Primarie, braccio di ferro Alfano-Berlusconi

ROMA – Al termine di un lungo, e a tratti teso, incontro tra il segretario del Pdl Angelino Alfano ed il fondatore del partito Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli, non é ancora sciolto il nodo delle primarie del PdL.

E anche se nel Transatlantico, a Montecitorio, i peones ancora ci sperano, il comunicato che Alfano fa diramare a fine serata di ieri non offre un messaggio chiarificatore. Vi si intravede piuttosto la necessitá di prendere ancora tempo. ”Ho convocato per domani (oggi, ndr) i coordinatori regionali e provinciali del partito, per un confronto sulle questioni organizzative e sulla data di svolgimento delle primarie” scrive Alfano. ”Alla luce del fatto nuovo rappresentato dalla possibilitá delle elezioni anticipate e accorpate – evidenzia – il calendario delle elezioni primarie, inizialmente deciso dall’Ufficio di Presidenza del partito (con voto sequenziale ispirato al modello americano), diviene impraticabile, come ho giá pubblicamente osservato in questi ultimi giorni”. Intanto i bene informati raccontano di un Berlusconi tornato all’attacco per dissuadere Alfano dall’idea di proseguire col confronto. Troppi candidati. Un vero florilegio, che indebolisce l’intento, e copre di ridicolo. E poi c’é il fattore tempo: esiguo, soprattutto alla luce dell’election day, che accorpa le date di regionali e politiche, e anticipa di almeno un mese l’appuntamento con le urne. Argomentazioni, quelle del Cavaliere, che però Alfano prova a scrollarsi di dosso nella speranza di poter mettere a frutto nel miglior modo possibile le poche ore che lo separano dal vertice di odierno. Anche per questo il segretario avrebbe accantonato l’ipotesi del 16 dicembre, e vorrebbe spostare la data delle primarie al 13 gennaio, pensando anche di ricorrere anche al voto on-line. – Angelino sulle primarie sono contrario, ma lo faccio per te, per proteggerti – gli avrebbe detto il Cavaliere. E poi ancora, tra i due si sarebbe consumato un confronto sulla candidatura dell’avvocato modenese Gianpiero Samorì, fondatore dei Moderati in rivoluzione, col segretario che avrebbe attribuito a Berlusconi di essere il regista dell’operazione e questi che avrebbe affermato – non creduto – di non saperne niente. Intanto il coordinatore Ignazio La Russa, che già l’altro giorno aveva annunciato la creazione di una sorta di ”call center” con 26 persone di interfaccia sul territorio, ha fatto sapere che ”non ci sono problemi ad organizzare le primarie”. – Anche se non sono nella nostra tradizione – evidenzia – anche se non abbiamo otto mesi come ha avuto il Pd, anche se non sono di coalizione, e benchè il PdL sia in un momento difficile, in venti giorni saremo in grado di portare diverse centinaia di migliaia di persone a votare, forse fino ad un milione. E comunque – osserva – già la metà sarebbe un risultato incredibile. Soprattutto se si tiene conto che Sarkozy alle sue fu votato da 300mila. In cinque invece, tra questi Isabella Bertolini, Roberto Tortoli e Gaetano Pecorella, profondamente delusi dalla deriva presa dal partito e sconcertati da quello che sta accadendo intorno alle primarie, hanno annunciato il loro addio al partito per andare a costituire un nuovo soggetto politico, ”Italia Libera”. – Schettino, che poi è Berlusconi, ci ha già abbandonato, e la nave è arenata. E’ il momento di calare le scialuppe di salvataggio – spiega Bertolini che traduce la fuga col desiderio dei filo-montiani di uscire allo scoperto. E il gruppo che guarda con simpatia al progetto centrista di Montezemolo e Riccardi, potrebbe ingrossare presto le sue fila. Forse già oggi, quando in una conferenza stampa, fissata per fine mattinata nella sala stampa di Montecitorio, presenteranno il loro simbolo.

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