Yes he can

WASHINGTON – ‘’Four more years’’. Lo slogan e’ diventato realta’: Barack Obama vince la sfida contro Mitt Romney e resta alla Casa Bianca, promettendo – tra l’ovazione della sua America ed i complimenti che piovono da tutto il mondo – che ‘’il meglio deve ancora venire’’. L’avversario riconosce la sconfitta, dopo un ‘Election Day’ scandito dalla suspance, con un serratissimo testa a testa che alla fine – in attesa dei risultati definitivi – vede 332 grandi elettori dalla parte di Obama, contro i 206 per Romney. Il presidente incassa il 50% del voto popolare, due punti in piu’ dell’avversario. Numeri ormai dati per certi, anche se resta ancora aperta la conta in Florida (dove comunque sorprese improbabili dell’ultima ora sposterebbero le cifre ma non certo il risultato).
Per Obama e’ filata cosi’ piu’ liscia del previsto, scongiurando pericolosi e temuti pareggi e riconteggi. A rivelarsi decisivo – come atteso alla vigilia – l’Ohio: arrivata la vittoria in questo stato e’ bastato aspettare i risultati degli Stati della West Coast (dalla California a quello di Washington), e la soglia dei 270 elettori necessaria per l’agognata vittoria e’ stata superata.
Con Romney che dopo aver conquistato gli Stati del sud, ha aspettato fino all’ultimo per riconoscere la sconfitta, telefonando a Obama per ‘’augurare al presidente, alla First Lady e alle loro figlie ogni bene. Sono tempi molto difficili per la nostra grande Nazione, pregherò il suo successo’’ nell’interesse del Paese, ha detto rivolto ai supporter riuniti nel quartier generale a Boston, dove era calato un silenzio tombale. In un clima che nulla aveva a che vedere con Chicago e quel McCormick Center scoppiato in un’ovazione che ha fatto rivivere agli obamiani le emozioni di quattro anni fa. Mr.President appare con la stessa grinta e ispirazione del 2008, nonostante l’enorme fatica. Sale sul palco con la moglie e le due figlie che non dimentica nel suo discorso: guarda Sasha e Malia e dice di esserne ‘orgoglioso’. ‘’State diventando belle e forti come la mamma’’, prosegue rivolgendosi alla sua Michelle: ‘’Ti amo, l’America ti ama’’. E non tralascia anche una battuta alle figlie: ‘’Credo che un cane basti…’’. Poi rientra nel ruolo: ‘’Torno alla Casa Bianca piu’ determinato che mai’’, promette riservandosi il meglio per il nuovo mandato, non piu’ ossessionato dalla prospettiva di una nuova campagna elettorale. Un mandato che non sara’ facile per tener fede alle promesse: gli Usa gli consegnano un Congresso spaccato, con il Senato ai democratici e la Camera ai repubblicani cui tende la mano per trovare ‘’compromessi necessari per portare avanti il Paese’’. E intanto l’America, il giorno dopo l’Election Day, fa passi avanti anche su alcune spinose questioni sociali. E grazie ai referendum svoltisi in concomitanza del voto si legalizzano le nozze gay nello Stato del Maine e l’uso della marijuana, anche per fini ricreativi, in Colorado e nello Stato di Washington. Ma nessun passo avanti arriva sulla pena di morte in California che lo stato decide di non eliminare.
Mitt Romney ha vinto, come previsto, i 3 grandi elettori dell’Alaska, l’ultimo Stato americano ad aver chiuso i seggi. Lo riferisce la Cnn mentre lo spoglio delle schede è ancora in corso. Il presidente Barack Obama ha ottenuto 303 grandi elettori, e il candidato repubblicano 206, mentre mancano ancora i risultati definitivi della Florida (29 grandi elettori).
Con l’anatra zoppa (senza cioe’ una salda maggioranza alle spalle), Obama dovra’ affrontare i nodi che lo attendono sin dalle prossime settimane: il “fiscal cliff”, le ambizioni nucleari di Teheran, la drammatica crisi siriana, e ancora la faticosa situazione economica sullo sfondo della crisi nell’eurozona e il crescente potere della Cina.

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