Tangenti, chiesto il processo per Penati. Lui: “Estraneo, voglio il rito immediato”

MILANO – I pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia hanno chiesto al gup di rinviare a giudizio Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano, e un’altra ventina di persone tra cui l’allora suo braccio destro Giordano Vimercati. Le accuse contestate sono corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti nell’ambito dell’indagine su un presunto giro di tangenti sulle aree ex Falck e Marelli. L’udienza preliminare, ancora da fissare, si terrà davanti al gup Giovanni Gerosa.
Secondo l’accusa ci sarebbero stati pagamenti per agevolare il rilascio di alcune concessioni o per impostare, secondo criteri determinati, il piano di governo del territorio (Pgt) in riferimento alle due aree che avevano ospitate la Falck e la Ercole Marelli. Nel primo caso le presunte irregolarità riguardano il piano di lottizzazione e la sua approvazione e adozione dal consiglio comunale. Nel secondo, oltre al piano di lottizzazione ci sarebbero state irregolarità sulle concessioni edilizie.
– Voglio che si vada subito a processo, per questo intendo chiedere il rito immediato -, ha fatto sapere dal canto suo Penati -. Già a partire dai prossimi giorni con i miei avvocati valuteremo le condizioni per chiederlo. Lo devo a me stesso, alla mia famiglia e ai tanti che, anche in questo lunghissimo anno, mi hanno rinnovato la loro stima.
Quindi l’ex sindaco di Sesto San Giovanni ha ribadito la sua “totale estraneità ai fatti che mi sono contestati”.
– Non ho mai ricevuto illecitamente denaro dagli imprenditori, né per me, né per i partiti di cui ho fatto parte – ha detto -. Così come l’anno scorso, subito dopo l’avviso di garanzia, mi sono fatto interrogare dai pm, ora potrò difendermi nel processo. Lo farò con tutte le mie forze e con la determinazione di cui sono capace, perché sono certo della mia correttezza; nella mia lunga attività amministrativa non c’è un solo atto contrario ai miei doveri d’ufficio.
L’indagine ha avuto un’accelerazione l’estate dello scorso anno soprattutto dopo le dichiarazioni di Giuseppe Pasini, imprenditore, che si è presentato spontaneamente ai magistrati milanesi raccontando di essere stato vittima di soprusi da parte degli amministratori locali di Sesto San Giovanni che si sono succeduti a partire dal 2000-2001. L’inchiesta è poi stata trasferita da Milano a Monza.
– Non ho conti correnti all’estero – sottolinea Penati -. I risultati dell’inchiesta che mi riguarda confermano che non c’e traccia, nonostante si sia favoleggiato di decine di miliardi, di una sola lira o di un solo centesimo di euro che mi sia stato trasferito. Dopo due anni di indagini non ci sono novita’ rilevanti rispetto alle ipotesi accusatorie iniziali. Contro di me, da oltre un anno, si riversano sempre le stesse accuse e si ricordano gli stessi fatti, spesso amplificati dalla polemica politica. Accuse e fatti, che – aggiunge – risalgono a 12 anni fa, e continuano a ruotare solo intorno alle dichiarazioni di due imprenditori, a loro volta indagati, rilasciate per coprire passaggi di denaro tra loro, anche su conti svizzeri o lussemburghesi, poco trasparenti. Recentemente la Cassazione ha annullato il maxisequestro da 14 milioni e 330mila euro nei confronti della società Codelfa, del gruppo Gavio, indagata per corruzione, nella vicenda delle tangenti per l’autostrada Milano Serravalle per la quale anche per me c’è la richiesta di rinvio a giudizio. Per la Suprema Corte mancano i gravi indizi del reato e la transazione Serravalle-consorzio di imprese appaltanti potrebbe essere regolare.
Per Penati “l’imprenditore che mi accusa di averlo ‘costretto a pagare’ ha continuato a fare il costruttore e nel 2007 si è candidato alla carica di sindaco di Sesto San Giovanni, sostenuto da una coalizione composta da Forza Italia, An, Udc, Pensionati, Lista civica con Pasini e altri. E’ stato battuto al primo turno ed è rimasto in consiglio comunale fino alle elezioni di quest’anno a guidare l’opposizione all’amministrazione di centrosinistra. Mi spiace per la mia città, Sesto San Giovanni, che non si merita tutto questo. Gli anni a cui fa riferimento l’indagine relativa alle aree ex industriali furono per Sesto un periodo di grandi sfide e grandi ambizioni. E io ho l’orgoglio di aver lasciato, dopo 8 anni di mandato e dopo la chiusura dell’ultima grande fabbrica, la Falck, una città profondamente rinnovata, non più smarrita e ripiegata su se stessa, con una comunità orientata verso il cambiamento”.

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