Francia, addio “Tripla A” la batosta di “Moody’s”

NEW YORK – L’avvertimento era stato lanciato il mese scorso. Ieri Moody’s è passata dalle parole ai fatti, togliendo alla Francia la prestigiosa ‘tripla A’ – quella dei Paesi più virtuosi – e degradando il Paese transalpino di uno scalino (da AAA ad AA1). Lo spettro della ‘’bomba ad orologeria’ europea’’, evocato giorni fa dall’Economist parlando di Parigi, si fa adesso più inquietante. Secondo gli esperti dell’agenzia internazionale di rating le riforme annunciate dal governo francese sono insufficienti, e per questo anche l’outlook – vale a dire le prospettive economico finanziarie – resta negativo.
Moody’s, nel motivare la sua decisione, punta il dito in particolare sulla graduale perdita di competitivita’ dell’economia francese e sulla rigidita’ del mercato del lavoro e dei servizi. Si registra insomma un deterioramento delle condizioni economiche che mette a rischio le prospettive di bilancio. Prospettive che – si sottolinea – si fanno sempre più ‘’incerte’’. Un’incertezza che per l’agenzia internazionale è acuita dal fatto che la Francia è oggi, rispetto a mesi fa, più vulnerabile rispetto a eventuali futuri nuovi shock che si potrebbero verificare nell’Eurozona.
Il rischio contagio in questa infinita crisi europea dei debiti sovrani è dunque tutt’altro che superato, e ora colpisce il cuore del Vecchio Continente. Anche se da Parigi si cerca di sminuire la batosta ricevuta da Moody’s. Per il ministro francese dell’Economia, Pierre Moscovici, la perdita della ‘tripla A’ indurrà il governo francese in carica ‘’ad attuare rapidamente’’ le riforme.
La Francia non perde tempo nel reagire al downgrade di Moody’s, annunciato in tarda serata, e già prima dell’apertura delle Borse europee offre la sua versione dei fatti, per ‘’relativizzare’’ il severo giudizio emesso dall’agenzia.
Il ministro dell’Economia, Pierre Moscovici , ha dichiarato immediatamente alla stampa che ‘’il cambio di rating non rimette in causa né i fondamentali economici del Paese, né le riforme intraprese dal governo, né la qualità della firma sui mercati del credito.
Nell conferenza stampa convocata a Bercy di prima mattina, ha sottolineato come il rating di Parigi resti ‘’tra i migliori al mondo e in Europa”.
– Un gradino sotto alla Germania, e’ vero – ha ammesso -, ma sette al di sopra dell’Italia e otto al di sopra della Spagna.
Inoltre, ha proseguito il ministro, la Francia si finanzia in questa fase a tassi ‘’molto bassi, a livello record’’, con un tasso medio annuo per il debito a medio e lungo termine ‘’dell’1,87% nel 2012’’, contro il 2,8% del 2011 e il 2,53% del 2010. Cifre, insiste il titolare dell’Economia, che confermano il riconoscimento da parte degli investitori della ‘’forza dell’economia francese’’, che è ‘’solida’’ e ha ‘’numerosi punti di forza’’ e risorse importanti da mobilitare.
La perdita della ‘tripla A’, secondo Moscovici e il governo transalpino, non è quindi colpa di una debolezza intrinseca del Paese, ma’’punisce gli errori del passato’’.
– Sanziona prima di tutto la situazione che abbiamo ereditato, e che ha continuato a deteriorarsi negli ultimi dieci anni, con un’erosione della competitività e un peggioramento dello stato dei conti pubblici. Sento già le critiche di alcuni, che dimenticano la propria responsabilità nella situazione attuale, che è notevole – ha attaccato il ministro, accusando indirettamente l’opposizione di ‘’strumentalizzare’’ il giudizio di Moody’s per attaccare la nuova amministrazione e il suo ‘’ambizioso piano di riforme’’. Un piano su cui, ha sottolineato a più riprese, c’è la ferma intenzione di continuare ‘’a un ritmo sostenuto’’, mantenendo anche l’obiettivo di una crescita allo 0,8% nel 2013. Parole confermate qualche ora più tardi da una fonte dell’Eliseo, secondo cui la valutazione stilata dall’agenzia di rating ‘’avvalora la strategia economica’’ del presidente Francois Hollande e dell’esecutivo socialista, e corrisponde alla diagnosi contenuta nel rapporto sulla competitività francese presentato qualche settimana fa dal commissario generale all’investimento Louis Gallois, da cui le citate riforme traggono ampia ispirazione.

T.d.F.

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