Non decolla il dialogo Udc-Pdl

BUCAREST – Non decolla e non può decollare il dialogo tra i moderati di Pdl e Udc alla grande riunione di famiglia dei popolari europei. Il perchè lo spiega lo stesso Angelino Alfano ai suoi, prima di incontrare di nuovo Pier Ferdinando Casini come ha fatto ieri a più riprese ma senza costrutto.
– Noi caliamo ogni giorno nei sondaggi, mentre persino la destra di Storace sale. Che dobbiamo fare? Io a Casini ho spiegato che faremo un forte rinnovamento, che cercheremo di cambiare nome e simbolo, però devo dirvi la verità: lui non si fida e finchè Berlusconi non decide davvero cosa vuole fare anche noi non possiamo fare nulla. Poi ci sono varibili come il voto in Sicilia, e se per caso vincesse Renzi tutto potrebbe saltare…
Insomma, il dialogo è al palo. E ciò che spiega meglio delle dichiarazioni ufficiali lo stato dell’arte è la raccomandazione concitata che il leader dell’Udc fa al segretario del Pdl, dietro un paravento azzurro al congresso del Ppe, prima che Angelino vada a dichiarare davanti alle telecamere.
– Limitiamoci a parlare di accordo sulle cose europee – lo inchioda in un breve colloquio carpito dai cronisti. E infatti Alfano questo dirà:
– Nessun passo avanti o indietro. Il quadro è molto chiaro. Noi e Casini abbiamo preso in questi anni strade differenti. Oggi l’unico punto di unione è il sostegno al governo Monti e si sta aggiungendo una visione comune sulle politiche economiche europee. Ma non credo che due giorni di congresso siano sufficienti…
E certo non è un caso che le parole scelte siano le stesse che poco prima il leader Udc ha pronunciato davanti alle telecamere:
– Non si può pensare che divisioni di anni e anni, non causate da personalismi ma da fatti politici, si ricompongano durante due giorni di congresso.
Ad Alfano e Casini non sono mancate certo le occasioni di scambio: seduti accanto in aereo all’andata e sullo stesso volo pure al ritorno (ma stavolta il leader Udc si è seduto con Clemente Mastella e Alfano lo ha solo salutato), vicini anche in platea alle assise del Ppe, e ancora insieme alla cena dell’altra sera del partito popolare europeo e a pranzo al termine del congresso, per non dire delle innumerevoli volte che si sono incrociati nei corridoi del Parlamento rumeno e degli sforzi dei vari ‘ambasciatori di pace’ (Franco Frattini primo tra tutti). eppure il massimo che il leader Udc può concedersi, essendo chiaro dalla cronache che di accordo non se ne parla, è una mano tesa ad Alfano, al quale indica quantomeno una via percorribile.
– Io e Alfano abbiamo posto le basi per una riflessione comune forte a partire dalle politiche europee – dice tornando a mettere al centro di un possibile dialogo i programmi e le scelte valoriali confermate dal Ppe a Bucarest.
In Italia pero’ il discorso è diverso e lì, aggiunge subito Casini ‘’non è che qualcuno ha la bacchetta magica, trasformismi non servono a nessuno, né giochi di prestigio, né svolte miracolose, che non sono serie’’. Insomma, Berlusconi resta il convitato di pietra. Ed é vero anche che Alfano ai suoi riferisce che diversi leader popolari ‘’hanno chiesto di lui, lo hanno definito un protagonista degli eventi della storia del Ppe e lo hanno ampiamente citato’’.