Pd, l’agenda Monti torna a dividere Fassina – Letta: è scontro

ROMA  – Né Pier Luigi Bersani né Matteo Renzi si occupano dei progetti di Silvio Berlusconi: per uno il Cav. è indecifrabile come ‘’la sibilla cumana’’, per l’altro, che pure ad Arcore c’è stato, al centro delle primarie ‘’ci sono i problemi della gente e non dei potenti’’. Ad interessare, anzi ad agitare eccome, il Pd è invece l’agenda di Mario Monti, e implicitamente il suo futuro in politica. Ieri il responsabile economico Stefano Fassina ha chiesto la rottamazione delle idee del Prof, facendo infuriare Enrico Letta e costringendo Bersani a precisare che ‘’il problema non è l’agenda Monti ma l’agenda europea’’.
La difficile quadra sul ruolo di Monti e sull’eredità delle sue riforme è al centro, insieme alle regole per la sfida delle primarie, del confronto tra Pd, Sel e Psi per arrivare al Manifesto programmatico dell’alleanza. Ma in realtà le visioni sono diverse anche nel Pd e le varie anime, da un lato i giovani turchi e dall’altro i ‘montiani’, fanno fatica ad attenersi al punto di equilibrio indicato sabato scorso da Bersani in assemblea.
– Non è questione di agenda Monti o agenda Bersani ma di un’agenda europea che non funziona. Le cose così non vanno –  è il perimetro del segretario che riconosce il rigore di Monti come ‘’punto di non ritorno’’ con la precisazione che ora serve però ‘’più lavoro e equità’’. Visione non distante da Fassina che però, calcando la mano, usa il termine renziano della rottamazione dell’agenda Monti.
– Questa volta Fassina ha passato il segno – reagisce Enrico Letta alimentando l’area moderata del partito che da tempo chiede a Bersani di arginare il responsabile economia del partito. Al di là della linea economica, questioni molto più prosaiche dividono il Pd, sostenitori di Bersani da una parte e di Renzi dall’altra.
Al sindaco rottamatore, che ieri ha ottenuto il sostegno finanziario dell’ex presidente della Fiat Paolo Fresco, da più parti si chiede conto dell’origine di finanziamenti che gli permettono di organizzare manifestazioni in tutta Italia.
– I contributi dei cittadini – si difende il sindaco – sono sul nostro sito. Tutto trasparente, tutto online, tutto chiaro. Per il momento siamo gli unici a fare così, ma spero che anche gli altri candidati facciano presto come noi.
E il suo braccio destro, Roberto Reggi, insinua che Bersani usi ‘’tutta la struttura del partito’’ per sostenere la sua campagna. Accusa respinta al mittente sia dal tesoriere Pd Antonio Misiani sia dal capo del comitato del leader Pd, Roberto Speranza che assicurano l’assoluta separazione delle spese di Bersani in veste di segretario e di candidato.
In attesa di definire entro sabato le regole per le primarie e di capire se al doppio turno potrà votare anche chi non ha votato al primo, Renzi continua il suo tour in camper mentre Bersani partirà domenica dal paese natio, Bettola.
Il leit motiv del sindaco, che suscita entusiasmo nei teatri, resta il ricambio della classe dirigente del Pd. In un’intervista a ‘Chi’, lo dice persino al padre Tiziano, anche lui in politica a Rignano sull’Arno.
– Tu e Bersani siete nati negli stessi giorni. La tua generazione si è impegnata molto per cambiare l’Italia. Ma diciamo la verità: oggi dovete passare la mano.

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