La contraffazione brucia 110 mila posti di lavoro

ROMA – ‘’Spacciatori di falso’’. Ha definito così il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma, i venditori di prodotti contraffatti, protagonisti di un mercato senza limiti che raggiunge un fatturato di 6,9 miliardi di euro. Un’economia criminale nelle mani delle mafie che sottrae al fisco 1,7 miliardi di euro l’anno e brucia 110 mila posti di lavoro, secondo la ricerca ‘L’impatto della contraffazione sul Sistema Paese’ del ministero dello Sviluppo economico e del Censis.
Se i prodotti contraffatti fossero venduti legalmente la produzione aumenterebbe di 13,7 miliardi e il valore aggiunto di 5,5 miliardi, pari allo 0,35% del Pil. Si tratta di numeri ‘’allarmanti’’ per il sottosegretario allo Sviluppo economico, Massimo Vari.
– Sono la riprova che la contraffazione non è solo una minaccia all’equilibrio economico delle imprese ma una piaga sociale e criminale che sta pregiudicando la ripresa – ha detto.
I settori più colpiti, secondo lo studio, sono quelli classici del made in Italy come l’abbigliamento e gli accessori, con un mercato del falso di 2,5 miliardi, e l’alimentare sul quale la contraffazione pesa per 1,1 miliardi, ma anche cd, dvd e software (1,8 miliardi).
Per il cibo, in particolare, la Coldiretti ha segnalato che l’Italian sounding (i prodotti stranieri con nomi italianeggianti) porta i danni a quota 60 miliardi mentre la Cia ha chiesto ‘’tolleranza zero’’ contro le frodi. Ci sono settori come la cosmetica dove la contraffazione è cresciuta di 15 volte in 10 anni e nessun prodotto, secondo la ricerca, sfugge alle imitazioni dai farmaci ai freni per auto. Dietro ai prezzi stracciati ci sono sempre più spesso rischi per la salute e organizzazioni criminali, a partire dalla camorra.
– C’e’ una forte riconversione della criminalità organizzata verso la contraffazione perchè è più conveniente di altri traffici e meno rischiosa – ha detto il comandante della Guardia di Finanza, Bruno Buratti.
E’ una situazione di cui i consumatori ‘’allo stesso tempo vittime e carnefici, non sembrano rendersi conto o non sono interessati perchè convinti di fare affari’’, secondo il direttore generale per la Lotta alla contraffazione del ministero Sviluppo, Loredana Gulino. Gulino ha descritto una vera ‘’industria del falso’’ che, in risposta al calo delle vendite per la crisi, ha cambiato specializzazione dal lusso agli oggetti di vita quotidiana e puntato sul mercato elettronico, ‘’ormai molto più importante delle bancarelle’’.
Per ridefinire la strategia nazionale il Presidente consiglio nazionale anticontraffazione, Daniela Mainini, ha convocato il 19 novembre a Milano gli stati generali della lotta alla contraffazione.
– Il quadro normativo è ben definito ma l’aggravamento delle pene non ha risolto il problema – ha osservato auspicando ‘’un’applicazione più rigorosa delle norme esistenti.
Il direttore dell’Agenzia delle dogane, Giuseppe Peleggi, invece, ha proposto di depenalizzare i piccoli pacchi postali con prodotti contraffatti e introdurre forti sanzioni.
– Un paio di scarpe Nike false? Vediamo se le compri ancora dopo una multa di mille euro – ha spiegato.

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