dovrebbe fare ogni buon amministratore, vedere se i conti sono in regola. Ho fatto tutto quello che mi dettava la legge e la mia coscienza soprattutto.
Ma il ciclone che rischia di estendersi anche ad altri consiglieri regionali del Pdl. E potrebbe andare oltre il gruppo politico dell’indagato per peculato Fiorito: perché gli accertamenti della Guardia di Finanza ora puntano a fare chiarezza sull’intero sistema della gestione fondi e non solo quelli gestiti dal gruppo Pdl. E ieri infatti le Fiamme Gialle sono arrivate alla sede del Consiglio regionale Pisana per ascoltare funzionari dell’ufficio di presidenza del consiglio della Regione.
Dopo l’interrogatorio fiume del “Batman di Anagni” gli inquirenti hanno deciso di valutare le posizioni di un’altra decina di persone tirate in ballo dal, finora, unico indagato. E le loro parole non lasciano dubbi: “al consiglio regionale i soldi erano dati senza controllo”. Il procuratore aggiunto Alberto Caperna ed il sostituto Alberto Pioletti hanno accertato, e non solo alla luce delle accuse di Fiorito, ma anche dell’esame carte sequestrate, che quella dei fondi, nel gruppo Pdl alla Pisana, è stata “una gestione caotica”. Ai fondi destinati per attività politiche, sono ormai convinti gli inquirenti, si poteva “accedere con estrema facilità, anche solo con una telefonata”. I pm parlano esplicitamente di “un sistema senza un serio controllo che spesso avveniva in violazione della legge”.
I vertici del Pdl, Silvio Berlusconi in testa, chiedono a Renata Polverini di non dimettersi. Di resistere ad ogni costo. Ma per la governatrice del Lazio non è una decisione facile dopo il discorso tenuto al consiglio regionale: troppo gravi le malversazioni, troppo traballante la posizione del Pdl che ha costretto il capogruppo in Regione Francesco Battistoni alle dimissioni (era una richiesta della stessa Polverini). E’ emersa infatti una gestione dei soldi pubblici che davvero incarna l’antipolitica, come ha denunciato la governatrice. Una metastasi che rischia di portare il partito al default, avverte la parlamentare Isabella Bertolini, una malattia diffusa anche per altri partiti ed altre regioni, rincara Guido Crosetto.
Una vera e propria maledizione sembra aleggiare sulla Regione Lazio, dove gli ultimi tre governatori in carica o in corsa, sono stati travolti duramente da inchieste giudiziarie. Il caso Laziogate, che ha pregiudicato nel 2005 la corsa di Francesco Storace alla riconferma e favorito la vittoria di Piero Marrazzo. Lo scandalo dell’inchiesta trans che ha travolto nel 2009 Marrazzo, costringendolo alle dimissioni. Un colpo mortale per il centrosinistra, che ha affrontato tutta in salita la campagna elettorale del 2010, sfociata poi nella vittoria di Renata Polverini, ora sulla graticola per l’inchiesta sui fondi Pdl.